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Settimana Santa in Sardegna :: La Settimana Santa in Sardegna è un'esperienza unica ed emozionante.

Cultura Sarda > Sagre, Manifestazioni Sacre e Popolari
Foto di Wagner Max Leopold Cagliari Processione de S'Incontru 1915, la Settimana Santa in Sardegna informazioni storiche e culturali, informazioni turistiche sui Riti Religiosi Pasquali in Sardegna.
I Riti della Settimana Santa
La Settimana Santa in Sardegna è un'esperienza unica ed emozionante. Secolari tradizioni di origine spagnola si fondono con antichissime usanze mistico-religiose locali (campidanesi, logudoresi e barbaricine) per dar vita a riti, processioni e momenti corali di grande forza espressiva e suggestione. Risaltano soprattutto le processioni dei Misteri, i toccanti riti della deposizione dalla croce ("Su Scravamentu") e l'incontro tra la statua di Gesù e della Madonna ("S'Incontru") per le vie dei paesi. Un ruolo di particolare importanza lo svolgono le Confraternite che curano le sacre rappresentazioni e sfilano nei loro suggestivi costumi, intonando canti religiosi in latino e sardo, le cui origini risalgono anche al Medioevo.




I Riti della Settimana Santa ad Alghero in Sardegna. Alghero Cristo in Croce.
I Riti della Settimana Santa ad Alghero in Sardegna. Alghero processione del venerdì Santo.
Settimana Santa di Alghero
I riti della Settimana Santa di Alghero coinvolgono numerose confraternite sia italiane che catalane e sono organizzati dalla Confraternita della Misericordia, detta anche dei Germans Blancs, con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale. Al centro dei festeggiamenti è un simulacro seicentesco in legno del Crocifisso, Lo Sant Crist de la Misericòrdia, custodito dalla Confraternita del Gonfalone nella chiesa della Misericordia. Le celebrazioni prendono il via con la Processione dell'Addolorata che ha luogo nel tardo pomeriggio, verso l'imbrunire del Venerdì di Passione. Alla luce delle fiaccole rosse dette farols, portate dalle donne, il simulacro della Vergine dei Sette Dolori si muove dalla chiesa di San Francesco per le vie del centro storico. Dell'immagine della Vergine Addolorata si conservano ad Alghero, in differenti chiese, quattro copie utilizzate in cerimonie diverse. Il Martedì Santo ha luogo la Processò dels Misteris (la Processione dei Misteri) che parte dalla chiesa di San Francesco e si dirige verso la cattedrale di Santa Maria accompagnando le sei statue, portate a spalla, che rappresentano i momenti più significativi della Passione di Cristo e che coincidono con i cinque misteri dolorosi del Rosario. Queste statue rappresentano nell’ordine: Gesù nell'orto degli ulivi, la flagellazione, l'incoronazione di spine, Gesù che porta il fardello della Croce, il Cristo Crocifisso e, infine, chiude il corteo Maria Addolorata. Le celebrazioni proseguono il Giovedì Santo con le due cerimonie de las cerques e dell'Arboramento. La prima di queste processioni, quella de Las Cerques, muove dalla chiesa della Misericordia, sede della Confraternita, portando una piccola statua di Nostra Signora dei Sette Dolori che, vagando di chiesa in chiesa, cerca disperatamente il figlio. La ricerca non dà alcun esito e così la processione tristemente riaccompagna alla chiesa della Misericordia la Madonna (sino alla metà del Novecento la processione partiva e si concludeva nell'antica chiesa del Rosario ora sede del Museo Diocesano). Concluso il rito de las cerques dalla stessa chiesa parte il Santcristus accompagnato in una lunga, sommessa e suggestiva processione che termina in cattedrale per il Rito dell'Arborament (termine in cui si opera una sorta di sintesi popolare fra l'espressione biblica e liturgica arbor crucis e il termine arborar utilizzato dai marinai algheresi per indicare l'azione di issare le vele). Il Santcristus giunge in cattedrale per la solenne cerimonia dell'innalzamento sulla croce ad opera dei confratelli della Misericordia. Da quel momento, e per tutta la giornata successiva, il Cristo in Croce, vegliato a turno dai confratelli, è venerato da una folla di fedeli che gli sosta accanto in mesto raccoglimento. La celebrazione del Venerdì Santo ha inizio verso le otto di sera dopo l'adorazione della Croce che viene detta popolarmente la Missa Fugi Fugi e si svolge in cattedrale. Un corteo diretto alla chiesa di Santa Maria, muovendosi dalla chiesa della Misericordia e procedendo lungo le viuzze della città vecchia, porta oltre agli strumenti che occorrono per schiodare Gesù dalla Croce (tenaglie e martello) anche le scale su cui saliranno due dei quattro barons per effettuare l'opera. Questi, anticamente scelti solo fra i cittadini nobili o laureati, ora fra i confratelli della Misericordia, impersonano Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea. Sfilano in questa processione anche le statue di San Giovanni e dell'Addolorata che accompagnano la bara in cui verrà deposto il corpo di Cristo, mirabile opera in stile barocco interamente decorata in oro zecchino, chiamata dalla popolazione bressol (culla). Il momento più intenso e drammatico di questa giornata e di tutta la Settimana Santa è il rito del Desclavament, con il quale ogni anno la collettività rivive il doloroso momento della depositio. Il rito inizia non appena la processione entra in cattedrale ed ogni personaggio della sacra rappresentazione si colloca al suo posto. Il predicatore dà l'incipit ad un sermone che fino a non molti anni fa utilizzava l'antica lingua della città; questo rievoca con ritmo cadenzato la vita di Gesù soffermandosi sui eventi salienti della Passione, fino a giungere al momento culminante della celebrazione, quello della deposizione. Si avvia quindi la processione durante la quale il simulacro è portato, con tutti i simboli della Passione, lungo le vie della città illuminata dai farols e dalle luci dei lampioni che per l'occasione vengono ricoperti da un drappo rosso. Il rito si conclude a notte fonda nell'oratorio della Misericordia. Nella mattina della domenica di Pasqua, intorno alle dieci, si assiste all'Incontro fra le due statue del Cristo Risorto e della Madonna Gloriosa. Contemporaneamente dalle chiese di San Francesco e della Misericordia escono due distinte processioni che accompagnano, rispettivamente, la Vergine e il Cristo Trionfante. Queste si incontrano fra la folla festante, gli spari a salve dei fucili e dei mortaretti e, in segno di gloria, il suono festoso delle campane di tutte le chiese. Le due statue si inchinano l'una all'altra e le due processioni si fondono in una, proseguendo per un breve itinerario accompagnate dalle corporazioni di arti e mestieri (gremi) con i loro vessilli. Successivamente le due statue rientrano alla Misericordia, dove si celebra la Messa pasquale in lingua catalana e avviene la distribuzione del pane benedetto.
Storia dell'evento I Riti della Settimana Santa, risalenti molto probabilmente alla fine del XVI secolo, si collocano nel periodo della riforma cattolica. La Confraternita di Nostra Signora della Misericordia (Confraria dels Germans Blancs), affonda le proprie origini nel movimento penitenziale dei Disciplinati Bianchi. Unita all'Arciconfraternita del Gonfalone, in principio aveva il compito di raccogliere le elemosine per la redenzione dei cristiani ridotti in schiavitù dai corsari barbareschi. Intorno alla metà del Seicento la Confraternita decise di costruire l'oratorio della Misericordia, all'interno del quale verrà custodito il simulacro seicentesco del Crocifisso. Ancora oggi la Settima Santa di Alghero è un evento molto sentito dalla popolazione, oltre che un momento di forte richiamo turistico in quanto attira fedeli e turisti da ogni parte della Sardegna e dalle comunità catalane della Spagna.

