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Ottana :: è un paesino situato al centro della Sardegna presso la media valle del Tirso famoso per il suo Carnevale e per la chiesa di San Nicola - Le Vie della Sardegna :: Partendo da Sassari Turismo, Notizie Storiche e Attuali sulla Sardegna, Sagre Paesane e Manifestazioni Religiose, Cultura e Cucina Tipica Sarda, Monumenti da visitare, Spiagge e Montagne dell'Isola. Turismo in Sardegna, itinerari enogastrononici e culturali, suggerimenti su B&B, Agriturismi, Hotel, Residence, Produttori Prodotti Tipici, presenti nel territorio. Informazioni e itinerari su dove andare, cosa vedere, dove mangiare, dove dormire sul Portale Sardo delle Vacanze e dell'Informazione. Sardegna Turismo dove andare e come arrivare, tutte le notizie che vuoi conoscere sull'Isola più bella del Mediterraneo. Scopri sul Portale Le Vie della sardegna le più belle località turistiche dell'Isola e la loro storia, i personaggi illustri e di cultura nati in terra Sarda.

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Ottana :: è un paesino situato al centro della Sardegna presso la media valle del Tirso famoso per il suo Carnevale e per la chiesa di San Nicola

Località > Nuoro
Ottana la bellissima parrocchiale di San Nicola in posizione dominante sull’abitato
Ottana
Ottana è un paesino situato al centro della Sardegna presso la media valle del Tirso. Confina con Silanus, Orotelli, Oniferi, Orani, Sarule e Borore. Le sue antiche origini si ritrovano nelle tracce lasciate da civiltà nuragiche. Numerosi sono i reperti di questi insediamenti, tra cui le Tombe dei Giganti e le Domus de Janas. Il paese di Ottana sorge al centro della Sardegna e poco distante da Nuoro, sulla sponda sinistra del fiume Tirso, il maggior corso d'acqua dell'isola. Il territorio del Comune, situato non lontano dalle pendici delle colline della Barbagia di Ollolai, è caratterizzato dalla varietà della vegetazione del paesaggio fluviale; nell'habitat naturale creato dal Tirso sono tuttora presenti lepri e anatre selvatiche, testuggini d'acqua dolce e galline prataiole. Dal punto di vista morfologico il territorio è costituito da un'ampia distesa pianeggiante, raramente interrotta da formazioni collinari. La punta più elevata è il monte Nieddu che raggiunge i 560 metri di altezza. Nel territorio scorrono pochi corsi d'acqua a regime torrentizio quali: il ''Rio Liscoi'', il ''Rio Binzas'', il ''Rio Merdaris''. Particolare importanza riveste il fiume Tirso che scorre sul lato Ovest, per formare, a qualche chilometro più a valle, il lago Omodeo. Il clima è di tipo temperato caldo. Il mese più freddo e più piovoso è dicembre, mentre i mesi più caldi sono luglio, anche il più asciutto, e agosto.

Ottana confina, da nord verso sud, con i territori dei comuni di Orani, Sarule, Olzai, Sedilo, Noragugume e Bolotana; ad occidente é delimitato dalla piana alluvionale del Tirso.

Abitanti: 2.508
Superficie: kmq 45,13
Provincia: Nuoro
Municipio: via Libertà, 66 - tel. 0784 75623 - 75830
Guardia medica: via Repubblica - tel. 0784 75689
Ufficio postale: via Repubblica, 38 - 0784 75624 - 75141

