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La Cattedrale di San Nicola Sassari
S. Naitza, Architettura dal tardo ‘600 al Classicismo purista , collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1992, sch. 7: Cattedrale di S. Nicola Sassari
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 111: San Nicola di Thathari (seconda metà XIII sec.) Giudicato di Torres, curatoria della Romangia Sassari
Come arrivare Dalla piazza Sant'Agostino si prende il viale S. Pietro, lungo il quale si succedono le cliniche della Facoltà di Medicina e dell'Università; voltando a d. nel viale delle Croci, si arriva alla piazza dove sorge il complesso conventuale. Collocata alla periferia della città di Sassari, in quella che un tempo era aperta campagna, la chiesa si affaccia su un ampio piazzale, cui si accede da un lungo viale che fiancheggia le mura dell'oliveto del convento.

Come arrivare La chiesa prospetta sull'omonima piazza nel centro storico di Sassari. Attualmente la chiesa è compresa nell'abitato, ma un tempo si trovava al di fuori delle mura presso la ormai demolita porta Utzeri. Da qui partono i Candelieri nell'annuale processione devozionale che vede coinvolte le corporazioni di mestieri e l'intera popolazione sassarese.
L’antico complesso monastico, fondato probabilmente nel 1106 dal giudice Costantino di Torres e affidato ai Monaci Benedettini, è ubicato all’esterno della cinta muraria, presso l’antica porta Utzeri. Durante il XIII secolo vi si insediarono i Francescani che ricostruirono la chiesa secondo moduli di ascendenza umbro- toscana dei quali rimane testimonianza nella parte inferiore della facciata. A metà del XV secolo un profondo intervento di ristrutturazione interessò l’edificio: l’allungamento della navata con l’apertura di tre cappelle per lato voltate a crociera costolonata nonché la modifica della zona presbiteriale e della facciata nei modi
La chiesa di S. Maria «di Bethlém» (A. Della Marmora), annessa al convento dei Minori e oggi compresa nell’abitato di Sassari, si trovava fuori le mura pressola demolita porta di Utzeri. La comunità francescana, documentata dal 1274, si sarebbe insediata nell’area della chiesa benedettina di S. Maria de Campu longu, menzionata nel “Libellus Judicum Turritanorum”; l’attuale denominazione deriverebbe da un simulacro della Vergine, importato dalla Terrasanta. A partire dal 1440 la chiesa fu ristrutturata
Dopo l’ampliamento della primitiva chiesa romanica, avvenuto fra il 1440 e il 1465, con la creazione di un cappellone voltato a crociera nel transetto e l’aggiunta di cappelle laterali, anche nel XVI secolo l’edificio subì modificazioni e aggiunte di cui, nonostante le due successive ricostruzioni, avvenute nel primo quarto del XVIII e nel terzo decennio del XIX, sopravvivono interessanti vestigia. Si tratta di alcune cappelle tardogotiche all’interno del lato meridionale del chiostro, fra le quali quella appartenente alla confraternita di Nostra Signora dello Spasimo, dei calzolai, databili non oltre il quarto decennio del XVI secolo. Nella struttura e negli ornati (volte a crociera con archi a nervature multiple retti da pilastri bacchettonati e alto capitello a fascia, ornati fitomorfi, fra cui il caratteristico tralcio ondulato, teste angeliche e animali) le cappelle del chiostro mostrano accenti gotici ancora scevri da quegli influssi rinascimentali che compaiono, invece, in quella di Nostra Signora degli Angeli, a sinistra entrando nella chiesa. Menzionata negli atti conventuali già dal 1519, la cappella fu assegnata alla confraternita dei muratori e falegnami, le cui insegne figurano nei capitelli dell’arco di ingr esso e nella chiave di volta della seconda crociera, e venne da essa riedificata, presumibilmente nell’ultimo quarto del XVI secolo. L’esecuzione approssimativa delle due campate rettangolari di cui la cappella si compone, voltate a crociera costolonata (col paramento a vista all’interno, in pietra scapola intonacata all’esterno), comunicanti mediante un ampio arco a sesto acuto, mostra il decadimento nella tecnica costruttiva tardogotica. Era probabilmente a tutto sesto il primitivo arco di accesso, modificato dal rifacimento settecentesco, con la ghiera ornata da un doppio fregio cassettonato con punte di diamante, retto da pilastri rettangolari bacchettonati e con capitello a fascia ornato da angeli reggiscudo. La gemma della prima crociera ha scolpito un rozzo S. Pietro, con la grande chiave nella mano destra e il libro delle Epistole nella sinistra. Nella parete di fondo della seconda campata, la crociera scarica su pilastrini angolari con capitello ornato da un fregio floreale di tipo rinascimentale. Allo stesso periodo, ma all’opera di esecutori più raffinati, possono risalire i simili e coevi peducci di cinque cappelle della navata, la seconda e terza a sinistra e le tre a destra, le cui volte sono state modificate nel XVIII secolo. I soggetti, variati, appartengono ancora al repertorio tardogotico ma con quella particolare attenzione alla figura umana che rivela l’influsso rinascimentale, lo stesso che caratterizza anche la parte inferiore delle mensole, costituita da una colonnina pensile con baccellature e terminata da una ghiera lavorata a treccia con peduccio conico e sferula. Troviamo angeli reggicartiglio, committenti inginocchiati dalle ampie vesti rigonfie, cariatidi che sostengono la veste o il bordo della mensola, figurette appaiate. I documenti tacciono su queste opere, databili solo stilisticamente, ma con buona approssimazione, alla seconda metà del XVI secolo proprio grazie agli elementi indubbiamente rinascimentali che in esse compaiono.