Cagliari arrivo del simulacro del Cristo in cattedrale. I Riti della Settimana Santa a Cagliari.
Cagliari Confratelli della Confraternita della solitudine trasportano il simulacro del Cristo. I Riti della Settimana Santa a Cagliari.
Settimana Santa di Cagliari
In Sardegna, la festa tradizionale della Pasqua, Sa Pasca Manna, è un evento religioso particolarmente sentito e si articola in una serie di riti, processioni e momenti corali che, facendo rivivere i momenti più significativi della Passione di Cristo, coinvolgono profondamente fedeli e turisti per le forti emozioni che riescono a suscitare. Tra i momenti più intensi della vita religiosa di Cagliari c'è la Settimana Santa che, mantenendo viva la tradizione e rivelando l'influenza spagnola, si svolge nei quartieri storici e nelle antiche chiese della città. Le Confraternite coinvolte nei riti della Settimana Santa di Cagliari sono l'Arciconfraternita della Solitudine, l'Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso e l'Arciconfraternita del Gonfalone sotto l'egida di Sant'Efisio Martire. A Cagliari le celebrazioni pasquali hanno inizio il venerdì precedente la Domenica delle Palme, quando ha luogo la Processione dei Misteri (Is Misterius), organizzata dall'Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso che ha sede nell'Oratorio omonimo sito in piazza San Giacomo. L'istituzione della confraternita si fa risalire alla metà del secolo XVI quando ebbe la sua sede nella cappella del Crocefisso situata all'interno della chiesa di San Giacomo; un atto notarile testimonia che nel 1616 divenne Arciconfraternita aggregandosi a quella di San Marcello in Roma. Partendo dall'Oratorio del SS.Crocifisso, i membri dell'Arciconfraternita portano in processione i sette simulacri popolarmente chiamati "Santi Misteri" o "Sacri Misteri" (statue lignee del 1750 circa, opera dello scultore Giuseppe Antonio Lonis di Senorbì, la cui bottega era nell'antico quartiere cagliaritano di Stampace): i simulacri visitano ciascuno una delle sette chiese del centro storico, simbolo delle sette stazioni della Via Crucis, intonando un canto corale a quattro voci tramandato oralmente. Tali canti, eseguiti con una tecnica di canto polifonico definito "falsobordone", rappresentano il dialogo che intercorre tra la comunità e Dio. Il Martedì Santo si svolge la processione dei Misteri di Stampace (una tradizione interrotta quarantadue anni fa e ripresa da due anni), organizzata dall'associazione Cuccurus Cottus e dalla compagnia degli Artieri. Anche questi simulacri sono opera del Lonis e sono portati in processione partendo dalla chiesa di San Michele in via Azuni, facendo sosta in sette chiese, inclusa la Cattedrale. Il Mercoledì Santo le consorelle del Santissimo Crocifisso vestono a lutto la statua della Madonna Addolorata (la Vestizione), mentre il Giovedì Santo inchiodano alla croce il simulacro del Cristo (la Crocifissione). Tali riti sono seguiti dall'adorazione del Cristo, mentre le donne portano in chiesa Is Nenneris, il grano fatto germogliare al buio in un piatto affinché assuma un colore verde pallido, simbolo della Morte e della Resurrezione. La medesima cerimonia ha luogo anche nella chiesa di San Giovanni, sede dell'Arciconfraternita della Solitudine. Dalla chiesa di Sant'Efisio, sede della confraternita del Gonfalone nel quartiere di Stampace, si avvia la processione delle Sette Chiese in cui la statua di Sant'Efisio listato a lutto (col pennacchio nero) entra nelle diverse chiese. Il Venerdì Santo si svolge l'evento centrale delle celebrazioni, la processione della statua di Gesù Crocefisso, sovrastato da un baldacchino, dalla chiesa di San Giovanni diretto alla Cattedrale. Il Cristo è accompagnato in processione anche dalla statua della Madonna Addolorata, con il petto trafitto dalla spada dei sette dolori, accompagnata da due bambini che impersonano San Giovanni e Maria Maddalena. La processione è aperta da due stendardi del XVIII secolo con i simboli della passione: il gallo, i chiodi, la spada, oltre al mantello e ai dadi dei soldati romani. Il corteo segue un preciso rituale, accompagnato da rulli di tamburi e canti tradizionali, fino al momento in cui si raggiunge la Cattedrale e il Crocefisso viene consegnato nelle mani del sagrestano mentre la Vergine è riportata nella chiesa di San Giovanni. La processione è curata dall'Arciconfraternita della Solitudine; questa, istituita nel 1603 come Confraternita, divenne Arciconfraternita nel 1616 quando si aggregò all'Arciconfraternita della SS. Trinità in Roma. Sempre il Venerdì Santo si svolgono altre due processioni: la prima, organizzata dall'Arciconfraternita del Crocefisso, parte dall'Oratorio omonimo sito in piazza di San Giacomo e arriva alla chiesa di San Lucifero, mentre la seconda, curata dall'Arciconfraternita del Gonfalone parte dalla chiesa di Sant'Efisio e in essa fa ritorno dopo aver attraversato il quartiere Stampace. II Sabato Santo è caratterizzato dal rito de Su Scravamentu, la deposizione dalla croce del Cristo morto; il Cristo, disteso su una lettiga rivestita di veli e pizzi, sarà poi accompagnato alla Chiesa di San Giovanni durante il pomeriggio. La mattina della Domenica di Pasqua si celebra S'Incontru (l'incontro), il ricongiungimento delle due processioni con i simulacri della Madonna e del Cristo Risorto: provenienti da direzioni opposte, quando si ritrovano uno di fronte all'altro,i simulacri si salutano con un triplice inchino tra gli applausi della folla e quindi, affiancati, fanno rientro in Chiesa dove sarà celebrata la messa solenne. La gioia del momento si riflette sull'abbigliamento delle statue: il Cristo ha una fascia rossa e oro e l'aureola per simboleggiare l'avvenuta Resurrezione, mentre la Vergine indossa un abito bianco e oro con il mantello azzurro, il velo di pizzo e la corona, e ha tra le mani un mazzo di fiori. Suggestivi anche i colori che invadono le vie della città in occasione delle processioni: gli uomini sfilano vestiti con semplici tuniche bianche legate in vita da un cordone. Di bianco sono vestiti i coristi che intonano canti religiosi (canti del Metastasio e l'Ave Maria in sardo). Il Lunedì di Pasqua a Cagliari si svolge una particolare processione votiva dedicata a Sant'Efisio: un'anticipazione della Sagra di maggio in onore del martire patrono della Sardegna. Il corteo guidato dall'Arciconfraternita del Gonfalone accompagna dalla chiesa di Sant'Efisio fino alla cattedrale la statua del Santo, scolpita da Giuseppe Antonio Lonis nel Settecento. Il simulacro è vestito con la corazza, un manto rosso e l'elmo decorato da piume di struzzo. Secondo la tradizione il Santo viene portato in processione in ricordo della sua intercessione nel 1793 quando le navi francesi che attaccavano Cagliari vennero portate via dal vento impetuoso.
Storia dell'evento Le celebrazioni della Settimana Santa in Sardegna traggono la loro origine principalmente dai riti tradizionali portati nell'isola dalla cultura spagnola e risalenti al 1600: come in altri centri dell'isola, infatti, a Cagliari le liturgie della rappresentazione della passione e morte del Cristo vengono ancora celebrate con antichi cerimoniali di ascendenza medievale, mediati dalla tradizione iberica. Dalla tradizione spagnola, ad esempio, proviene l'iconografia della Vergine Dolente, protagonista delle celebrazioni. Ai riti di origine iberica si sovrappongo poi elementi che provengono dalle ancora più antiche tradizioni campidanesi, logudoresi e barbaricine. A elementi di origine precristiana e in particolare al mito fenicio di Adone che celebrava la morte e rinascita della vegetazione, risale infatti la tradizione di seminare, il Mercoledì delle Ceneri, in piatti pieni di terra o di bambagia chicchi di grano o di legumi che, lasciati al buio, germogliano in fitti ciuffi di foglie lunghe e strette di colore giallo: nascono così le piantine di is nenniris che vengono esposte nelle cappelle delle chiese in cui, il Giovedì Santo, vengono allestiti i Sepolcri e adorato il Santissimo Sacramento, e che in passato venivano poi essiccate e utilizzate per le fumigazioni contro i malanni.