Ottana informazioni turistiche e curiosità, cosa vedere e dove andare ad Ottana.
Informazioni turistiche e curiosità su Ottana
Il paese sorge nella pianura della valle del Tirso, non lontano dalle pendici delle colline della Barbagia di Ollolai. Nell'habitat naturale creato dal Tirso sono tuttora presenti lepri, anatre selvatiche, testuggini d'acqua dolce e galline prataiole. Il territorio di Ottana fu abitato fin dalla preistoria, come testimoniano molte domus de janas, nuraghi e tombe di giganti. Le origini del paese sono, dunque, da ricercarsi nel periodo in cui iniziarono i grandi insediamenti nel centro Sardegna, quando naque la civiltà Protosarda e Nuragica. Come gran parte del territorio sardo, anche quello di Ottana fu interessato da tutta una serie di invasioni, fra le quali quella punica (cui è legata la leggenda di un eroe che avrebbe dato il nome al paese) e quella romana, durante la quale il paese consolidò un'importanza economica e strategico-militare. Del periodo romano rimangono tutt'oggi delle strutture termali. Il villaggio fiorì nell'alto medioevo e in periodo giudicale, quando, capoluogo dell'omonima curatoria del giudicato di Torres, si trovava al centro di un territorio molto popolato. Importante sede vescovile, con giurisdizione su Marghine, Goceano e Dore (nome posteriore della stessa curatoria di Ottana), decadde per cause imprecisate e nel 1503 la diocesi fu soppressa e trasferita ad Alghero. La zona di Ottana, tradizionalmente votata all'agricoltura e alla pastorizia, negli anni '70 del Novecento, prescelta dall'ENI e da altri gruppi industriali, divenne fulcro della nascente industrializzazione, ospitando grandi impianti per la produzione di materie plastiche e fibre sintetiche. L'ambizioso progetto non ebbe gli esiti previsti ed oggi vi è un ritorno delle attività agricole e dell'artigianato, parallelamente si osserva uno sviluppo delle attività turistiche.
Non lontano dal centro storico di Ottana si può visitare una chiesa di notevole interesse: è San Nicola, un tempo cattedrale della diocesi di Ottana. Di severe forme romaniche (la fondazione risale al 1150), la chiesa, in conci di trachite nera e violacea, risente di influssi pisani e conserva al suo interno una pala trecentesca e un crocefisso del '500. Di notevole importanza per l'afflusso dei visitatori risulta il Carnevale di Ottana. Ciò che rende esclusivo la manifestazione ottanese sono "sos Merdules", "sos Boes" cioè "sas Carazzas" (maschere) tipiche di secolare tradizione. "Sos Boes" indossano pelli di pecora bianche e portano sul viso "sas Carazzas", maschere in legno raffiguranti bovini fornite di corna più o meno lunghe; tali maschere, lavorate ad intaglio, mostrano una stella sulla parte frontale e due foglie lungo gli zigomi.
Chiesa di San Nicola Ottana come arrivare e cosa vedere.
Chiesa di San Nicola

Come arrivare Si percorre la SS 131 bis che da Abbasanta conduce a Nuoro. Dopo circa 30 km si svolta a destra e si entra a Ottana. Alla fine della via principale del paese, in direzione Gavoi, si erge la chiesa di San Nicola. L'edificio è ubicato su una piccola altura e domina l'abitato del paese. Nel Medioevo fu sede della diocesi di Ottana, soppressa agli inizi del XVI secolo.

Descrizione Scavi archeologici, effettuati all'interno della chiesa di San Nicola in occasione dei restauri, hanno rivelato la preesistenza di una chiesa altomedievale, forse monastica. L'edificio divenne cattedrale della diocesi di Ottana e fu ricostruito entro il 1160, quando venne consacrato dal vescovo Zaccaria, come tramanda l'epigrafe in una striscia di pergamena, che si conservava dentro un astuccio metallico rinvenuto all'interno dell'altare. La chiesa (m 28 x 15; alta m 15 circa) ha pianta a croce "commissa". Benché sia stata costruita in unica fase, con l'uso della stessa pietra vulcanica, fatto che le conferisce una certa omogeneità, vi si possono riconoscere due momenti costruttivi. L'abside, disposta a E, il transetto e il fianco N appartengono alla prima fase. La facciata e il fianco S appartengono alla seconda. A S, dove si sarebbe dovuto innalzare il campanile a canna quadrata, mai edificato, si nota la linea di giunzione dei due momenti di fabbrica. La facciata è su tre ordini, con lesene che formano tre grandi arcate nei primi due ordini e una falsa loggia nell'ultimo. Il portale è architravato, con arco a sesto rialzato. In asse con il portale, una bifora illumina l'aula. In facciata rimangono bacini ceramici. All'interno, l'aula è mononavata con copertura in legno, mentre i bracci del transetto sono voltati a botte. Nel braccio nord del transetto si conserva l'importante dipinto trecentesco conosciuto come Pala di Ottana. Si tratta di un polittico a tempera su tavola, attribuito al Maestro delle tempere francescane. Rappresenta nel trittico inferiore i Santi Nicola e Francesco e storie della loro vita. Grazie ai personaggi identificati dall'iscrizione dipinta e rappresentati ai piedi della Madonna col Bambino nella tavola superiore "il vescovo francescano Silvestro di Ottana e il donnicello (erede al trono giudicale) riconosciuto come il giovane Mariano IV d'Arborea" si può datare tra il 1339 e il 1343.

