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Capoluogo con Tempio Pausania della provincia di Olbia-Tempio in Sardegna, la città è una delle principali dell'Isola, realtà industriale e commerciale in piena espansione. Ricca di insediamenti turistici molto conosciuti, tra i quali Porto Rotondo, è dotata di infrastrutture che ne fanno, attualmente, un polo turistico molto importante per l'intera Isola. Olbia è il motore economico della provincia e uno dei più importanti della regione. Nell' aeroporto Olbia-Costa Smeralda, infatti, sono transitati nel 2006 1.765.507 passeggeri, secondo aeroporto isolano, (fonte ENAC) mentre il porto dell'Isola Bianca, assicura i collegamenti quotidiani con la penisola ed è il primo porto italiano per traffico passeggeri. L'autorità portuale comprende anche lo scalo di Golfo Aranci, distante 15 chilometri. Olbia, situata sulla costa nord-orientale, si estende in un tratto di pianura sulla riva dell'omonimo Golfo. Il porto, intorno al quale ha sempre gravitato l'economia olbiese, è l'approdo sardo più adatto alla navigazione da e per la penisola.
Compagnie operanti sullo scalo:













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Se c’è un aspetto del paesaggio che colpisce navigando tra le isole è il contrasto tra la le pareti verticali di Tavolara, che sotto il sole dell’estate sembrano voler abbagliare con il loro biancore, e le forme dolci, dai colori
rosati, del granito della costa e delle altre isole. Il calcare di Tavolara è quello che resta dell’imponente copertura calcarea che risale al periodo mesozoico e che lungo la costa orientale della Sardegna si conserva solo qui, a Capo Figari e nel Golfo di Orosei. Il calcare di Tavolara porta ben riconoscibili i segni dello scorrere del tempo: grandi e piccole cavità si aprono fuori dall’acqua e sott’acqua, segno del carsismo tipico delle zone sedimentarie. Una delle forme più caratteristiche è il grande arco ad est dell’isola, residuo del crollo di una grande grotta. Ma sui calcari di Tavolara è ben visibile anche l’evoluzione del rapporto tra terra e mare. A circa 8 metri d’altezza in vari punti della falesia orientale è evidente il solco di battente fossile che indica dove fosse il livello del mare circa 120.000 anni fa. Così come sotto la superficie del mare sono visibili i resti di condotti carsici smantellati dalle onde e altri solchi di battente che testimoniano della risalita delle acque da quando, circa 18.000 anni fa, esse si abbassarono fino a circa 120 metri in meno rispetto al livello attuale. Di questa risalita le testimonianze più evidenti sono però le cosiddette strade romane. Ben visibili ai lati dello Spalmatore di Terra, in realtà sono beach rocks, cioè spiagge fossili collocate ai vari livelli nei quali il mare sostò nelle pause della risalita. L’azione degli agenti atmosferici e marini ha modellato anche il granito che per la sua natura cristallina subisce però evoluzioni diverse. Dovunque fuori e dentro l’acqua sono evidenti i tafoni, caratteristiche forme dell’erosione che costruiscono le architetture più varie, partendo dal distacco di un primo minuscolo cristallo, aspostato dal vento e dall’acqua. Ad addolcire le forme della roccia ci pensa nelle isole maggiori la rigogliosa macchia mediterranea, che sia a Molara che a Tavolara ha anche alcune formazioni arboree. Ma sono le piante endemiche, più di 30 specie, a costituire il patrimonio più prezioso. Ben sette sono state descritte per la prima volta sulla base di esemplari raccolti a Tavolara. Di queste Asperula deficiens è esclusiva di Tavolara ed è per questo una delle piante più rare del mondo. Così lungo i sentieri e tra i dirupi è possibile scoprire piante altrove molto localizzate come Centaurea horrida, un paleoendemismo che forma classici pulvini spinosi nella zona di Punta Timone, e Centaurea filiformis, dai ciuffi spettinati, diffusa un pò dovunque sui calcari. Vicino ai ristoranti si incontrano i fiori viola e bianchi del semprevivo (Limonium sinuatum); in riva al mare, ma anche a 100 metri di altezza, vive il Limonium hermaeum, endemismo dei calcari occidentali della Sardegna, il cui nome ricorda la denominazione romana dell'isola, Hermaea insula appunto. Ai piedi delle falesie si incontrano nelle zone in ombra i calici azzurri della Campanula forsythii.
