Menu principale:

Orotelli è un comune del centro della Sardegna che sorge in una regione prevalentemente granitica e rupestre a circa 406 metri sul livello del mare. Spesso dalle sue terre si ergono imponenti agglomerati granitici, che danno al paesaggio un aspetto insolito. Il centro storico riveste un interesse particolare per i numerosi richiami alla tipica architettura sarda. Di particolare interesse il tradizionale Carnevale "Sos thurpos". Posto in un territorio granitico ai confini con la pianura di Ottana è conosciuto per l'artigianato, la tipica architettura sarda, le antiche tradizioni e per i Thurpos, le sue famosissime maschere. Orotelli è un paese a circa 20 km da Nuoro, nel cuore della Barbagia di Ollolai, con una popolazione di 2.239 abitanti posto a 420 m slm.
A 406 metri sorge il paese di Orotelli che dà il nome alla zona circostante: la "Serra di Orotelli", situata sul versante meridionale della catena del Marghine. Questo territorio è caratteristico per la varietà e le forme spesso suggestive delle rocce granitiche. Diverse sono le etimologie cui si può far risalire il nome Orotelli: dal fenicio significherebbe sito protetto, riservato; dal greco monte, altura, posto in altura; dalla locuzione latina "auri tellus", che significa terra d'oro. Col tempo il nome si sarebbe poi modificato in Oritellus, Oritelli e infine Orotelli. Il territorio di Orotelli fu abitato fin dalla preistoria, come testimoniano alcuni nuraghi e tombe di giganti. In età medievale fece parte del giudicato del Logudoro e della curatoria di Dore, passò poi agli Arborea. All’inizio del XII secolo d.C, Orotelli divenne residenza dei vescovi di Ottana e sede di monasteri, tra cui quello benedettino di San Giovanni Battista. Al XIII secolo d.C. risale la parrocchiale di San Giovanni Battista. In età medievale sorsero numerosi centri abitati oltre a Orotelli: Forolo, Oddini, Idili, Miale, Arae, Santu Chiricu. Nel 1617 il paese fu incorporato nel Marchesato di Orani, riscattato nel 1839. Nel 1892 Orotelli vinse a Venezia il primo premio in Italia per la qualità del grano duro. Caratteristica di Orotelli è la robustezza delle abitazioni in pietra locale. Il territorio è povero d'acqua, coltivato per lo più a cereali, soprattutto grano; la coltura della vite e dell'ulivo è
scarsamente praticata. Il territorio di Orotelli è costellato di emergenze preistoriche, come nuraghu e tombe di giganti. Tra i nuraghi possiamo ricordare il Calone, l'Aeddos, il Sarcanai, l'Athentu, il Passarinu e il Corcove; in particolare da visitare è il nuraghe Aeddos, costruzione ciclopica dell'Età del Bronzo. Il monumento, costruito con blocchi di granito, ha una torre centrale che si conserva per quasi tutta la sua altezza originaria. Il nuraghe si trova nella parte terminale della strada Comunale che dalla Strada Statale 129, al Km 62, sale a Sa Serra. Da visitare le chiese paesane, in particolare quella di dedicata a San Giovanni, oggi parrocchiale, costruita probabilmente attorno al 1116, in funzione di cattedrale per la temporanea indisponibilità di quella di Ottana. Dell'impianto romanico in pietra vulcanica rimangono in vista la facciata, l'abside e le paraste angolari del transetto e dei fianchi. Il resto della chiesa è ricoperto da intonaco bianco. All’interno della chiesa è presente la statua di San Giovanni e il grande crocifisso, entrambi in legno, risalenti al Cinquecento; del Cinquecento anche gli arredi in argento: la croce astile, l’ostensorio, il secchiello e il calice, lavorati a cesello e a sbalzo. Sempre medievale è la chiesa rurale di San Pietro, costruita dall’ordine Benedettino in stile pisano tra il 1116 e il 1125. Nelle vicinanze esistono le sorgenti di acqua calda solforosa chiamate Sos Banzos che furono sfruttate con ottimi risultati in epoca romana e di cui sono testimonianza alcuni ruderi risalenti, pare, a diciotto secoli fa. Da non perdere il cearnevale tradizionale di Orotelli, le cui maschere tradizionali sono i Thurpos (ciechi, storpi), che inscenano diverse situazioni legate alla tradizione contadina. Si presentano a viso scoperto, vestiti con un abito di velluto, i gambali di cuoio (sos cambales), un lungo pastrano (su gabbanu) di nero orbace, quello che un tempo veniva utilizzato dal pastore durante la stagione invernale. A tracolla portano una bandoliera di campanacci, i volti sono coperti di fuliggine ed sono nascosti da un grande cappuccio che scende fino al naso. Sughero e campanacci vengono utilizzati con la funzione di allontanare gli spiriti maligni.





