La Sagra di Sant'Efisio
Dal 1657, il 1 maggio, nella città di Cagliari si svolge la sagra di sant’Efisio: uno straordinario raduno delle genti isolane attraverso il quale si adempie ad un antico voto fatto dalla Municipalità al suo santo protettore. Per comprendere il significato storico e religioso dello spettacolare evento occorre andare a ritroso nel tempo, sino al 1652, allorché in Sardegna - dopo la spaventosa invasione delle cavallette provenienti dai lidi africani - serpeggiava un morbo infido e tenace: la peste. Quella stessa descritta dal Manzoni nei Promessi sposi e che nell’Isola, come ogni cosa, era arrivata in ritardo: si dice annidata in un carico trasportato da una tartana spagnola approdata a Porto Conte, nei pressi di Alghero. Dal Nord della Sardegna il morbo si era propagato rapidamente sino alle zone più meridionali e si contavano centinaia di morti al giorno. Nel volgere di pochi anni, dal 1652 al 1656, la popolazione era stata decimata. A Cagliari la peste era giunta solo nell’ottobre del 1655 e la prima vittima illustre fu l’arcivescovo mons. Bernardo de La Cabra la cui morte venne a lungo tenuta segreta. Ma il focolaio si estese e, nell’ottobre del 1656, infuriò in proporzioni sempre più preoccupanti. Si registrarono punte giornaliere di duecento morti2. Ai cagliaritani, non essendosi rivelato sufficiente l’intervento dei luminari della scienza, non restava che rivolgersi al Cielo. La richiesta di protezione si rivolse a sant’Efisio cui, fin dalle prime notizie del diffondersi del morbo in Sardegna, si erano elevate preghiere ed il cui simulacro era stato esposto in Cattedrale. Il voto risale all’11 luglio del 1652 allorchè la città non aveva ancora risentito della peste che invece divampava in diversi centri dell’Isola: insomma, meglio prevenire che curare. Cagliari venne dichiarata “infetta” solo il 6 marzo del 1656. Con sant’Efisio la città doveva avere un ottimo rapporto ove si consideri che, già nel 1548, l’Amministrazione civica si riconobbe sua debitrice attraverso l’istituzione di un censo per la celebrazione di messe nella chiesa di Stampace: la stessa da cui tuttora prende avvio la processione. E tutto ciò accadeva nonostante Efisio non fosse uno dei santi più “accreditati” dalla Chiesa tant’è che più d’uno aveva dubitato persino della sua storicità. Altri si erano affannati alla ricerca delle “prove”. Tutto inutile posto che nessuna prova é necessaria a chi crede e qualsiasi prova non sarebbe sufficiente per chi non crede. Dunque, prendere o lasciare. Del resto il tramandarsi della fama di un santo e della devozione popolare, che ne alimentano e rafforzano il ricordo nei secoli, non garantiscono di per sé né la certezza della sua esistenza storica, né l’antichità del culto. Che la tradizione si fondi su verità o leggenda poco importa: ciò che conta é che abbia avuto la forza di arrivare sino a noi, attraverso i secoli, da quando per la prima volta il simulacro del santo-guerriero (che alla spada e alla corazza accompagna la palma del martirio) si trovò circondato da genti appositamente venute da ogni contrada dell’Isola a ringraziare e pregare: era il 1657.