Foto di Wagner Max Leopold Cagliari Processione de S'Incontru 1915, la Settimana Santa in Sardegna informazioni storiche e culturali, informazioni turistiche sui Riti Religiosi Pasquali in Sardegna.
L’immagine illustra un momento del rito conclusivo della Settimana Santa, denominato S’incontru. Il giorno di Pasqua, il simulacro della Madonna, dismesse le vesti del lutto e indossato un abito bianco guarnito d’oro sul quale si distende un manto azzurro in parte coperto dal velo di pizzo fine che orna il capo già cinto da una corona d’argento, sfila in direzione del Risorto. A sua volta la statua del Cristo, sostituito il dolente crocefisso, simboleggia nell’aureola e nel drappo che ricade di traverso la gloria della Resurrezione. Giunte al centro del percorso, le due opposte processioni, accompagnate dai Germanus delle confraternite che animano le celebrazioni, si fronteggiano celebrando l’incontro della Madre col Figlio con un triplice inchino dei simulacri per proseguire poi insieme fino all’edificio di culto ove è officiata la messa solenne. Qui, la mattina della domenica, tre distinte processioni, coordinate da altrettante confraternite, rinnovano il rito de S’incontru snodandosi lungo le vie dei quartieri storici di Villanova, Stampace e Marina. Quale dei cortei sia qui rappresentato non è semplice a dirsi. Tenuto conto che il rientro dei due simulacri alla parrocchia del quartiere sfila in un caso lungo la via Garibaldi e negli altri attraverso corso Vittorio Emanuele e via Roma, la struttura dei fabbricati, il numero degli esercizi commerciali, la larghezza della via, la presenza della bordura d’alberi a bordo strada suggerirebbero per la foto la localizzazione in corso Vittorio Emanuele.

Manoscritto con inchiostro nero sulla busta contenente la lastra: Osterprozession, Begegnung von Christus u. Maria. Da sottolineare il riscontro dei dati forniti nel Dizionario Etimologico, alla voce inkontrare, Wagner, citando il Garzia dei Mutettus cagliaritani, non trascura di segnalare «a Cagliari l’incontro delle due confraternite che escono da due chiese portando una la statua dell’Addolorata, l’altra quella di Gesù risorto il giorno di Pasqua di Resurrezione». Ulteriore dato che conferma la datazione dello scatto è il ricorso al più tradizionale sistema di illuminazione a gas, come dichiara il modello di lampione visibile (la sostituzione dell’impianto nella sola via Roma può dirsi completata solo intorno agli anni Venti).

Castelsardo i Riti della Settimana Santa informazioni storiche e turistiche.
Castelsardo i Riti della Settimana Santa informazioni storiche e turistiche.
Settimana Santa di Castelsardo

