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Questo momento di intensa attività e di scambi intellettuali viene bruscamente interrotto. Da qualche tempo le posizioni di Nivola nei confronti del regime si sono fatte più critiche; i contatti stabiliti nei suoi viaggi parigini con Emilio Lussu e altri antifascisti hanno risvegliato in lui un’embrionale coscienza politica. Questo atteggiamento si rafforza nel 1937, quando, inviato all’Esposizione di Parigi per decorarvi il padiglione italiano, si trova di fronte alle tragiche testimonianze dell’avanzata franchista presentate nel padiglione dei repubblicani spagnoli. Nel 1938 gli eventi precipitano: davanti alla minaccia delle leggi razziali sposa Ruth Guggenheim e si reca con lei a Parigi; di qui, avendo saputo di essere ricercato in Italia, parte per gli Stati Uniti. Nei primi mesi dell’esilio torna alla pittura da cavalletto, spinto da ovvie ragioni pratiche (i quadri sono facilmente trasportabili), ma anche da un bisogno di introspezione. «Per tanto tempo – scriverà poi – sono stato una specie di nomade, ho vissuto, cioè, in una condizione che con la pittura può anche conciliarsi». Oltre che in senso letterale, perché costretto a spostarsi di luogo in luogo, è nomade perché ha smarrito il suo ancoraggio culturale e lo status professionale, per quanto ambiguo e provvisorio, che aveva cominciato a costruirsi. Nel naufragio di ogni certezza, la pittura diventa uno strumento di esplorazione di sé, il mezzo per una disperata ricerca di fondamenti. Non stupisce che, fra i dipinti di questo periodo, molti siano ritratti della moglie, intorno alla quale si raccoglie ora il suo orizzonte: opere dominate da un senso di fragilità e inquietudine, in cui le pennellate veloci, cariche di tensione espressionistica, si addensano a definire il volto sottile di Ruth, centro di un universo instabile e fluttuante. In Ruth con autoritratto, se l’atteggiamento della giovane donna suggerisce una passiva identificazione con l’immagine del marito, il ritratto di lui – custodito nel grembo come un feto – la investe dell’autorità di un ruolo quasi materno. E, in un certo senso, Ruth è davvero per Nivola la seconda madre, colei che lo ha “rimesso al mondo” traghettandolo verso un nuovo destino. Forse per questo sembra a tratti identificarsi con la terra: in Nudo femminile con paesaggio marino (1938), quadro pervaso da un’atmosfera fosca, satura di dramma incombente, il suo corpo, steso in una posa alla Velázquez su una spiaggia da cui una nave sta per salpare, rima con la linea morbida della costa, si immedesima con la terra che la nave si appresta a lasciare. Se il corpo di Ruth diviene per un attimo metafora della patria abbandonata, quest’ultima (non l’Italia, ma la Sardegna) è evocata con l’amorosa precisione della nostalgia nell’olio Veduta di Orani. Il villaggio natale, ripreso dall’alto, si spiana come in una carta topografica. L’occhio abbraccia dapprima l’insieme, case e orti nei toni caldi del rosso, ocra, mattone, celeste, verde oliva, descritti con una nitida minuzia che ha suggerito paragoni con gli sfondi di paese della pittura medievale o fiamminga; quindi scopre una miriade di piccole figure, uomini, donne, animali da cortile; una famiglia di maiali se ne va tranquilla, un cane abbaia, un cavallo s’imbizzarrisce. Solo più tardi ci si accorge che le minuscole figure umane accorrono in colonna verso un edificio in fiamme: il paese, come un formicaio, si mobilita per far fronte alla minaccia comune, il dramma appena sorto sta per essere placato, il brulichio delle esistenze individuali si riassorbe nell’ordine collettivo che le protegge e le giustifica. 



Nel 1967 lo scultore Costantino Nivola progetta il nuovo assetto della piazza Sebastiano Satta a Nuoro, dedicata al massimo poeta sardo del primo Novecento. Contro la tendenza, ancora oggi frequente in Sardegna, a conferire agli spazi urbani, in sede di "restauro", una piatta stereometria rinascimentale, Nivola mantiene l'andamento inclinato della piazza, che favorisce il raccordo fra il quartiere storico di San Pietro e l'espansione della città nuova nel corso Garibaldi, e ne dissemina la superficie di grandi massi granitici. Nelle cavità delle pietre colloca piccole sculture in bronzo che ritraggono Satta nei suoi vari ruoli e atteggiamenti di poeta, avvocato, padre, gaudente, e che, dopo il forte impatto visivo dei macigni, richiedono una visione ravvicinata; il tutto è racchiuso da una quinta di case dipinte in bianco e unificato dalla pavimentazione e dai sedili in pietra squadrata che emergono plasticamente dalla geometria del lastricato. Da un lato, Nivola accantona così l'omaggio all'"uomo illustre" per lasciare il posto alla commemorazione affettuosa di un cittadino nelle cui azioni tutta la comunità locale può riconoscersi; dall'altro, rispettando il valore della piazza come "pausa" nel tessuto urbano, ne valorizza il carattere di "interno" e crea un ambiente in cui prevalgono gli accenti della fruizione intima, privata. 