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Ottana è un paesino situato al centro della Sardegna presso la media valle del Tirso. Confina con Silanus, Orotelli, Oniferi, Orani, Sarule e Borore. Le sue antiche origini si ritrovano nelle tracce lasciate da civiltà nuragiche. Numerosi sono i reperti di questi insediamenti, tra cui le Tombe dei Giganti e le Domus de Janas. Il paese di Ottana sorge al centro della Sardegna e poco distante da Nuoro, sulla sponda sinistra del fiume Tirso, il maggior corso d'acqua dell'isola. Il territorio del Comune, situato non lontano dalle pendici delle colline della Barbagia di Ollolai, è caratterizzato dalla varietà della vegetazione del paesaggio fluviale; nell'habitat naturale creato dal Tirso sono tuttora presenti lepri e anatre selvatiche, testuggini d'acqua dolce e galline prataiole. Dal punto di vista morfologico il territorio è costituito da un'ampia distesa pianeggiante, raramente interrotta da formazioni collinari. La punta più elevata è il monte Nieddu che raggiunge i 560 metri di altezza. Nel territorio scorrono pochi corsi d'acqua a regime torrentizio quali: il ''Rio Liscoi'', il ''Rio Binzas'', il ''Rio Merdaris''. Particolare importanza riveste il fiume Tirso che scorre sul lato Ovest, per formare, a qualche chilometro più a valle, il lago Omodeo. Il clima è di tipo temperato caldo. Il mese più freddo e più piovoso è dicembre, mentre i mesi più caldi sono luglio, anche il più asciutto, e agosto.
Protosarda e Nuragica. Come gran parte del territorio sardo, anche quello di Ottana fu interessato da tutta una serie di invasioni, fra le quali quella punica (cui è legata la leggenda di un eroe che avrebbe dato il nome al paese) e quella romana, durante la quale il paese consolidò un'importanza economica e strategico-militare. Del periodo romano rimangono tutt'oggi delle strutture termali. Il villaggio fiorì nell'alto medioevo e in periodo giudicale, quando, capoluogo dell'omonima curatoria del giudicato di Torres, si trovava al centro di un territorio molto popolato. Importante sede vescovile, con giurisdizione su Marghine, Goceano e Dore (nome posteriore della stessa curatoria di Ottana), decadde per cause imprecisate e nel 1503 la diocesi fu soppressa e trasferita ad Alghero. La zona di Ottana, tradizionalmente votata all'agricoltura e alla pastorizia, negli anni '70 del Novecento, prescelta dall'ENI e da altri gruppi industriali, divenne fulcro della nascente industrializzazione, ospitando grandi impianti per la produzione di materie plastiche e fibre sintetiche. L'ambizioso progetto non ebbe gli esiti previsti ed oggi vi è un ritorno delle attività agricole e dell'artigianato, parallelamente si osserva uno sviluppo delle attività turistiche. 
Descrizione Scavi archeologici, effettuati all'interno della chiesa di San Nicola in occasione dei restauri, hanno rivelato la preesistenza di una chiesa altomedievale, forse monastica. L'edificio divenne cattedrale della diocesi di Ottana e fu ricostruito entro il 1160, quando venne consacrato dal vescovo Zaccaria, come tramanda l'epigrafe in una striscia di pergamena, che si conservava dentro un astuccio metallico rinvenuto all'interno dell'altare. La chiesa (m 28 x 15; alta m 15 circa) ha pianta a croce "commissa". Benché sia stata costruita in unica fase, con l'uso della stessa pietra vulcanica, fatto che le conferisce una certa omogeneità, vi si possono riconoscere due momenti costruttivi. L'abside, disposta a E, il transetto e il fianco N appartengono alla prima fase. La facciata e il fianco S appartengono alla seconda. A S, dove si sarebbe dovuto innalzare il campanile a canna quadrata, mai edificato, si nota la linea di giunzione dei due momenti di fabbrica. La facciata è su tre ordini, con lesene che formano tre grandi arcate nei primi due ordini e una falsa loggia nell'ultimo. Il portale è architravato, con arco a sesto rialzato. In asse con il portale, una bifora illumina l'aula. In facciata rimangono bacini ceramici. All'interno, l'aula è mononavata con copertura in legno, mentre i bracci del transetto sono voltati a botte. Nel braccio nord del transetto si conserva l'importante dipinto trecentesco conosciuto come Pala di Ottana. Si tratta di un polittico a tempera su tavola, attribuito al Maestro delle tempere francescane. Rappresenta nel trittico inferiore i Santi Nicola e Francesco e storie della loro vita. Grazie ai personaggi identificati dall'iscrizione dipinta e rappresentati ai piedi della Madonna col Bambino nella tavola superiore "il vescovo francescano Silvestro di Ottana e il donnicello (erede al trono giudicale) riconosciuto come il giovane Mariano IV d'Arborea" si può datare tra il 1339 e il 1343.