I principali riti della Settimana Santa di Castelsardo si svolgono il lunedì successivo alla Domenica delle Palme (Lunissanti), il giovedì (La Prucissioni) ed il venerdì (S'Iscravamentu). I rituali della Settimana Santa si aprono con Lu Lunissanti, il lunedì della Settimana Santa. I membri della Confraternita dell'Oratorio della Santa Croce, prima dell'alba, si recano nella chiesa di Santa Maria dove si celebrano i riti religiosi. I membri della Confraternita si dividono in due gruppi: gli Apostuli e Li Cantori. I primi, vestiti con una tunica bianca stretta in vita da un cordone, prendono il nome di Misteri e hanno il compito di portare i simboli della passione, della crocifissione e della deposizione di Cristo. I secondi, suddivisi in tre "Cori" (Miserere, Stabat Mater e Jesu) a quattro voci e alternati ai Misteri, intonano canti di origine pregregoriana. Ogni gruppo porta con sé un oggetto simbolico: Il Coro del Miserere porta un teschio, il Coro dello Stabat un busto del Cristo e il Coro de Lu Jesus un crocifisso. Terminata la messa, comincia la processione di Cori e Misteri verso la Basilica di Nostra Signora di Tergu; qui i Misteri vengono presentati alla Madonna, accompagnati dall'Attitu (canto funebre). Con il calare della notte nel centro storico del paese, illuminato soltanto da Li Fiaccoli (fiaccole) rette da Li Fraddeddi (i confratelli) e Li Sureddi (le consorelle), ha inizio la fase più affascinante della processione, La Notti Santa; ad aprirla sono Li Appoltuli (gli apostoli) vestiti con l'Abbidu (abito bianco) e Lu Cappucciu (cappuccio conico) che trasportano i Misteri circondati da Li Sureddi. Gli apostoli sono accompagnati da tre Cori e dieci Misteri. Il primo coro Lu Miserere, recante il teschio di un castellanese ignoto, è seguito dal primo gruppo di cinque Misteri; il secondo Coro, Lu Stabat, recante la statua dell'Ecce Homo, precede il secondo gruppo di Misteri. Chiude la processione il coro de Lu Jesus, recante Lu Crocifissu. Nelle prime ore della notte del Giovedì Santo ha inizio La Prucissioni (la processione) con Lu Crucifissu e Maria di lu Pientu (simulacro dell'Addolorata) di origine medievale che ricorda l'incontro tra la Madonna e il Cristo agonizzante, quest'ultimo rappresentato da una statua lignea risalente al Trecento, una delle sculture sacre più antiche dell'Isola. La processione è accompagnata dai due cori della confraternita di Santa Croce, il Miserere e lo Stabat Mater. La giornata di venerdì è dedicata a S'Iscravamentu, sacra rappresentazione della deposizione del Cristo della croce, in forma paraliturgica. Una cerimonia, anch'essa di origine medievale che presenta forti elementi barocchi, rendendola unica nel suo genere. La processione parte dalla Chiesa di Santa Maria ed accompagna in Cattedrale la Madonna Addolorata. Qui il Cristo viene liberato dalla corona di spine e dai chiodi, presentati al popolo ed offerti alla Madonna. La processione si conclude nella chiesa di Santa Maria con l'assalto ai fiori benedetti al contatto con il Corpo del Cristo.
Storia dell'evento Probabilmente le origini di questa festa risalgono al periodo medievale, come confermerebbe la presenza dei canti polifonici. A organizzare tutte le fasi della processione sono i membri delle confraternite, organizzazioni religiose di origine ispanica. Questi sono riusciti a conservare per secoli gli aspetti più profondi del sentimento cristiano nell'Isola. In atmosfere cariche di mistero e sacralità si snodano i cortei composti da confratelli e devoti che, dalle prime ore dell'alba fino al crepuscolo, incedono nelle strade della città sostando nelle chiese. I tre Cori intonano canti antichi probabilmente di origine anteriore alla dominazione catalana, tramandata nel corso dei secoli per tradizione orale. Si tratta del "canto a cuncordu", solitamente versioni locali del Miserere e dello Stabat Mater. Il canto ha la funzione di determinare i tempi dell'azione rituale dando senso all'azione simbolica rappresentata. Il "canto a cuncordu" ha delle regole molto rigide e poco viene lasciato alla libertà di interpretazione del cantore.

Cuglieri I Confratelli davanti alla tavola imbandita con i pani ed i pesci rituali, Settimana Santa a Cuglieri.
Cuglieri i pani e i pesci rituali Settimana Santa.
Settimana Santa di Cuglieri
Con i riti della Settimana Santa, organizzati dalle cinque Confraternite, il paese di Cuglieri rievoca le vicende del processo e la crocifissione di Gesù. Tutte le cerimonie, sparse nelle varie chiese, sono accompagnate da canti liturgici. Le cinque Confraternite, Cunfrarias, che organizzano i riti della Settimana Santa sono: la Confraternita del Convento, la Confraternita di Santa Croce, la Confraternita del Carmelo, la Confraternita di San Giovanni e la Confraternita del Rosario. Quest'ultima fa capo alla Basilica di Santa Maria della Neve (chiesa parrocchiale di Cuglieri). Il Giovedì Santo i riti iniziano con la celebrazione della Santa Messa in Coena Domini, seguita dalla processione de Sas Chilcas, ovvero la ricerca di Gesù per le vie del paese e nelle chiese dove sono stati allestiti i Sepolcri. La mattina del Venerdì Santo viene celebrata la funzione de S'Ingravamentu seguita dalla processione de sa rughe e da quella con il simulacro del Cristo in Croce. La sera viene celebrata la funzione de S'Isgravamentu; una volta terminata, parte la processione di rientro nella chiesa del Convento.
Storia dell'evento Le celebrazioni della Settimana Santa in Sardegna traggono la loro origine principalmente dai riti tradizionali portati nell'isola dalla cultura spagnola e risalenti al 1600. In molti centri dell'isola infatti le liturgie della rappresentazione della passione e morte del Cristo vengono ancora celebrate con antichi cerimoniali di ascendenza medievale, mediati dalla tradizione iberica, così, per esempio, per l’iconografia della Vergine Dolente, protagonista delle celebrazioni. Ai riti di origine iberica si sovrappongo poi elementi che provengono dalle ancora più antiche tradizioni campidanesi, logudoresi e barbaricine. Ad elementi di origine precristiana ed in particolare al mito fenicio di Adone che celebrava la morte e la rinascita della vegetazione risale la tradizione di seminare, il Mercoledì delle Ceneri, in piatti pieni di terra o di bambagia, chicchi di grano o di legumi che, lasciati al buio, germogliano in fitti ciuffi di foglie lunghe e strette di colore giallo. Nascono così le piantine di is nenniris o nenneros, esposte nelle cappelle delle chiese in cui il Giovedì Santo si allestiscono i Sepolcri e si adora il Santissimo Sacramento e, in passato, lasciate essiccare ed utilizzate per le fumigazioni contro i malanni. Nella giornata di Sabato Santo si ripete la funzione de Sas Chilcas.