Storia degli studi La chiesa è citata da Pietro Martini (1841) e da Vittorio Angius (1845). Le prime ricerche storico-artistiche vennero intraprese da Dionigi Scano (1907). Antonio Taramelli (1934) dedica un articolo ai restauri. Nel dopoguerra Raffaello Delogu (1953) dà un importante contributo agli studi, proponendo un iter di fabbrica che viene sovvertito dalle ricerche di Fernanda Poli (1977). Le sue conclusioni vengono accettate da Renata Serra (1989) e da Roberto Coroneo (1993).




Bibliografia V. Angius, voce "Ottana", in Goffredo Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna, XIII, Torino, G. Maspero, 1845, pp. 668-670;
D. Scano, Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1929, pp. 227-232;
A. Taramelli, "Restauri a monumenti della Sardegna", in Bollettino d’Arte, fasc. 6, dicembre 1934, pp. 288-289;
R: Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 124-127;
F. Poli, "Per una rilettura del San Nicola di Ottana", in Studi Sardi, XIV, 1975-77, pp. 225-240;
R. Serra, La Sardegna, collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989, pp. 234-241;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 17;
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana "Patrimonio artistico italiano", Milano, Jaca Book, 2004, pp. 149-154;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 62.



R.  Coroneo, Architettura  romanica  dalla  metà  del  Mille  al  primo  ‘300,  collana  “Storia  dell’arte  in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 17: San Nicola di Othana (ante 1160) Giudicato di Torres, curatoria di Dore-Orotelli Ottana
La parrocchiale di S. Nicola domina da un poggio l’abitato di Ottana e s’impianta su una chiesa preesistente, ad aula mononavata con abside a est, individuata nel corso dei restauri del 1973-76 e forse altomedioevale, stante  l’intitolazione  al  santo vescovo  di  Mira,  trattenuta  dall’edificio  romanico.  La  diocesi  di  Othana  è documentata  nel  1112  (“Iohannes  episcopus  othanensis”),  nel  1116-39  con  sede  a  Orotelli,  nel  1160  con sede a Ottana, dove restò fino al 1502, quando fu unita a quelle di Castra e Bisarcio e traslata ad Alghero. Secondo  V.  Angius  fu  allora  che  la  cattedrale  di  S.  Maria  maggiore,  «non  più  curata,  crollò  per  vetustà,  sì che oggidì difficilmente si riconoscerebbero le fondamenta della medesima», e che il parroco si trasferì nella chiesa di S. Nicola, lasciata dai «benedettini pisani». La notizia non è verificabile, per la scarsità dei ruderi della  S.  Maria  di  Ottana  e  per  il  silenzio  delle  fonti  circa  l’appartenenza  del  S.  Nicola  a  un  monastero benedettino.  L’impianto  romanico  è  a  croce  commissa,  con  abside  orientata,  bracci  del  transetto  voltati  a botte, aula mononavata con copertura lignea. La fabbrica si svolse in due tempi: al primo spettano l’abside, il transetto  e  il  fianco  settentrionale,  al  secondo  la  facciata  e  il  fianco  meridionale,  dove  la  linea  di  sutura s’individua  lungo  i  conci  di  ammorsatura  del  campanile  a  canna  quadrata,  che  non  superò  la  fase progettuale.  