vescovo di Mira, trattenuta dall’edificio romanico. La diocesi di Othana è documentata nel 1112 (“Iohannes episcopus othanensis”), nel 1116-39 con sede a Orotelli, nel 1160 con sede a Ottana, dove restò fino al 1502, quando fu unita a quelle di Castra e Bisarcio e traslata ad Alghero. Secondo V. Angius fu allora che la cattedrale di S. Maria maggiore, «non più curata, crollò per vetustà, sì che oggidì difficilmente si riconoscerebbero le fondamenta della medesima», e che il parroco si trasferì nella chiesa di S. Nicola, lasciata dai «benedettini pisani». La notizia non è verificabile, per la scarsità dei ruderi della S. Maria di Ottana e per il silenzio delle fonti circa l’appartenenza del S. Nicola a un monastero benedettino. L’impianto romanico è a croce commissa, con abside orientata, bracci del transetto voltati a botte, aula mononavata con copertura lignea. La fabbrica si svolse in due tempi: al primo spettano l’abside, il transetto e il fianco settentrionale, al secondo la facciata e il fianco meridionale, dove la linea di sutura s’individua lungo i conci di ammorsatura del campanile a canna quadrata, che non superò la fase progettuale. Il carattere unitario della fabbrica è provato dall’uniformità dei paramenti murari in cantoni trachitici di media pezzatura; le differenze sono dovute alla diversità di scelte, operate nel partito strutturale e decorativo dei muri esterni. Cambiano forme e ritmi delle archeggiature, che nell’abside e nel fianco nord sono a doppia ghiera tagliata a filo e s’impostano su lesene intervallate secondo un numero variabile di archetti, mentre nel fianco sud e nella facciata hanno ghiere modanate e raccordano coppie di lesene, scandendo un numero di specchi corrispondente a quello degli archetti. Il frontone est e le testate orientali del transetto, privi di lesene, hanno piccoli archetti semicircolari; vi si aprono rispettivamente una luce cruciforme e monofore centinate a doppio strombo, con davanzale segnato da cornice modanata. Nella centina interna della monofora absidale è scolpita una croce greca. La testata nord del transetto è bipartita da lesena, che muore all’altezza del davanzale della monofora aperta sul medesimo asse e centinata a doppio strombo come quelle dei fianchi. Nella facciata e nel fianco sud sono le basi delle lesene a interrompere la scarpa dello zoccolo, mentre nel prospetto orientale e nel fianco nord sono i plinti dadiformi, che le innalzano. La facciata frontonata è divisa in tre ordini di false logge, date da arcatelle su lesene. Negli specchi mediani del primo e del secondo ordine si aprono il portale architravato con arco di scarico e una bifora. Le arcatelle delimitano specchi con losanghe a più rincassi in bicromia; anche un tratto di paramento del fianco nord è messo in opera alternando filari di trachite bruno-rossiccia ad altra rosata. Nel terzo ordine le arcatelle sono cinque anziché tre; gli specchi ospit ano bacini ceramici di colore verde acido venato di giallo. 

La più importante manifestazione del paese, che pare abbia origine da riti punici, si svolge per le strade del paese. I "Boes", che indossano pelli di pecora bianche e portano sul viso maschere di legno raffiguranti bovini, e i "Merdules", le maschere deformate che rappresentano l'uomo affaticato dal lavoro nei campi, intrattengono il pubblico con scene di vita agropastorale. Carnevale di Ottana affonda le sue radici in tempi antichissimi e perpetua una tradizione mai interrotta, mettendo in risalto il passato e l'identità culturale della comunità che ha le sue origini nel mondo agro pastorale. Volendo oggi descrivere, più che interpretare, il Carnevale e le sue maschere tradizionali, si può dire che, in occasione delle manifestazioni carnevalesche, vengono riproposte scene della vita quotidiana del mondo contadino. Le maschere descrivono, attraverso spontanee interpretazioni estemporanee che si sviluppano in una sorta di canovaccio, personaggi, ruoli e le innumerevoli situazioni della vita dei campi, quali l'aratura, la semina, il raccolto, nonché la cura, la domatura, la malattia, la morte degli animali. Il Carnevale costituisce una delle ricorrenze più attese dalla popolazione ottanese che da sempre partecipa in maniera spontanea e s'identifica nella ricchezza culturale e nel profondo senso di appartenenza alla propria cultura. La caratteristica principale del Carnevale è data dalle particolari maschere de ''Sos Merdules'' che rappresentano, genericamente, con questo unico termine, le maschere de ''Sos Boes'' e di altri animali, quali: ''Porcos'', ''Molentes'', ''Crapolos'', ecc.