Iglesias la processione dei Misteri Settimana Santa.
Iglesias la processione delle Consorelle per le vie del centro storico, Settimana Santa a Iglesias.
Settimana Santa di Iglesias
Durante la Settimana Santa di Iglesias, i riferimenti, le atmosfere della cultura e delle influenze iberiche sono molto evidenti. Protagonista della Processione del Martedì Santo è l'Arciconfraternita del Santo Monte che, oltre ad assistere i bisognosi, si occupa principalmente dei riti della Settimana Santa. I confratelli, anche chiamati Germani (dallo spagnolo Hermanos), indossano un abito bianco inamidato e ornato di fiocchi neri, sfilano in processione con sa visiera (il cappuccio) che copre il viso. Il Martedì Santo prevede la processione dei Misteri con i sette simulacri che ricordano la Passione di Gesù Cristo. Il primo rappresenta Gesù che prega nell'orto degli ulivi. Sulla portantina preparata la Domenica delle Palme, accanto alla statua, viene sistemato un ulivo con fiori ed essenze mediterranee (alloro, rosmarino, lavanda come da tradizione spagnola) che verranno benedette e distribuite ai fedeli il giorno successivo. Gli altri misteri rappresentano la Cattura, la Flagellazione, l'Ecce Homo, la Salita al Calvario, la Crocifissione, la Vergine Addolorata. Questi simulacri sono portati in spalla da is Baballottis (dal sardo campidanese baballotti, "animaletti"), persone di tutte le età che partecipano alla processione, indossando una veste bianca e il capo coperto da sa visiera che nasconde il volto, ricordando gli antichi disciplinanti iglesienti, riuniti in congregazione nel 1323. La sera del Giovedì Santo, Iglesias si riempie di Baballottis i quali accompagnano il simulacro della Madonna Addolorata che cerca di Gesù nelle chiese della città, al suono dei tamburi e delle matraccas, antichi strumenti costituiti da ruote dentate su un supporto di legno che, fatti roteare, creano frastuono. Negli altari delle chiese addobbate c'è anche Su Nenniri, il piatto in cui è germogliato al buio del grano. La mattina del Venerdì Santo, nel quartiere Sa Costera, si svolge la processione al Monte che ricorda l'ascesa al Calvario. Dentro la chiesetta di San Michele, in un rito privato tra confratelli chiamati gli Obrieri del Descenso, si compie il rito di S'Iscravamentu (la deposizione dalla croce). La statua di Gesù viene deposta su una lettiga (sa lettera) colorata di blu notte con incisioni in oro. In serata, intorno alle venti, si procede con la processione del Descenso, la rappresentazione del funerale di Gesù. Is Vexillas, gli stendardi, aprono questa processione, accompagnati da San Giovanni e dalla Maddalena, impersonati da due bambini (secondo la tradizione entrambi maschi) che indossano abiti di foggia orientale. Seguono Is Varonis (dallo spagnolo varon, maschio, uomo), che rappresentano Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo; sono vestiti con ampi mantelli di velluto marrone e portano in mano tenaglie e martelli. Sotto il baldacchino bianco giace il corpo della statua di Gesù morto in sa lettera, mentre in fondo al corteo sfilano i confratelli dell'Arciconfraternita del Monte con il simulacro dell'Addolorata. Durante la notte del sabato, al canto del Gloria, entra in cattedrale il Cristo Risorto. La mattina della Domenica di Pasqua, ad opera della confraternita di San Giuseppe, si svolgono due processioni: una parte dalla chiesa di San Giuseppe con il simulacro della Madonna e i ragazzi che impersonano la Maddalena e San Giovanni, l'altra dalla cattedrale con Gesù Risorto. Le due processioni seguono itinerari diversi fino al momento in cui avverrà Su Incontru, nello spazio da Via Gramsci a Piazza Sella. I due gruppi si inchinano per 3 volte mano a mano che si avvicinano, per formare una processione unica che si avvia verso la cattedrale dove si svolgerà una messa. La sera del Martedì dopo Pasqua, dopo la Messa Capitolare in cattedrale, avviene la processione di S'inserru: una processione unica che poi si sdoppia con tre inchini e tre saluti man mano che i simulacri di Gesù Risorto e della Madonna si allontanano per essere accompagnati rispettivamente nella chiesa di San Francesco e nella chiesa di Giuseppe.
Storia dell'evento Le celebrazioni della Settimana Santa ad Iglesias, come nel resto della Sardegna, risalgono alla fine del Seicento e risentono profondamente della dominazione spagnola nel Paese. A partire dal nome della città - Iglesias - che significa "Chiese", passando attraverso le volte gotiche della Cattedrale di Santa Chiara, fino ad arrivare al suo sodalizio più antico, l'Arciconfraternita del Santo Monte, organizzatore degli appuntamenti religiosi, l'influsso spagnolo è ovunque vivo. In particolare l'Arciconfraternita del Santo Monte è regolata da antiche consuetudini per lo più rimaste immutate nel corso dei secoli. La confraternita del Santo Monte nasce nel Cinquecento e nel 1616, per bolla di papa Paolo V, viene elevata ad Arciconfraternita. Dalla sua istituzione e fino al 1850 si occupa dell'assistenza ai condannati a morte e ai malati dell'ospedale di San Michele. Tuttora si occupa dei bisognosi. I membri dell'Arciconfraternita, i Germani (dallo spagnolo hermano, fratello) venivano in orgine reclutati tra la classe nobiliare cittadina. Oggi come in passato vestono un abito bianco, inamidato, decorato con fiocchi neri, il cappuccio (sa visiera) copre il volto durante le processioni in segno di umiltà e viene sollevato all'interno delle chiese. Gli Obreri del Descenso sono gli unici a partecipare alla processione del Venerdì Santo a viso scoperto tenendo in mano un grosso cero acceso, il cui peso è pari ad una libbra (400 gr.). I Baballotti, invece, in mano tengono la varita (dallo spagnolo vara, bastone, bacchetta), segno di servizio: si tratta di aste di legno cn una piccola croce sulla cima (un fiocchetto nero indica il grado d'importanza del confratello). La prima carica all'interno dell'organizzazione è il Conservatore (viene aiutato da un vice, da un tesoriere, da un segretario e da un "sacrista maggiore").

