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Sassari

Come Arrivare e Muoversi in Città


È indubbio che la città goda di una interessante stratificazione storica che la vede protagonista di ampliamenti e piani urbanistici susseguitisi fino agli anni contemporanei. L'eleganza delle sue vie commerciali, il fascino del centro storico con case medioevali su viuzze tortuose, le suggestioni degli altari barocchi in legno dorato all'interno delle chiese: numerose sono le attrattive di Sassari, distesa su un tavolato che guarda verso l'Asinara. Il tessuto del centro urbano gravita intorno alla cattedrale di San Nicola, la cui facciata fittamente ornata domina su un'area di recente interessata da scavi archeologici.
anche in occasione della celebre Cavalcata, che si svolge la penultima domenica di maggio in occasione dell'Ascensione, con esibizioni di abilissimi cavalieri impegnati in virtuosismi equestri. Non solo festa: la città è un rinomato centro di tradizioni enogastronomiche, che regalano piatti in grado di rendere indimenticabile una visita alla città. In primo luogo le lumache, preparate con ricette diversificate e saporite; ed anche la rinomata "ziminata", un prelibato piatto fatto con interiora di vitello arrosto.
Essendo un Comune di considerevole vastità territoriale, Sassari presenta una varietà ambientale che alterna brevi tratti di spiagge bianche a decine di chilometri di scogliere aspre. Alcuni stagni offrono rifugio ideale per la riproduzione e la vita di rarissime specie di uccelli tra i quali il pollo sultano, ormai in estinzione nel resto dell'Italia, e presente qui e in poche altre zone dell'isola. A poca distanza dal centro urbano si apre il lago di Baratz, l'unico lago naturale della Sardegna, protetto da tamerici e pini, ambiente di un'avifauna simile a quella degli stagni, dimora del cinghiale sardo. Sul litorale nord - ovest si possono riscoprire antiche zone minerarie, sfruttate sin dai tempi dei Romani, quali l'Argentiera e Canaglia. Ma il mare è anche quello di Platamona, spiaggia tradizionale dei sassaresi, di Fiumesanto, di Lampianu, di Porto Palmas, di l'Argentiera e di Porto Ferro. Tra la città e il mare numerosi ambienti di notevole interesse naturalistico e le testimonianze archeologiche di un insediamento umano che risale almeno ai tempi del neolitico. A undici chilometri dalla città il monumento megalitico del Monte d'Accoddi, una grande struttura tronco-piramidale che non ha confronti nel resto dell'isola e in tutta l'area mediterranea, e che richiama l'architettura templare mesopotamica del terzo millennio a.C. E' facile inoltre apprezzare il fascino delle domus de janas (case delle fate) caratteristiche tombe ipogee e rupestri del neolitico e neoeneolitico sardo e degli innumerevoli nuraghi presenti nel territorio comunale. Interessanti inoltre i resti della presenza romana del II secolo d.C. e le numerose testimonianze medioevali presenti anche all'interno della cinta urbana. 
La Fontana di Rosello è un'architettura storica di Sassari, spesso identificata come simbolo della città, è collocata al centro della Valle del Rosello, sovrastata dal Ponte Rosello del periodo fascista, ed a piedi del sempre omonimo quartiere di Monte Rosello. La fontana attraverso il significato allegorico riassume il fluire del tempo, simboleggiato dalle dodici bocche, chiamate cantaros e con la presenza di quattro statue raffiguranti le stagioni. Agli inizi del Seicento la Fontana del Rosello costituiva una novità nelle sue forme derivate dai modelli e temi tardo-rinascimentali, che ne fanno un monumento unico in tutta la Sardegna. Le più antiche notizie sulla fontana di Rosello risalgono al 1295. L'importanza per l'approvvigionamento idrico della città è testimoniata dai numerosi interventi di manutenzione e restauro che la municipalità le ha rivolto nel corso dei secoli. Non si ha alcuna descrizione della configurazione medievale, fatta eccezione per la notizia che informa che l'acqua usciva da dodici cannelle di bronzo in forma di teste leonine.
