Testi tratti dal libro "Il Signor Manzella"
di Antonio Sategna
Aprile 1942, introduzione alla prima edizione.
Sino a pochi anni fa le vie della Sardegna, e in particolar modo della provincia di Sassari, erano percorse da un uomo singolare, che tutti conoscevano, ricchi e poveri, credenti e miscredenti, bambini e adulti, e che tutti chiamavano per nome: "signor Manzella".
Ad onta di quel nome, egli non era che un umile missionario di San Vincenzo (apparteneva alla Congregazione della Missione) e signore era solo nello spirito. Passava rapido per le vie con un viso luminoso di candore, in cui gli occhi azzurri avevano un riflesso di paradiso. I bambini, nello scorgerlo, gli correvano a frotte incontro e l'inseguivano - camminando pareva volasse - gioiosamente gridando il suo nome. Il suo viso allora diventava ancora più ridente e gli occhi ancor pi trasparenti e limpidi, e pareva che la sua anima abbracciasse in un forte amplesso tutta quella innocenza. Si fermava a volte per qualche attimo ad accarezzare le testine infantili e a sorridere angelicamente alle madri, che, nei quartieri popolari, sulla soglia di casa, guardavano con commozione la mano del "santo" posarsi sulla testa delle loro creature. E quella carezza era per loro più di una benedizione: era come una promessa sicura di bene e di salvezza. E' certo che la sua figura esercitava su tutti un fascino indiscutibile. Anche presso le persone indifferenti o inacidite verso il clero egli era il "signor Manzella", fuori causa dall'odio comune al prete. Era amico di tutti: nel ritorno dai suoi viaggi di evangelizzazione nelle campagne e nei piccoli paesi i ferrovieri lo invitavano a salire sul treno e lo portavano gratuitamente a destinazione, perchè si sapeva che sovente il suo biglietto aveva seguito la stessa via che spesso prendevano gli indumenti personali anche più intimi. E gli impiegati di controllo assistevano talvolta a degli spettacoli inusitati: le persone che stavano nello scompartimento del Missionario, legate e quasi soggiogate da un raccoglimento religioso come fossero in chiesa, pendevano dalle labbra dell'uomo di Dio, che affascinava irresistibilmente il suo uditorio. Alla casa della Missione, in Sassari, era un continuo accorrere di bisognosi da tutte le parti della Sardegna, in cerca di lui, della sua bontà, della sua consolazione, e anche, si diceva, del suo potere straordinario. Al ritorno dai suoi incessanti viaggi, il fratello laico aprendogli la porta gli diceva: "Tutti la cercano". E infatti a lui accorrevano tutti ricchi e poveri, sani e malati, ragazze leggere e anime di vita interiore, vecchi e fanciulli, e a tutti egli sapeva donare quelle sua pace, quella sua letizia, quella sua gioia che gli rideva nel volto perennemente. Il signor Manzella non aveva età: era sempre giovane. Alla sua morte i suoi anni terreni si computarono in 82, e questo computo d'anni, in chi l'ha conosciuto, suscita un senso di meraviglia, come se per tutti, tacitamente, egli fosse sempre vissuto al di sopra del tempo. Ciò che di lui appariva a tutti e di cui tutti erano certi era che somigliava nella vita straordinariamente al santo fondatore della sua congregazione, il santo della carità, Vincenzo de' Paoli. E chi non conosceva questo santo, rassomigliava forse con più ragione ancora, il signor Manzella allo stesso Gesù. Nè questa era una impressione errata poichè pareva irradiare intorno la mitezza e la bontà evangelica del Salvatore.
La vita apostolica del missionario vicenziano ricordava stranamente quella di Gesù, che evangelizzava i poveri, e portava al mondo la parola di pace e la fiamma della carità.
Era di una semplicità estrema accoppiata ad una umiltà e ad una prudenza che nei santi solamente trova il suo mirabile equilibrio. Seminava largamente e a piene mani in parole ed opere: lasciava agli altri la festa del raccolto e la gioia della rinascita. Con raro e ispirato accorgimento usava di mezzi apparentemente irrisori per ottenere grandi effetti. Pareva spesso che in lui la Sapienza divina scherzasse per confondere la scienza umana dal volto dignitoso e dall'anima vuota. Certo che con atti a volte in apparenza puerili, a volte addirittura pazzeschi, i santi ottengono mirabili cose. Del resto il Vangelo non è forse una raccolta di affermazioni paradossali a cui noi ormai abbiamo abituato l'orecchio, ma che ci stupiscono profondamente quando le vediamo tradotte da qualcuno nella pratica quotidiana?
Col famoso "piccolo metodo" con cui san Vincenzo rivoluzionò il mondo del suo secolo, il signor Manzella, facendone una estrinsecazione della sua santità, riuscì a compiere un apostolato fecondissimo nella terra di Sardegna nel primo novecento.