Oliena S'Incontru foto di Pirari Piero primi del 900, storia e informazioni culturali sui Riti della Settimana Santa in Sardegna.
Settimana Santa di Oliena
Il rito più importante della Pasqua ad Oliena è S'Incontru, un rito che questa comunità anno dopo anno tramanda con rinnovato entusiasmo. Il rito de Su Incontru fu introdotto dagli Spagnoli nel Quattrocento, per rappresentare l'incontro tra Gesù risorto e la Madonna. Le confraternite che curano i riti della Settimana Santa sono quelle di Santa Maria, Santa Croce e San Francesco. La mattina di Pasqua per le vie del paese si snodano diverse processioni in cui la statua della Madonna vestita a lutto va simbolicamente alla ricerca del figlio. Le due statue, quella della Madonna ricoperta di ex voto in oro e quella del Cristo con lo stendardo pieno di monili, escono rispettivamente dalla chiesa di San Francesco di Paola e dalla chiesa di Santa Croce. I fedeli accompagnano la processione indossando l'abito tradizionale: le donne sfoggiano abiti ricchi di seta e fili d'oro e d'argento, gli uomini portano sa berritta e su carcione, il gonnellino d'orbace nero indossato sopra i calzoni di tela bianca. I due simulacri si incontrano nella piazza dinnanzi alla chiesa di Santa Maria, giungendovi dai lati opposti: la Madonna parte dalla chiesa di San Francesco mentre il Cristo si avvia dalla chiesa di Santa Croce. Prima dell'incontro tra Gesù risorto e la Madonna, la gente si dispone ai due lati del corteo e dai balconi si spara a salve per festeggiare. Poco prima che i due cortei s'incontrino cala un assoluto silenzio. Il parroco è al centro della piazza e i portatori delle statue compiono tre genuflessioni (sos indrinucones): se i due gruppi si inginocchiano contemporaneamente sarà considerato di buon auspicio per l'abbondanza del raccolto. Una canna portata in processione sarà utilizzata per togliere il velo nero del lutto della Madonna per mostrare l'abito azzurro che manifesta la gioia della Resurrezione. Avvenuto l'incontro si spara ancora e suonano le campane, anche quelle della chiesa di Santa Maria che durante l'anno rimane silenziosa. In piazza i due cortei si uniscono per dirigersi verso la chiesa di Sant'Ignazio dove sarà celebrata la messa. Dopo la celebrazione nel rispetto della tradizione si eseguono i caratteristici balli e a tutti vengono offerti il vino e i dolci, in segno di ospitalità e di accoglienza fraterna.
Storia dell'evento Le celebrazioni della Settimana Santa in Sardegna traggono la loro origine principalmente dai riti tradizionali portati nell'isola dalla cultura spagnola e risalenti al Seicento. In molti centri dell'isola, infatti, le liturgie della rappresentazione della passione e morte del Cristo si celebrano ancora con antichi cerimoniali di ascendenza medievale, mediati dalla tradizione iberica, così, per esempio, per l'iconografia della Vergine Dolente, protagonista delle celebrazioni. Ai riti di origine iberica si sovrappongo poi elementi che provengono dalle ancora più antiche tradizioni campidanesi, logudoresi e barbaricine.

Orosei i Riti della Settimana Santa informazioni storiche e turistiche.
Orosei i Riti della Settimana Santa informazioni storiche e turistiche.
Settimana Santa di Orosei
Durante le celebrazioni della Settimana Santa tutte le chiese di Orosei vengono decorate con fiori, palme, rami d'ulivo e con i caratteristici nenneros, i piatti su cui vengono fatti germogliare al buio chicchi di grano o di legumi che formano steli d'erba chiara. Così vengono preparati i Sepolcri, Sos Sepurcros, e le chiese restano aperte alle visite dei corfajos, i membri delle Confraternite della Santa Croce, delle Anime e del Rosario, ma anche di tutta la popolazione. Le tuniche bianche delle tre confraternite animano le vie della cittadina nelle due principali processioni della Settimana Santa: il Venerdì Santo si svolge Su Brossolu, i cui protagonisti sono la Vergine Dolente e il Cristo Deposto dalla Croce; mentre la domenica mattina, ai piedi della scalinata in basalto della chiesa principale del paese, avviene S'Incontru,l'incontro tra Gesù Risorto e Maria. Alla mestizia dei riti del venerdì si contrappone la festosità delle celebrazioni della domenica che avvengono tra l'esultanza della folla, accompagnate dal Magnificat eseguito dal coro polifonico locale Su Concordu.
Storia dell'evento Le celebrazioni della Settimana Santa in Sardegna traggono la loro origine principalmente dai riti tradizionali portati nell'isola dalla cultura spagnola e risalenti al Seicento: in molti centri dell'isola infatti le liturgie della rappresentazione della passione e morte del Cristo vengono ancora celebrate con antichi cerimoniali di ascendenza medievale, mediati dalla tradizione iberica. Dalla tradizione spagnola, ad esempio, proviene l'iconografia della Vergine Dolente, protagonista delle celebrazioni. Ai riti di origine iberica si sovrappongo poi elementi che provengono dalle ancora più antiche tradizioni campidanesi, logudoresi e barbaricine. Ad elementi di origine precristiana, in particolare al mito fenicio di Adone che celebrava la morte e rinascita della vegetazione, risale la tradizione di seminare, il Mercoledì delle Ceneri, in piatti pieni di terra o di bambagia chicchi di grano o di legumi che, lasciati al buio, germogliano in fitti ciuffi di foglie lunghe e strette di colore giallo: nascono così le piantine di is nenniris o nenneros, esposte nelle cappelle delle chiese in cui il Giovedì Santo si allestiscono i Sepolcri e si adora il Santissimo Sacramento e che in passato venivano essiccate e utilizzate per le fumigazioni contro i malanni.