L'aspetto attuale è il risultato dei lavori di sistemazione avvenuti nel primo decennio del XVII secolo, che hanno dato al monumento le forme del Manierismo severo. Sebbene non vi siano elementi per collegare l'esecuzione dell'opera a un preciso nome o bottega, non è da escludere che alla sua realizzazione abbiano preso parte maestranze liguri, come di frequente accadeva per molti manufatti scultorei giunti o eseguiti in Sardegna nel XVII secolo. La fontana è composta da due corpi a cassone, di cui il superiore rientrato, con paramento in marmo bianco e partiture geometriche in marmo grigio; su tre lati al di sotto della cornice del cassone inferiore corre l'iscrizione dedicatoria che testimonia i lavori eseguiti tra il 1605 e il 1606 sotto il sovrano Filippo III, mentre il quarto lato è decorato a fogliame. Sugli angoli di ciascun cassone si innalzano le torri quadrangolari simbolo della città; un'ulteriore torre, circolare, più grande delle altre e con inciso lo stemma di Aragona, si trova sul lato del corpo inferiore rivolto all'abitato. L'acqua sgorga da otto mascheroni alla base della struttura - tre su ciascun lato maggiore e uno sui lati minori - e dalle statue agli angoli che rappresentano le stagioni. Queste, aggiunte nel 1828, sostituiscono le originali collocate nel 1603 e andate distrutte durante i moti antifeudali del 1795; di esse sopravvive solo quella raffigurante l'Estate, molto danneggiata e attualmente custodita all'interno del Palazzo Ducale. Anche le due arcate incrociate, alla cui sommità, su un plinto, stava la statua di San Gavino, sono andate perdute e ricostruite nel 1843, mentre la statua di San Gavino è una copia moderna dell'originale. Al di sotto della crociera una quinta statua, originaria, raffigura un dio fluviale sdraiato e testimonia dell'impostazione manieristica che caratterizzava tutto l'apparato scultoreo. La figura della fontana così configurata venne rappresentata per la prima volta dal pittore gesuita Giovanni Bilevelt nell'Incoronazione della Vergine, nell'altare del transetto d. della chiesa di Gesù e Maria (oggi Santa Caterina), dipinta entro il terzo decennio del Seicento. Come arrivare Attraverso il corso Trinità si arriva alla Fontana per la settecentesca rampa di scale che fiancheggia la chiesa della Santissima Trinità. La fontana sorge all'esterno dell'antica cerchia muraria cittadina.
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costiera fuggite dalle incursioni barbariche. Il nome Sassari è citato per la prima volta in un antico registro risalente al 1131 ritrovato nel monastero di San Pietro in Silki, situato nella periferia della città. Lo sviluppo del villaggio venne favorito dalla posizione particolarmente felice, al centro del giudicato di Torres. All'inizio del Duecento Sassari ebbe un notevole sviluppo, durante tutto il secolo avvenne la sua lenta emancipazione e la formazione di una cultura urbana, grazie alla sempre crescente importanza economica della città che costituiva un punto di riferimento negli scambi commerciali, prima dei mercanti pisani e poi dei genovesi. Nel 1294 si costituì il comune di Sassari e vennero promulgati gli "Statuti sassaresi" che regolavano i rapporti della vita politica e amministrativa della città. Il periodo della dominazione aragonese fu segnato da ribellioni causate dall'imposizione di restrizioni della libertà, di lotte per il predominio tra i catalani, i Doria e i giudici d'Arborea e, a causa delle incursioni dei barbari e la conseguente diminuzione dei traffici e delle esportazioni, la città dovette sopportare frequenti carestie. Nel 1410 riconquistò la sua posizione dominante nel nord Sardegna e nel 1421 il parlamento riconobbe alla città i propri privilegi, compresi gli "statuti" che rimasero in vigore sino al 1771. Durante il regno sabaudo si ebbero segni di ripresa nello sviluppo dell'economia agricola, grazie a nuove colture come l'olivo, dei commerci e della vita cittadina. Risale a questo periodo la costruzione del Palazzo Ducale. Il periodo dell'Ottocento fu caratterizzato da continui scontri tra conservatori e democratici, in questo periodo Sassari acquisì la fama di città repubblicana. Nel 1851 venne fondata da artigiani e operai la "società operaia di mutuo soccorso". Dal secondo dopoguerra ad oggi la popolazione è pressochè raddoppiata, da 72.000 agli attuali 129.000 abitanti. La città ha manifestato una discreta vivacità culturale e politica. Ubicata a 225 metri sul livello del mare nel nord-ovest della Sardegna, al centro di un tavolato calcareo che digrada verso il golfo dell'Asinara, il suo territorio si estende per circa sessanta ettari. E' la seconda città dell'isola per numero di abitanti e il terzo comune d'Italia per estensione territoriale. Per la vastità del territorio presenta una varietà che alterna tratti di spiagge bianche, come quella di Platamona e Stintino, e chilometri di coste frastagliate. Poco distante dal centro urbano si trova il lago di Baratz, l'unico lago naturale della Sardegna. L'economia è basata sul settore terziario, affiancata dalle produzioni agricole. Particolarmente sviluppate quella olearia, vinicola, ortofrutticola e casearia.