Il  carattere  unitario  della  fabbrica  è  provato  dall’uniformità  dei  paramenti  murari  in  cantoni trachitici di media pezzatura; le differenze sono dovute alla diversità di scelte, operate nel partito strutturale e decorativo  dei  muri  esterni.  Cambiano  forme  e  ritmi delle  archeggiature,  che  nell’abside  e  nel  fianco  nord sono  a  doppia  ghiera  tagliata  a  filo  e  s’impostano  su  lesene  intervallate  secondo  un  numero  variabile  di archetti,  mentre  nel  fianco  sud  e  nella  facciata  hanno  ghiere  modanate  e  raccordano  coppie  di  lesene, scandendo un numero di specchi corrispondente a quello degli archetti. Il frontone est e le testate orientali del  transetto,  privi  di  lesene,  hanno  piccoli  archetti semicircolari;  vi  si  aprono  rispettivamente  una  luce cruciforme  e  monofore  centinate  a  doppio  strombo, con  davanzale  segnato  da  cornice  modanata.  Nella centina interna della monofora absidale è scolpita una croce greca. La testata nord del transetto è bipartita da  lesena,  che  muore  all’altezza  del  davanzale  della monofora  aperta  sul  medesimo  asse  e  centinata  a doppio  strombo  come  quelle  dei  fianchi.  Nella  facciata  e  nel  fianco  sud  sono  le  basi  delle  lesene  a interrompere la scarpa dello zoccolo, mentre nel prospetto orientale e nel fianco nord sono i plinti dadiformi, che le innalzano. La facciata frontonata è divisa in tre ordini di false logge, date da arcatelle su lesene. Negli specchi  mediani  del  primo  e  del  secondo  ordine  si  aprono  il  portale  architravato  con  arco  di  scarico  e  una bifora. Le arcatelle delimitano specchi con losanghe a più rincassi in bicromia; anche un tratto di paramento del fianco nord è messo in opera alternando filari di trachite bruno-rossiccia ad altra rosata. Nel terzo ordine le  arcatelle  sono  cinque  anziché  tre;  gli  specchi  ospit ano  bacini  ceramici  di  colore  verde  acido  venato  di giallo.



Chiesa di San Nicola Ottana informazioni storiche e turistiche.
Feste Sagre e Manifestazioni Sacre a Ottana.
La tradizione sarda si rinnova ogni anno grazie ad un calendario ricchissimo di manifestazioni. In tutta l'Isola processioni, concerti, regate, spettacoli teatrali e mostre-mercato offrono un palcoscenico straordinario, allietando ed incantando il visitatore, lo spettatore, l'ascoltatore, dando luogo a proposte culturali che vanno incontro agli interessi più diversi.

Sant'Antonio Abate, 16 gennaio
Sagra che annuncia l'inizio del Carnevale, viene festeggiato con vino, dolci e con i tradizionali "gosos", canti liturgici in cui vengono raccontate le qualità miracolose del santo al quale sono dedicati.

