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Borgo pastorale situato tra le montagne del Mandrolisai, sviluppatosi sul sito dell'antica stazione romana di Colonia Augusta. Le sue origini possono essere ancor oggi viste su alcune lapidi in granito con iscrizioni latine poste nella periferia del paese. Nei dintorni è possibile ammirare il dolmen "Sa Perda Longa". Austis è un piccolo centro appartenente geograficamente alla Barbagia di Ollolai, situato sulle pendici occidentali del Gennargentu. Sorge su un altopiano granitico a 737 metri sul livello del mare. Collocato al centro di una zona ancora ricca di alberi, nonostante ripetute attività di disboscamento, ha un centro storico ben conservato, con belle case in granito; nei pressi sono sorti un albergo e numerose attività agrituristiche. Il nome Austis risale all'antichità romana e rimanda in modo chiaro alla base latina Augustis che per aver perso la sillaba "gu", nel passaggio dalla lingua latina alla lingua sarda, è diventato Austis. L'economia di Austis è principalmente a vocazione agropastorale e vede nell'allevamento degli ovini e dei caprini, le sue attività principali.



Aùstis altitudine 737 m , abitanti 961, centro che, erede della romana «Colonia Augusta» (stazione militare posta probabilmente lungo il tracciato della strada Kàralis-Olbia), reca importanti testimonianze di tale presenza alla periferia Nord dell’abitato (località Perda Litterada), ove giacciono numerose lapidi in granito con iscrizioni latine. La parrocchiale della Madonna dell’Assunta fu edificata nel 1567 in sostituzione di una distrutta chiesa dedicata a S. Agostino, di cui si hanno solo notizie documentarie attestanti la sua esistenza dal 1213 e l’appartenenza ai Camaldolesi di S. Maria di Bonàrcado; l’attuale edificio subì nel 1950 un restauro che ne trasformò radicalmente l’aspetto originario. Di qualche interesse alcuni lavori d’intaglio, tra cui il portale moderno e il coro ottocentesco; un’altra lapide di età romana con iscrizione in latino è depositata nel cortile parrocchiale, mentre nella scuola elementare si trova un sarcofago della stessa epoca. Una strada stretta ma asfaltata che si dirama da Aùstis in direzione Nord Ovest, attraverso una zona montuosa di singolare bellezza e pregevoli valori naturalistici, perviene dopo 15.4 km al lago di Benzone; l’interesse prevalente della deviazione è rappresentato dalle straordinarie qualità del paesaggio, caratterizzato da una bassa vegetazione cespugliosa che riveste i rilievi fino a una certa quota, mentre più in alto emergono scenografiche cime rocciose; totalmente privo di insediamenti umani, questo territorio è popolato da specie faunistiche rare. Il percorso lungo i ripidi costoni acquista spettacolarità panoramica soprattutto nell’ultimo tratto, quando appare in vista il lago di Benzone m 152, specchio d’acqua che, sebbene artificiale, risulta integrato in modo omogeneo nel contesto paesistico e ambientale. È questo uno dei bacini realizzati lungo il fiume Taloro, tributario del lago Omodeo; ha una capacità di 11 milioni di m3, e la centrale relativa è alimentata attraverso una galleria lunga m 1960 e una condotta forzata di m 200, con potenza installata di 6300 kW su una sola unità. Un’altra deviazione, meno impegnativa, permette di raggiungere da Aùstis la chiesa campestre di S. Antonio da Padova; il percorso su fondo naturale, che si stacca (dopo 500 m) dalla strada per il lago di Benzone, sale a d. in breve all’altopiano detto Sa Sedda ’e Basiloccu, dominato dalla chiesa di S. Antonio da Padova; eretta nel 1669, è stata modificata all’esterno da un improprio restauro, mentre all’interno conserva le rustiche forme essenziali delle chiese campestri sarde e un interessante piccolo altare ligneo barocco.

