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Alla fine del 1923, il Comune di Nuoro concludeva l’iter burocratico per dare esecutività alla delibera per la decorazione e l’arredamento della Sala del Consiglio e della Giunta. Delitala vince il concorso con un progetto che, oltre a ispirarsi ai motivi dell’arte sarda e ad avvenimenti della storia isolana, come richiesto, risolve, con grande abilità e raffinata semplicità, i problemi decorativi e strutturali. Prevede quattro pannelli sulle porte antistanti il corridoio d’ingresso, posti, con geometrica razionalità, simmetricamente di fronte alle quattro grandi finestre che si affacciavano sul Corso. L’esperienza della pittura veneta, rinvigorita da qualche breve soggiorno a Venezia durante l’esecuzione dei lavori per Nuoro, si rivela in tutta la sua importanza nell’abilità con la quale Delitala riesce a far giocare, in un rapporto dialettico di scambio, luce e colore, evidente in tutte le lunette. Nell’ottobre di quel 1924, il Consiglio Comunale di Nuoro, dopo aver sentito il parere di una nuova commissione, affida a Delitala il completamento della decorazione della Sala con una tela che avrebbe dovuto celebrare un episodio della storia sarda, possibilmente nuorese, da collocarsi nella parete soprastante il seggio elettorale. L’opera, ultimata nel gennaio del 1926, raffigura un avvenimento relativo alla storia di Nuoro che il pittore aveva scelto dopo ampie consultazioni di archivio: il 6 gennaio 1772 il sindaco, i consiglieri e la popolazione tutta si erano riuniti nella Casa Comunale per celebrare una sorta di processo all’arrendadore, l’avido esattore delle tasse, imposte dal feudatario, il marchese di Orani che risiedeva in Spagna. Il processo si era concluso con la cacciata da Nuoro dell’uomo che riscuoteva le arrende, un certo Mureddu di Fonni, con la minaccia di morte per lui e per lo stesso marchese se avessero osato ritornare nel paese.
Terminata la tela de La cacciata dell’arrendadore, il Municipio di Lanusei affida a Delitala la decorazione della chiesa parrocchiale, oggi Duomo, dedicata a Santa Maria Maddalena, che egli realizza dal 1926 al 1927 e che rientra in quel processo di intervento globale nella struttura, dagli ornati agli arredi, iniziato con la Sala Consiliare di Nuoro, secondo una prassi che vedremo continuare e intensificarsi negli anni a seguire. L’artista distingue fra le opere da installare nello spazio che delimita l’altare e quelle della volta. Le prime sono costituite da tre grandi tele, raffiguranti la Natività, la Pietà e la Crocifissione.
Durante le pause che interrompevano le grandi imprese, Delitala cerca la quiete nel suo studio per dedicarsi alle opere da cavalletto, ritraendo se stesso con il pennello e la tavolozza ricca di colori, ma soprattutto fissando sulla tela alcune care figure di familiari e di amici, tra le quali spiccano quelle di Enrico Berlinguer, della figlia Iole e quella di suo padre, ritratto nel 1929, poco prima della morte: un omaggio alla signorile figura dell’amato medico condotto che si staglia sullo sfondo di Orani, secondo uno schema iconografico caro anche a Carmelo Floris e a Stanis Dessy. Nel 1931 il matrimonio con Delia Satta Branca. L’artista fa celebrare le sue nozze nella Cappella dell’Arcivescovado di Sassari, appena conclusa, per la quale aveva eseguito l’intero progetto di decorazione, dagli stucchi ai dipinti per l’altare, agli arredi lignei, con una ricchezza di soluzioni compositive attente, però, a conservare l’austerità dell’insieme attraverso una sobria unitarietà.