Carnevale di Ottana
La più importante manifestazione del paese, che pare abbia origine da riti punici, si svolge per le strade del paese. I "Boes", che indossano pelli di pecora bianche e portano sul viso maschere di legno raffiguranti bovini, e i "Merdules", le maschere deformate che rappresentano l'uomo affaticato dal lavoro nei campi, intrattengono il pubblico con scene di vita agropastorale. Carnevale di Ottana affonda le sue radici in tempi antichissimi e perpetua una tradizione mai interrotta, mettendo in risalto il passato e l'identità culturale della comunità che ha le sue origini nel mondo agro pastorale. Volendo oggi descrivere, più che interpretare, il Carnevale e le sue maschere tradizionali, si può dire che, in occasione delle manifestazioni carnevalesche, vengono riproposte scene della vita quotidiana del mondo contadino. Le maschere descrivono, attraverso spontanee interpretazioni estemporanee che si sviluppano in una sorta di canovaccio, personaggi, ruoli e le innumerevoli situazioni della vita dei campi, quali l'aratura, la semina, il raccolto, nonché la cura, la domatura, la malattia, la morte degli animali. Il Carnevale costituisce una delle ricorrenze più attese dalla popolazione ottanese che da sempre partecipa in maniera spontanea e s'identifica nella ricchezza culturale e nel profondo senso di appartenenza alla propria cultura. La caratteristica principale del Carnevale è data dalle particolari maschere de ''Sos Merdules'' che rappresentano, genericamente, con questo unico termine, le maschere de ''Sos Boes'' e di altri animali, quali: ''Porcos'', ''Molentes'', ''Crapolos'', ecc.
''Sos Merdùles'', ossia gli uomini, i contadini, vestiti con mastruche (pelli bianche o nere) o con vecchi abiti maschili della tradizione locale, con il viso coperto da maschere lignee, dai tratti spesso deformati, forse per raffigurare la fatica del lavoro e della vita nei campi. Procedono lentamente, ricurvi, con sulle spalle ''sa taschedda'', una sorta di zaino in pelle atto a contenere pane e companatico. Tengono con una mano le redini (sas soccas) che guidano ''Sos Boes'', uno o più di uno, e con l'altra mano si appoggiano ad una sorta di bastone che usano anche per tenere a bada ''Sos Boes''. Parlano, si lamentano della loro sorte ed esortano spesso gli astanti a tenersi lontani dal pericolo: ''appartadeboche po su voe'' (allontanatevi perché stanno passando i buoi e può essere pericoloso). Talvolta ''Su Merdùle'' è un uomo che, travestito da donna, rappresenta la difficoltà di una vedova nell'affrontare il lavoro dei campi, talaltra si può presentare con ''sas soccas armugoddu'' (le redini a tracolla), pronto a prendere al laccio, ''issoccare'' qualcuno dei Boes che gli passa vicino. Procedono con passo claudicante, stanco e sgraziato.
''Sos Boes'' indossano pelli di pecora o abiti vecchi della tradizione locale e portano in spalla, a mo di bandoliera, una cintola, generalmente di cuoio, da dove pendono dei campanacci, ''sonazas '', (di lamiera e di bronzo). Sono tenuti dalle redini del ''Merdùle'', il viso coperto da ''sas caratzas'' (maschere di legno lavorate ad intaglio) con sembianze bovine, con corna più o meno lunghe, dove non è raro vedere infilate ''sas gatzas'' (una sorta di frittelle di semola impastata con l'acqua, fatta lievitare e fritta nell'olio bollente), con due foglie intagliate lungo gli zigomi ed una stella sulla parte frontale. La stella rappresenta, in realtà, il marchio distintivo di un vecchio artigiano locale ormai scomparso. Procedono con una andatura caratterizzata da saltelli cadenzati dal suono dei campanacci, andatura che ogni tanto viene interrotta da scene di ribellione degli stessi che si rifiutano di camminare buttandosi, talvolta per terra oppure si agitano raffigurando esibizioni estemporanee che creano scampiglio tra la gente.
''Sos Porcos'' e ''Sos Molentes'', maschere di maiale e di asino, sono presenti nel carnevale, ma in minor numero. Il maiale, vestito di pelli o altro, il viso coperto da una maschera lignea, è dotato di un solo campanaccio come nella realtà della vita dei campi e chi lo conduce porta sempre con sé ''sa panastra'' una sorta di stuoia di giunco sopra la quale si coricano i maialini per succhiare il latte (leggi vino) dalla scrofa.
''Su Cherbu'' (cervo) e ''Su Crappolu'' (capriolo) sono, anch'esse, maschere presenti nel carnevale, ma più rare.