Santu Lussurgiu Settimana Santa informazioni storiche e turistiche.
Santu Lussurgiu Settimana Santa informazioni storiche e turistiche.
Settimana Santa di Santu Lussurgiu
I riti della Settimana Santa di Santu Lussurgiu sono organizzati dalle quattro confraternite del paese: la confraternita del Rosario, la confraternita di Santa Croce, la confraternita del Carmine e la confraternita dell'Addolorata. Con la Settimana Santa si celebra il triduo pasquale, ossia la passione, la morte e la risurrezione di Cristo, e si conclude il periodo penitenziale, nel quale i cristiani si preparano a celebrare il più grande mistero del patto della nuova alleanza di Dio con la comunità. Durante la settimana che precede la Domenica delle Palme nella sacrestia della confraternita del Rosario, Sa Cunfrarìa 'e su Rosariu, si lavorano le palme che verranno distribuite durante la Domenica delle Palme, mentre i cantori ufficiali, Su Cuncordu 'e su Rosariu (coro della Confraternita del Rosario) provano. La Domenica delle Palme iniziano i riti della Settimana Santa con la benedizione e distribuzione al popolo delle palme intrecciate e dei rametti di ulivo. La santa messa è cantata da Su Cuncordu 'e Santa Rughe (coro della confraternita di Santa Croce). Il Martedì Santo, nella chiesa di Santa Croce l'omonima confraternita organizza la rappresentazione de Su Nazarenu (il Cristo alla colonna), una via Crucis accompagnata dai canti Miserere (salmo 50-51) e Novena (Stabat Mater in sardo) eseguiti da Su Cuncordu 'e Santa Rughe. Il Mercoledì santo la confraternita del Rosario cura la preparazione del simulacro del Cristo Morto sulla Croce e di tutti gli oggetti che verranno utilizzati per la cerimonia del giorno dopo, come le corde e i cunei di legno (sas cotzas) e le scale per le funi (iscalas de arrambu). La Compagnia delle Prioresse (che hanno il compito di organizzare le feste religiose, curare il decoro delle chiese, assistere i malati e i bisognosi, partecipare a processioni e funerali con i costumi tradizionali) veste la statua della Madonna Addolorata. Originariamente, il Giovedì Santo, si svolgevano sas criccas, una processione cui partecipavano le quattro confraternite (di Santa Croce, del Rosario, del Carmine, dell'Addolorata) che si concludeva con la celebrazione della messa in Coena Domini (Messa della Cena del Signore). Oggi, invece, il pomeriggio è dedicato alla preparazione del tavolo per la Cerimonia del Lavabo (lavanda dei piedi). Sul tavolo si stende una tovaglia con lo stemma della confraternita, imbandita con pesce, pane, vino, ortaggi e altro. Terminata la messa, dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli (Su Cunventu), parte la processione con il simulacro della Madonna Addolorata, portato dalla confraternita del Carmine. Il corteo, chiuso dalla confraternita dell'Addolorata, è accompagnato da Su Cuncordu 'e su Rosariu che canta versetti del Miserere, nei punti prestabiliti. All'interno della chiesa parrocchiale, la confraternita del Rosario prepara lo spazio per il rito dell'Incravamentu (crocifissione) del Cristo Morto: anche questa funzione è accompagnata da versetti del Miserere che gli anziani hanno soprannominato Miserere Longu, per la sua lunga durata. La sacra rappresentazione termina con una strofa della Novena. Durante il pomeriggio del Venerdì Santo si prepara la lettiga con i fiori e le candele, il vassoio con i martelli e le pinze, si puliscono le scale per S'Iscravamentu (deposizione dalla croce) e le Prioresse si occupano della vestizione, preparando le fasce colorate, accuratamente arrotolate. Dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli si avvia una processione accompagnata dai versetti del Miserere, con la lettiga del Cristo Morto circondata da quattro confratelli che portano i lampioni spenti e tutti gli oggetti preparati durante il pomeriggio. Il corteo arriva alla chiesa parrocchiale, dove il coro intona le strofe della Novena, durante la rappresentazione della deposizione del Cristo. La deposizione costituisce la parte più drammatica del triduo, i fedeli vengono rapiti dalla predica e dai canti che scandiscono i diversi momenti della deposizione del Cristo morto nell’urna. Al termine del rito i confratelli (Cunfrades) di Santa Croce si avviano in processione verso la chiesa di Santa Maria degli Angeli, portando le scale, i chiodi, la lettiga con il Cristo Morto e i lampioni ora accesi; seguono i sacerdoti, il coro de Su Cuncordu 'e su Rosariu che intona versetti del Miserere, il simulacro della Vergine portata dalla confraternita della Madonna Addolorata e , infine, la confraternita del Carmine. Giunti in chiesa il Cristo Morto e la Madonna restano esposti per l’adorazione dei fedeli. Durante la notte i cantori radunati nella sagrestia, intonano i canti sacri fino a mezzanotte, poi intercalati anche da canti profani, tutti tramandati dalla tradizione orale dei lussurgesi. Il sabato santo è dedicato alla vestizione dei simulacri della Madonna e del Cristo Risorto: la prima ha un vestito azzurro e sul capo una coroncina d'argento con un velo nero che copre il simulacro per metà; il Cristo Risorto ha sul capo una ghirlanda di fiori con un velo bianco. Entrambi i simulacri saranno scoperti al momento della cerimonia de S'Incontru. La Domenica di Pasqua si celebra il rito de S'Incontru che rievoca il primo incontro di Cristo Risorto con la Madonna. Le confraternite del Rosario e del Carmine guidano la processione del simulacro della Madonna con le proprie insegne e gli stendardi partendo dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli, mentre le confraternite dell'Addolorata e di Santa Croce, con il simulacro del Cristo Risorto, si riuniscono nella chiesa Parrocchiale. Al suono delle campane, alligrizios de Pasca, i membri delle quattro confraternite escono dalle due chiese per incontrarsi nel piazzale della parrocchia, dove si svolge S'Incontru. Qui il parroco, intona il canto Regina Coeli, e i confratelli levano i veli della Madonna e del Cristo; i riti terminano con la celebrazione della messa solenne nella chiesa del Convento accompagnata dai canti del coro de su Cuncordu 'e su Rosariu.
Storia dell'evento Le celebrazioni della Settimana Santa in Sardegna traggono la loro origine principalmente dai riti tradizionali portati nell’isola dalla cultura spagnola e risalenti al Seicento: in molti centri dell’isola, infatti, le liturgie della rappresentazione della passione e morte del Cristo vengono ancora celebrate con antichi cerimoniali di ascendenza medievale, mediati dalla tradizione iberica. Dalla tradizione spagnola, ad esempio, proviene l’iconografia della Vergine Dolente, protagonista delle celebrazioni. Ai riti di origine iberica si sovrappongo poi elementi che provengono dalle ancora più antiche tradizioni campidanesi, logudoresi e barbaricine. A elementi di origine precristiana e in particolare al mito fenicio di Adone che celebrava la morte e rinascita della vegetazione, risale infatti la tradizione di seminare, il Mercoledì delle Ceneri, in piatti pieni di terra o di bambagia chicchi di grano o di legumi che, lasciati al buio, germogliano in fitti ciuffi di foglie lunghe e strette di colore giallo: nascono così le piantine di is nenniris o nenneros, esposte nelle cappelle delle chiese in cui il Giovedì Santo si allestiscono i Sepolcri e si adora il Santissimo Sacramento, e che in passato venivano poi essiccate e utilizzate per le fumigazioni contro i malanni.

Confraternita del Rosario Fin dal Medioevo poeti, sacerdoti e membri delle confraternite si dedicavano a composizioni cantate o recitate in lingua sarda con il fine di divulgare il Vangelo al popolo. Nel 1473, a Santu Lussurgiu, i Frati Minori Osservanti eressero un convento annesso alla chiesa di Santa Maria degli Angeli e nel 1605 nacque la confraternita del Santo Rosario, Sa Cunfrarìa 'e su Rosariu. Questa confraternita ebbe, fin dall'inizio, il compito di organizzare le sacre rappresentazioni della Settimana Santa e costituì un coro, Su Cuncordu 'e su Rosariu. Il coro, sempre formato da quattro voci (su bassu, sa oghe, su cuntraltu, sa contra), conserva ancora oggi il repertorio originario di canti in latino e in sardo, con motivi della liturgia e paraliturgia ufficiale e motivi della tradizione popolare arcaica. I canti, liturgici e paraliturgici, tramandati oralmente, accompagnano i momenti più significativi della Settimana Santa. Anche la Confraternita di Santa Croce ha un coro, Su Cuncordu 'e Santa Rughe, che assicura la continuità della tradizione lussurgese nell'animazione del canto sacro antico.

