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Museo della Città – Palazzo di Città 





Palazzo Ducale
La sezione museale “Le Stanze del Duca” completa e arricchisce la visita a Palazzo Ducale. Il percorso espositivo illustra la storia della più importante residenza civile di Sassari e della vita che si svolgeva al suo interno nella prima metà dell’Ottocento. L’allestimento si sviluppa su tre stanze collegate tra loro, con ingresso dall’atrio del palazzo, lato sinistro: un percorso suggestivo e scenografico che vuole rievocare l’organizzazione e le funzioni degli ambienti al tempo del Duca. Il Palazzo Ducale fu eretto nel 1775 per conto del Duca di Vallombrosa, Don Antonio Manca, e venne concluso nel 1806, un anno dopo la morte del committente. Il primo vano è dedicato alla storia dell’area nella quale si trova il palazzo: gli scavi eseguiti durante i lavori per i sottoservizi in piazza Santa Caterina hanno infatti portato in luce i resti di abitazioni risalenti al XV-XVI secolo. Tra i reperti esposti diversi recipienti di maiolica sassarese ed altre maioliche policrome italiane dello stesso periodo. Le ultime due stanze sono invece dedicate alle residenze della famiglia Manca, dal Palazzo d’Usini al Palazzo Ducale, con oggetti che ne illustrano la vita quotidiana: servizi da mensa di varia produzione, pentole e tegami per la cucina, recipienti da dispensa, recipienti da farmacia e per l’igiene personale, ma anche oggetti particolari come le due pistole esposte nell’ultima stanza. I reperti prefigurano anche le relazioni culturali e commerciali dell’epoca con ceramiche di provenienza italiana, soprattutto ligure e napoletana, provenzale, svizzera e inglese.
Le Cantine del Duca - Piazza del Comune

Il Museo Nazionale "Giovanni Antonio Sanna" di Sassari è la principale istituzione museale della Sardegna centro-settentrionale per dimensioni e importanza scientifica delle sue raccolte, nonché un importante riferimento culturale per il nord dell’Isola. Le strutture e le funzioni del Museo dipendono direttamente dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro che assicura la conservazione e la fruizione dei beni custoditi nel Museo; promuove mostre, convegni e manifestazioni; cura la pubblicazione di cataloghi, monografie, descrizioni generali e guide del Museo; assicura il raccordo con le istituzioni scolastiche, anche attraverso la realizzazione di attività nelle scuole e mostre tematiche. A tali compiti sono finalizzati: il Laboratorio di Restauro, i Servizi Educativi, il Catalogo, gli Archivi (cartaceo e fotografico), la Biblioteca, gli uffici Amministrativo e del Personale. Ospitato in un edificio di gusto neoclassico (della fine degli anni Venti del secolo scorso) - cui si raccorda una moderna e luminosa struttura contemporanea - il Museo è inserito in un curatissimo giardino lungo la via Roma, a breve distanza dall’elegante piazza d’Italia e dal centro storico medievale.
Il Museo Sanna di Sassari è stato, fin dalle sue origini, un organismo polivalente; infatti, pur se le collezioni archeologiche, provenienti dai primi scavi dell’inizio dell’Ottocento nel sito della colonia romana di Turns Libisonis a Porto Torres, come pure da raccolte private e da donazioni, hanno sempre costituito la parte prevalente, già dal Regio Decreto del 26 maggio 1878 con il quale venne istituito il Regio Museo Antiquario esso comprendeva, oltre al materiale archeologico, una pinacoteca con ben 250 dipinti, lasciata in legato testamentario dal benemerito mecenate Senatore Giovanni Antonio Sanna. Altri incrementi ed acquisizioni si verificarono nel corso del successivo cinquantennio, fra i quali importantissimo, nel 1931, quello del terreno sul quale sorge ora il complesso museale, finché con il Regio Decreto n. 284 del 19 febbraio 1931 venne sancita la nascita del Regio Museo di Antichità ed Arte Giovanni Antonio Sanna nell’edificio appositamente costruito. Da allora si registra un notevole incremento delle collezioni archeologiche ed etnografiche, queste ultime soprattutto attraverso la donazione delle ricche raccolte Zely Bertolio e Gavino Clemente, tanto che si dovette procedere alla costruzione di nuovi padiglioni per ospitarle; i lavori hanno avuto luogo dal 1966 al 1973, quando il Museo venne riaperto con assetto nuovo e moderno, esponendo in un’ala distinta il materiale etnografico e la pinacoteca e dando ampio spazio all’archeologia, continuamente incrementata dagli scavi archeologici condotti dalla Soprintendenza, istituita nell’aprile 1958. L’allestimento attuale del Museo Sanna è del 6 dicembre 1986, dopo altri lavori di adeguamento strutturale ed a seguito di alcune necessarie modifiche ed ampliamenti, in particolare alla sezione preistorica, per le molte importanti scoperte di questi ultimi anni. Perciò anche se nella sua storia, legata alle vicende della Soprintendenza Archeologica, è stata predominante l’archeologia, non si può mancare di sottolineare come l’etnografia e l’arte costituiscano parte integrante del Museo Sanna, sia nel suo passato che nella sua presente gestione e certamente nel suo sviluppo avvenire. Il Museo «G.A.Sanna» quale oggi si può visitare è stato allestito da Ercole Contu e inaugurato nel maggio 1973. Dopo un periodo di parziale chiusura per lavori in corso dall’autunno 1980, è stato aggiornato e riaperto nel dicembre 1986.





Il Castello Aragonese.
In un’area pianeggiante, nei pressi di un corso d’acqua e a breve distanza dal mare, si sviluppò nella seconda metà del V millennio (intorno al 4300 a.C) un insediamento caratterizzato da resti di capanne di forma ellittica. Con l’affermarsi della Cultura di Ozieri, nella seconda metà del IV millennio, (3500 a.C.), si sviluppò un villaggio costituito da capanne a pianta quadrangolare, connesso ad un’area di culto megalitica attestata da un menhir e da due tavole sacrificali. Tra la fine del Neolitico e l’inizio dell’Eneolitico (3000-2800 a.C circa) venne decisa la costruzione di un altare denominato “Tempio Rosso”, per la presenza di murature intonacate e dipinte con ocra. Questo primo monumento era costituito da una piattaforma quadrangolare e preceduta da una rampa, sulla quale era ubicata una cella. In seguito, le popolazioni che abitavano nell’area durante l’Eneolitico, edificarono sul “Tempio Rosso” un secondo edificio di maggiori dimensioni denominato “Tempio a gradoni”, datato al 2800 a.C o per alcuni intorno al 2600 a.C. L’altare, unico in Sardegna e in ambito mediterraneo, è costruito con grandi blocchi, ha forma tronco-piramidale ed è preceduto da una rampa. Nell’area ad est del monumento si osservano resti di strutture abitative riferibili alla cultura di Abealzu (2600 a.C.) tra cui una capanna denominata “Capanna dello stregone”. Alla fine dell’Eneolitico l’altare perderà progressivamente il suo ruolo e il suo abbandono definitivo è datato alla prima età del Bronzo (1800 a.C) .