Austis, un tempo piccolo presidio romano, che dalla provincia di Nuoro si affaccia sull’Oristanese, in una vallata centrale del Mandrolisai, ricca di boschi di rovere e sughero, ha avuto nell’antichità ben altri splendori. La Forum Augusti (ancora Augustis per gli olzaesi) sorse in onore dell’imperatore Ottaviano Augusto (morto nel 14 d.C.). Era, in origine, un presidio militare destinato a combattere l’ostinatezza dei barbaricini indomiti e ribelli delle montagne. Estremamente vario è il paesaggio naturale, a causa della sua posizione geografica che ne fa un centro di regioni diverse, morfologicamente ed etnicamente: Barigadu a ovest, Barbagia di Ollolai a est e a nord, Mandrolisai a sud. Molti anche i comuni con cui confina: Sorgono, Tiana, Teti, Olzai, Neoneli, Ardauli, Sorradile, Bidonì, Nughedu Santa Vittoria. I boschi (monte Mannu, Sazzasi), le colline (Ghea, Montecorte), i monti (Borta Melone, Pasa Porcu) hanno incastonate vere e proprie perle naturali tutte ancora da scoprire, come alcune rocce considerate fra le più belle di tutta l’isola: Sa Crabarissa, Su Nou orruendeche sono vere e proprie “sculture del tempo nel paesaggio”. Molti fiumi attraversano il territorio del paese: Bittinori, Funtana Morta, Occisai, Allasigheddu: tutti e quattro vanno poi a confluire nel Taloro. Dal paese si vedono distintamente i monti del Gennargentu (Montes d’Iscudu e Mont’Ispada), la catena del Marghine e le fertili pianure dell’Oristanese.
Il paese. Il territorio di Austis era già abitato in epoca preromana: lo testimoniano numerosi nuraghi (il più famoso è Istecorì) e domus de janas. Decaduto come centro militare insieme con la potenza romana, Austis divenne dipartimento del Giudicato d’Arborea, e comprendeva i comuni di Tiana e Teti. I boschi, un tempo immensi, vennero sottoposti al taglio sregolato nel secolo scorso. Il centro storico, ancora ben conservato, è costruito tutto in granito bianco e possiede una certa austera bellezza. Esistono nel centro abitato due belle chiese di non particolare valore artistico (la parrocchiale, dedicata alla Vergine Assunta, e la chiesa di San Sebastiano) e una deliziosa chiesetta campestre in località Sant’Antoni in Basiloccu. Numerosi murales vivacizzano la struttura urbana del paese.




Incastonata tra tre regioni storiche (Barbagia, Mandrolisai e Barigadu) la terra di Austis è luogo di incontro e commistione di saperi e tradizioni. Rimandano a rituali pagani le antichissime maschere di sos Cologanos che caratterizzano il carnevale austese: il viso è coperto da una maschera nera di sughero su cui sono fissati dei rami di corbezzolo mentre sul corpo si portano pelli di pecora e sulle spalle sono appese diverse ossa di animale che durante il movimento producono un inquietante suono ritmico. Tra le tante iniziative a favore della cultura locale vi è la manifestazione Frores de Monte che si propone di conservare e valorizzare una arcaica forma di poesia popolare. Sos Frores sono i versi di questi componimenti creati seguendo una precisa metrica. Per approfondire la conoscenza della storia si possono visitare alcuni siti archeologici risalenti al periodo preistorico. Il dolmen Perda longa rappresenta un’ importante testimonianza delle strutture megalitiche di tipologia mediterranea edificate tra il Neolitico e l’età dei metalli. Il monumento è definito dolmen a galleria per la profondità della camera (lunga 8,30 m e larga 1,40) formata da 15 lastre verticali e 5 tavole di copertura. La sua particolare struttura rappresenta una soluzione a metà strada tra i dolmen e le successive tombe dei giganti. Tra i nuraghi (Lughia, Turria) presenti nel territorio assume una certa rilevanza quello di Istecori: si tratta di un nuraghe monotorre che si presume facesse parte del complesso di S’Urbale, posizionato a poca distanza in territorio di Teti. Al centro del paese si trova la parrocchiale intitolata alla Madonna dell’Assunta. Fortemente rimaneggiata nel secolo scorso, fu eretta nel 1567 (come testimonia l’iscrizione presente su un pilastro) sul luogo dove probabilmente sorgeva una chiesa del Duecento dedicata a Sant’Agostino. A poca distanza dall’abitato si trova l’incantevole chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova costruita nel 1669 in località Sa Sedda de Basiloccu. Il santuario conserva un altare di legno intagliato in stile barocco. L’area intorno all’edificio è delimitata dai muristenis, alloggi temporanei per ospitare i pellegrini caratteristici delle chiese rurali sarde. Qui si celebra una delle feste più sentite dagli austesi: la terza domenica di settembre si svolgono le celebrazioni in onore al Santo con canti e balli tradizionali, come su ballu tundu de su chintorzu, accompagnati dal suono dell’organetto. Tradizionalmente la festa si svolgeva alla fine dei lavori nei campi e prima della partenza dei pastori per la transumanza verso il Campidano di Oristano. Molto apprezzata è la sua prelibata produzione gastronomica che si può gustare negli agriturismi della zona. Tra i piatti tipici si ricorda la fregula istuvada (con la caratteristica pasta a forma di piccole palline), fregula cun lampazzu (minestra con acetosella), i ravioli di patate e formaggio o di patate e cazzau saliu(caglio conservato sotto sale) oppure di ricotta, l’agnello e il capretto in umido o arrosto, la pecora bollita con patate e cipolla e le delicate e saporite seadas.