Indifferente al substrato, Erodium corsicum colonizza le spaccature: è un piccolo geranio endemico di Sardegna e Corsica. Per chi conosce le isole bruciate dal sole nel periodo estivo, la primavera offre uno spettacolo inaspettato. Tra pietre e vegetazione su Tavolara, Molara e Molarotto vivono alcune delle più importanti colonie di uccelli marini del Mediterraneo. La popolazione stimata delle berte minori è di circa 7000 coppie nidificanti. I nidi occupano ogni tipo di anfratto soprattutto nei versanti orientali di Tavolara e Molara. Più problematica la stima delle coppie di berta maggiore, che viene osservata in ogni periodo dell'anno in gruppi di 30-40 individui. Forse la presenza più caratteristica è quella del marangone dal ciuffo. Già a dicembre gli adulti mettono la livrea nuziale: il becco diventa giallo carico, l'occhio di un verde smeraldo e il piumaggio assume un aspetto brillante con iridescenze verdi. La cresta è eretta sul capo e da quel momento ogni spaccatura, ogni cespuglio ospita almeno una coppia.
A Tavolara si possono contare più di 300 nidi, ma è a Molarotto dove il marangone la fa da padrone. Sul piccolo scoglio occupa tutti gli anfratti, si nasconde tra i malvoni e molti nidi dei ritardatari sono allo scoperto. A volte formano grandi gruppi e pescano insieme: se la mangianza è abbondante può capitare di vederli assieme a berte, gabbiani reali e corsi. Può succedere anche di vedere due, tre delfini (Tursiops truncatus) entrare nel gruppo per associarsi al banchetto. Sono scene non da "alta stagione" ovviamente, ma in autunno ed in inverno fino all'inizio della primavera nel mare di Tavolara, Molara e Molarotto succede anche questo. I gabbiani reali nel periodo riproduttivo occupano tutte le isole, con più di 1000 coppie nidificanti. A Molara nidifica il gabbiano corso. La colonia, accerchiata dai gabbiani reali, negli ultimi anni ha cambiato sito più volte, ma il numero delle coppie è sempre considerevole. Fuori dal periodo riproduttivo i corsi si disperdono lungo la costa, avvicinandosi a riva: ma non perdono quel non so che di nobile che li distingue dai reali. Hanno il volo più lieve e manovrano con maggiore destrezza. Sulle piccole isole di granito nidificano le sterne comuni: coppie isolate depongono le uova sulla roccia e difendono accanitamente il nido da qualsiasi intruso. Ospiti recenti delle isole più piccole sono le garzette. Eleganti aironi dalla livrea candida, becco nero, zampe nere e piedi gialli, formano piccole colonie dove i nidi sono quasi al suolo uno a ridosso dell’altro. Le alte falesie di Tavolara ospitano indisturbate almeno 3 coppie di falco pellegrino, oltre alla poiana ed al gheppio. Ma è l’aquila reale sicuramente la presenza faunistica più importante. Da alcuni anni una coppia si riproduce stabilmente sull’isola ed ogni anno si possono osservare le evoluzioni ancora incerte del piccolo facilmente riconoscibile per le macchie bianche sulle ali scure. Tavolara è forse nel Mediterraneo l’unica piccola isola ad ospitare il nido del nobile rapace. Le aquile spesso si spostano sull’isola maggiore per rimpinguare la dieta, ma cercano prede anche nelle colonie dei gabbiani, predano qualche capretto dai denti d’oro. Ennesima leggenda quella che vuole le capre di Tavolara come rappresentanti di una razza endemica caratterizzata da una patina dorata sulla dentatura. In realtà le capre di Tavolara sono solo le dirette discendenti di quelle abbandonate a metà anni sessanta dagli abitanti dell'isola quando, con la costruzione della base militare, si trasferirono sulla terraferma.







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