Scano di Monitiferro fase della processione i Riti della Settimana Santa.
Scano di Monitiferro fase della processione i Riti della Settimana Santa.
Settimana Santa di Scano di Montiferro
I riti della Settimana Santa costituiscono a Scano di Montiferro il momento centrale e più sentito dell'intero anno liturgico. Si aprono con le celebrazioni della Domenica delle Palme per proseguire con le funzioni del Venerdì Santo e quelle della Domenica di Pasqua. Particolarmente suggestive le sacre rappresentazioni: quella del Venerdì Santo che ricorda la passione e la morte di Cristo, e quella della Domenica di Pasqua in cui si svolge il rito di S'Incontru, ovvero l'incontro fra Cristo Risorto e la Madonna. Tali rappresentazioni hanno origini molto antiche ma hanno mantenuto intatta tutta la loro suggestione. Protagoniste sono le tre confraternite del paese: la Confraternita delle Anime, quella del San Rosario e l'Arciconfraternita di Santa Croce (detta anche di San Nicolò dal nome del patrono dell'oratorio in cui essa ha sede). Quest'ultima è la più antica ed è quella preposta ai riti della Settimana Santa. Per questo motivo l'oratorio di San Nicolò con la parrocchia di San Pietro sono il fulcro degli avvenimenti di quei giorni. La domenica prima di Pasqua si benedicono le palme preparate in precedenza dai "filadores", uomini particolarmente esperti nell'intreccio. Al termine della benedizione una solenne processione fino alla chiesa parrocchiale ricorda l'ingresso di Gesù a Gerusalemme. Il Mercoledì Santo le prioresse delle confraternite preparano "sa mesa de s'aranzu", il tavolo delle arance. Adagiati sopra un letto di rosmarino e pervinca, sono disposti a croce i frutti che saranno poi distribuiti ai membri della confraternita alla fine della messa pasquale. La sera del Giovedì Santo si celebra la Messa in Coena Domini, in ricordo dell'istituzione dell'Eucarestia, nel corso della quale ha luogo il rito della “lavanda dei piedi”: il sacerdote ripete i gesti di Gesù che lavò i piedi ai discepoli, impersonati dai priori e sottopriori delle tre confraternite. A porte chiuse a San Nicolò si tiene il rito di s'Incravamentu, vi prendono parte solo il priore e il sottopriore della confraternita di Santa Croce: essi, accompagnati dalla prioressa e dalla sottoprioressa che reggono una candela accesa, prelevano con grande devozione il simulacro di Cristo dal sepolcro in cui è custodito e lo portano nel presbiterio dell'oratorio, dove ai piedi dell'altare è stata già distesa la croce su cui il simulacro viene fissato con robusti chiodi. Essi sostano poi, con grande raccoglimento, in preghiera ai lati della croce. L'altare è ornato con "su nènnere", grano fatto germogliare al buio, simbolo della sepoltura del Cristo. Il presbiterio, ad accentuare la sacralità della cerimonia, è separato dal resto dell'oratorio da una grande tela ("sa Carta"), raffigurante scene della passione. Al termine della cerimonia le porte dell'oratorio vengono aperte e il Cristo viene esposto all'adorazione dei confratelli e di tutti i fedeli. La mattina del Venerdì Santo hanno luogo "sas chilcas", a cui prendono parte tutte le confraternite e i fedeli. Il nome in sardo "sas chilcas" (le ricerche) sta ad indicare il simbolico peregrinare della Vergine alla ricerca del figlio sofferente.
Il simulacro dell'Addolorata viene infatti portato in processione, in una Via Crucis che attraversa il paese facendo tappa nei vari oratori e che si conclude nell'oratorio di San Nicolò, da dove viene portato fuori il Cristo crocifisso. La processione si avvia dunque alla parrocchiale dove si innalza la croce a un lato del presbiterio. Solenne è il venerdì sera, con la paraliturgia di S'Iscravamentu. Protagonisti della deposizione sono "sos discipulos", quattro personaggi vestiti con antichi costumi rappresentanti i discepoli che deposero Gesù dalla croce e gli diedero sepoltura. I discepoli iniziano il loro percorso dall'oratorio di San Nicolò dove sono custoditi gli antichi abiti; dopo la recita di una preghiera chiamata "s'obrigassione", accompagnati dalla confraternita, si recano nella chiesa parrocchiale in cui si è già radunata la popolazione per ascoltare l'omelia del predicatore. Ad un suo cenno i discepoli si avvicinano alla croce e procedono alla deposizione del Cristo morto, seguendo scrupolosamente le indicazioni di un cerimoniale antico che viene man mano ricordato dal predicatore. Il corpo del Signore, dopo essere stato mostrato all'Addolorata e alla folla, viene adagiato in "sa lettèrna", una lettiga ornata di fiori e candele. All'imbrunire fra le vie strette e tortuose della Scano vecchia si snoda la processione che riporta il Cristo morto nell'oratorio di San Nicolò, accompagnata dal coro del Miserere. Ad essa si guardava anticamente con un pizzico di superstizione: dalla vivacità della luce delle candele che ornano sa lettèrna si traevano infatti gli auspici per il raccolto. Dopo il silenzio del Sabato Santo arriva la Domenica di Pasqua: la solenne processione di s'Incontru conclude in un clima di festa e tripudio le intense cerimonie della Settimana Santa, rappresentando l'incontro e il saluto fra Gesù risorto e la Madonna. Nella sede della biblioteca comunale, in occasione della festività, viene allestita una mostra in cui si espongono paramenti e arredi sacri e gli antichi costumi delle confraternite.
La storia dell'evento Le celebrazioni della Settimana Santa in Sardegna traggono la loro origine principalmente dai riti tradizionali portati nell’isola dalla cultura spagnola e risalenti al Seicento: in molti centri dell’isola infatti le liturgie della rappresentazione della passione e morte del Cristo vengono ancora celebrate con antichi cerimoniali di ascendenza medievale, mediati dalla tradizione iberica. Dalla tradizione spagnola, ad esempio, proviene l’iconografia della Vergine Dolente, protagonista delle celebrazioni. Ai riti di origine iberica si sovrappongo poi elementi che provengono dalle ancora più antiche tradizioni campidanesi, logudoresi e barbaricine. A elementi di origine precristiana e in particolare al mito fenicio di Adone che celebrava la morte e rinascita della vegetazione, risale infatti la tradizione di seminare, il Mercoledì delle Ceneri, in piatti pieni di terra o di bambagia chicchi di grano o di legumi che, lasciati al buio, germogliano in fitti ciuffi di foglie lunghe e strette di colore giallo: nascono così le piantine di is nenniris o nenneros, esposte nelle cappelle delle chiese in cui il Giovedì Santo si allestiscono i Sepolcri e si adora il Santissimo Sacramento e che in passato venivano poi essiccate e utilizzate per le fumigazioni contro i malanni.

Testi e Immagini tratti dal Sito della Regione Sardegna

 

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