Quartiere Porcellana Il quartiere residenziale di Porcellana si è originato a partire dagli anni '30 del Novecento per rispondere alle esigenze determinate in quegli anni dalla cospicua crescita demografica. Oltre agli istituti universitari, Porcellana ospita il viale Italia, divenuto l'arteria principia della città e, quasi di fronte all'Emiciclo Garibaldi, l'ampia area dei giardini pubblici, polmone verde di Sassari. Con una deviazione a sinistra lungo viale Italia è possibile raggiungere la chiesa di San Pietro di Silki, la cui fondazione risale al XII secolo. La facciata che si erge sull'atrio venne costruita nel 1675; delle precedenti fasi costruttive rimangono la parte inferiore del campanile del XIII secolo. Di grande pregio l'altare maggiore in legno intagliato del XVII secolo. Dopo aver percorso l'intero tracciato di viale Italia si possono visitare i giardini pubblici. Una passeggiata fra i suoi vialetti può essere di grande interesse non solo per l'amenità naturalistica, ma anche per la presenza del Padiglione dell'artigianato Eugenio Tavolara. Questo pregevole edificio, che rappresenta uno degli episodi più significativi dell'edilizia moderna, venne costruito da Ubaldo Badas nel 1956 con lo scopo di esporre i prodotti dell'artigianato sardo e di valorizzarne l'immagine agli occhi del pubblico. Immerso nel verde, il palazzo presenta interessanti combinazioni di materiali e forme: volumi squadrati, interrotti da luminose vetrate, si incastrano fra loro per ospitare ampi spazi espositivi interni, disposti intorno al cortile centrale. Di grande pregio la scala interna decorata con rilievi in steatite della Cavalcata Sarda firmati dal famoso artista contemporaneo Eugenio Tavolara. Il padiglione oggi conserva oggetti appartenenti alla tradizione artigianale sarda come gioielli, cestini, arazzi e tappeti; inoltre, alcuni spazi vengono adibiti a mostre temporanee ed eventi culturali.
Centro storico Il nucleo originario della città di Sassari, un tempo delimitato dalle mura e porte risalenti al XII e XIV secolo, si sviluppa intorno al corso Vittorio Emanuele II, che insiste sul tracciato della medioevale Plata de Codinas. Il corso collega piazza Castello, a sud, e piazza Sant'Antonio a nord, attraversando il quartiere formato da viuzze strette e inerpicate. La piazza Castello prende il nome dall'antico castello aragonese edificato intorno al 1330 e per lungo tempo adibito a tribunale dell'Inquisizione poi demolito nel 1877. Oggi al suo posto si trova la caserma La Marmora, risalente alla fine dell'800, che ospita al suo interno il Museo storico della Brigata Sassari, dedicato ai protagonisti delle imprese marziali compiute dalla fanteria durante la prima guerra mondiale. Nel lato occidentale della piazza si erge la chiesa della Madonna del Rosario, impreziosita dal ricco altare barocco intagliato e dorato risalente alla seconda metà del 1600. Lungo il corso Vittorio Emanuele II, nell'area un tempo occupata dal municipio, si trova il Teatro Civico, costruito nel 1826 da Giuseppe Cominotti su modello del celebre Carignano di Torino. Proseguendo verso nord, si incontra la chiesa di Sant'Andrea, la cui facciata seicentesca si ispira a modelli liguri. La piazza Sant'Antonio, con cui si conclude il corso, ospita la chiesa di Sant'Antonio Abate, conclusa nel 1709, che conserva al suo interno il fastoso e ricco altare in legno intarsiato e dorato realizzato da Bartolomeo Augusto, e una tavola dipinta nella prima metà del Cinquecento raffigurante un Santo Diacono, attribuibile al Maestro di Castelsardo. A sinistra della piazza si trova un tratto delle antiche mura medioevali con torre merlata, mentre al centro si erge la colonna di Sant'Antonio realizzata nel 1954 da Eugenio Tavolara.