Altre maschere tipiche e significative sono rappresentate da:

''Sa Filonzana'', un uomo travestito che rappresenta una vecchia di cui tutti hanno paura: piegata dall'età, sempre vestita di nero e con il volto nascosto da una maschera lignea, oppure dipinto con la fuliggine che contrasta col bianco di una dentiera ricavata da una patata. Ha fra le mani il fuso, la canocchia e la lana fila e predice un futuro più o meno prospero o infausto, a seconda della qualità del vino che le viene offerto. Oggi ha anche le forbici, come l'antica Parca della vita.
''Sas Mascaras Serias'', (uomini e donne di tutte le età e condizioni) procedono saltellanti e con movenze di danza, vestite in modo eccentrico, ricoperte di abiti vecchi, lenzuola, copriletti e persino tappeti da tavolo, (oggi sono più alla moda con costumi preparati per l'occasione), rappresentano lo spirito goliardico che stravolge il senso dell'esistenza.

Il Carnevale che con le sue maschere per tre giorni impazza per le vie del paese, a partire dalla domenica di quinquagesima, fino al martedì che precede il mercoledì delle ceneri, inizia in realtà la sera del 16 gennaio, festa di Sant'Antonio Abate, quando, dopo la funzione religiosa che termina con la benedizione del falò (su Ogulone) in piazza, le maschere fanno la loro prima uscita e si radunano intorno al fuoco. È in questa occasione che il sacerdote consegna ''S'Affuente'', un piatto di rame lavorato a sbalzo con motivi decorativi e una scritta in caratteri alemanni (si presume di origine celtica), utilizzato anche durante i riti della Settimana Santa (lavanda dei piedi e per mettere i chiodi che vengono tolti al Cristo il venerdì Santo durante la cerimonia de ''S'iscravamentu'', deposizione dalla Croce). Il piatto diventa uno strumento musicale che percosso verticalmente con una grossa chiave dà il ritmo al ballo tipico di Ottana, l'antico ''Ballu de S'Affuente''. Altri strumenti musicali sono ''s'òrriu'', un cilindro di sughero con la parte superiore ricoperta da un pezzo di pelle di animale dal quale pende una correggia che, intrisa di pece e fatta scorrere all'interno con la mano, produce un suono roco e prolungato che spaventa le bestie e disarciona i cavalieri; ''su pipiolu'', uno zufolo realizzato con canna palustre. Un altro aspetto significativo della tradizione del carnevale è costituto da alcune specialità alimentari tipiche, quali ''sas gazzas'' di cui si è già parlato; ''sas savadas'' (dolce di formaggio filante ricoperto di pasta, fritto nell'olio bollente e servito con il miele e/o con lo zucchero); ''sa pasta violada'' (dolce di pasta lavorata con lo strutto, fritta nell'olio bollente). Inoltre, ''sos culurzones'' (ravioli) di formaggio e/o di ricotta, ''sa galadina'' (gelatina di carne di maiale) e ancora salsicce, prosciutto, pane ''carasau'', formaggio e vino locale. Il Carnevale di Ottana fondamentalmente affonda le proprie radici nella cultura rurale, di cui mette in scena i momenti più importanti, che rimane il filo conduttore della manifestazione. Questa ha mantenuto una sua particolare originalità rispetto agli altri carnevali barbaricini ed, inoltre, non ha subito sostanziali mutazioni nel corso degli anni, probabilmente, a causa dell'isolamento in cui è vissuto il paese per lungo tempo. La semplice rappresentazione della vita contadina è alla base di questo carnevale che si intreccia con riti antichissimi, dei quali mantiene alcune tracce secondo gli antropologi. Tra questi ultimi in particolare si fa riferimento ad un rito in onore del dio Dioniso, che ogni anno rinasce a primavera risvegliando la terra e la vegetazione, riferibile ai riti apotropaici tipici delle antiche civiltà del Mediterraneo. Le caratteristiche del carnevale ottanese però conducono piuttosto al cosiddetto ''culto del bove'', praticato sin dal neolitico in tutte le società agro-pastorali del Mediterraneo antico, dove il toro era simbolo di forza, vitalità e fertilità. Anche questo rito avrebbe funzione apotropaica e si praticava per proteggersi dagli spiriti maligni e per propiziare la fertilità degli armenti. Se l'uomo, soggiogando e adorando Su Boe, corre il rischio di divenire simile all'animale, il carnevale, mettendo in scena ironicamente l'avvenuta trasformazione, tende ad esorcizzare il rischio che questa diventi realtà nel quotidiano per il contadino. Forse questi riferimenti a riti antichi può trovare conferma nel fatto che, così come riferiscono le persone anziane del paese, le uscite delle maschere tipiche avvenivano, prima del carnevale vero e proprio, oltre che il 16 gennaio, anche in occasione della ricorrenza di San Sebastiano, 20 gennaio ed il 2 di febbraio giorno della Candelora. Ricorrenze che sono un chiaro riferimento ad altri periodi che coincidono con culti pagani.