La cucina tipica sassarese è ricca e variegata, composta da molte pietanze fortemente legate alla tradizione contadina della città ma diffusa e legata anche alle tradizioni dei centri vicini. Le verdure sono infatti regine nella maggior parte delle pietanze locali, assieme alle parti meno pregiate degli animali da macello, in particolare agnello e maiale. Gli ortaggi più conosciuti ed utilizzati della cucina sassarese sono la melanzana (mirinzana), la cipolla (ziodda) e le fave (faba). Tra i primi piatti troviamo la mineshtra e fasgiori o mineshtra e patati, una zuppa preparata con fagioli, patate, lardo, finocchietto selvatico e pomodori secchi. La classica fabadda viene tradizionalmente preparata nel periodo di carnevale: è una zuppa molto densa a base di fave secche, cavolo, finocchi, cotenna e carne di maiale. In genere è consumata in occasioni conviviali, con larga presenza di parenti o amici.
Tra i primi a base di pasta ricordiamo i giggioni, ossia gli gnocchi conditi con sugo di salsiccia. Altri piatti a base di verdure sono le fave cotte a ribisari, cioè lessate e condite con aglio e prezzemolo; e i carciofi, preparati tradizionalmente con le patate (ischazzofa e patati). Tra i secondi piatti, principalmente a base di carne, troviamo la cordula con piselli, un piatto preparato con le interiora dell'agnello avvolte nell'intestino e cotte con piselli, cipolle e salsa di pomodoro; la trippa cotta nel sugo di pomodoro da mangiare spolverata di abbondante pecorino grattugiato; i pedi d'agnoni, ovvero i piedini dell'agnello cotti in salsa di pomodoro oppure con solo aglio e prezzemolo. Un posto importantissimo occupano le chiocciole (spesso chiamate lumache) nelle loro varie pezzature: dalle lumachine "Theba pisana"(ciogga minudda) lessate con delle patate, alle lumache "Eobania vermuculata" (ciogga grossa) preparate con un sugo piccante o con aglio e prezzemolo ai lumaconi "Helix aspersa" (coccoi) che vengono serviti ripieni di un impasto di formaggio, uova, prezzemolo saporitta e pangrattato. Non mancano le monzette, cotte in padella con aglio, olio, prezzemolo e pangrattato. Il piatto tipico più conosciuto è invece lo ziminu, zimino , cotto in grabiglia, cioè le interiora del vitello come diaframma (parasangu), intestino (cannaculu), cuore, fegato e milza, cotte in graticola sulla brace. Attualmente le norme emanate dalla Comunità Europea in materia di encefalopatia spongiforme bovina impediscono la commercializzazione e il consumo
della specialità. Alla brace vengono preparate anche le sardine, anche queste molto apprezzate dai sassaresi. Tra i dolci, oltre a quelli tipici della Sardegna settentrionale come papassini, tiricche e seadas, sono proprie della città e dei dintorni le frittelle lunghe (li frisgiori longhi o "sas frigjolas"): preparate principalmente durante il carnevale, sono fatte di un impasto di farina, acqua, zucchero, anice e scorza d'arancia grattugiata, fritto in forma di lunghi cordoni. Piatto tipico "adottato" è la fainé genovese. È ottenuta da un impasto molto semplice di farina di ceci, olio, acqua e sale (spesso arricchita da più ingredienti a piacere come le cipolle o le salsicce), cotta in teglia ad alta temperatura e servita già tagliata, spesso con pepe nero tritato. Viene preparata in alcuni locali tipici (dove è l'unico piatto servito) ma anche in molte pizzerie e paninoteche.