L'Assunta 15 agosto
La festa in onore della Santa Assunzione, dura 4 giorni con canti, balli e degustazione dei prodotti tipici locali.

Festa di San Nicola
La festa del Santo Patrono. Si svolge la terza domenica di Maggio.

Feste Sagre e Manifestazioni Sacre a Ottana. Informazioni turistiche e curiosità su tutti gli eventi  e le manifestazioni a Ottana.
''Riecheggiano e rivivono in piazza, nelle strade e nei vicoli imbruniti dalla sera, quei suoni e quelle atmosfere sfuggite all'oblio della polvere del tempo. Avanzano, le maschere ottanesi, riappropriandosi di quei mesi invernali fino alla conclusione del Carnevale, quando la primavera sarà una promessa da mantenere presto, la terra rifiorirà rinnovata e i raggi del sole indugeranno più a lungo nei campi dai quali si traeva la sussistenza. Perché sono i riti agrari che i boes e i merdules anche oggi ripercorrono, carichi di fatiche e di gesti immutati nel tempo e mai imparati, perché ogni ottanese alla sua nascita porta già, indelebili e sorprendenti, i richiami di quegli archetipi, che affioreranno spontanei come il sorriso e il pianto e che saprà ripetere con orgoglio in ogni stagione della sua vita, celato dietro a una maschera che sì, gli copre il volto, ma che gli scopre l'anima.''

Ottana Cortes Apertas
Il paese di Ottana si trova nella piana del fiume Tirso, a ridosso delle alture collinari boscose che segnano lingresso nella Barbagia di Ollolai e che si elevano sino al massiccio del Gennargentu.
Il centro del paese è composto da vicoli stretti e piazzette suggestive, su cui si affacciano le tradizionali abitazioni basse con muri di pietra. AI patrono è dedicato uno dei principali monumenti sacri della Barbagia, la chiesa di San Nicola. L'austera e affascinante architettura romanica, cattedrale dal 1112 al 1503, domina il centro storico con imponenza e alternanza bicroma di basalto nero-violaceo e trachite rosa. Al suo Interno è custodita la Pala di Oltana, polittico trecenlesco del Maestro delle tempere francescane. Uno degli eventi più sentiti e più amati dagli ottanesi, e non solo, è "Su Carrasegare" (il camevale): le maschere percorrono le vie del paese con movenze cadenzate, in sintonia con il frastuono dei campanacci, accompagnate dal rumore de "Su orriu" uno strumento musicale primitivo che spaventa uomini e bestie. Sos Merdules rappresentano gli uomini, hanno una maschera lignea e sono coperti di pelli di pecora. catturano e governano gli animali; anche i Boes hanno una maschera lignea, con corna bovine, e portano sulle spalle bronzi e campanacci. Fanno parte del carnevale ottanese anche altri animali meno numerosi dei Boes, Sos Porcos, Sos Molentes, Sos Cherbos e Sos Caprolos (i maiali, gli asini, i cervi e i caprioli). La filonzana, invece, veste abiti femminili e rappresenta una filatrice con pennecchio di lana, luso e forbici, che minaccia di tagliare il filo della vita. Per le vie dei paese, durante il fine settimana di Autunno in Barbagia, si possono percorrere sentieri culturali, artistici e gastronomici fortemente legati alla tradizione, accompagnati dalle melodie dei campanacci dei "Boes e Merdulesi dei balli tipici scanditi da 's'affuente'e dal canto tenore.




Autunno in Barbagia







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