TESTI Giovanni Manca di Nissa
FOTOGRAFIE Elisabetta Loi
INVITO A NOZZE
L’antica cerimonia nuziale si ripete ogni anno a Selargius
a testimoniare le radici e i valori di un’intera comunità
Gli sposi sono lieti di invitarvi alla festa: suoni, colori e profumi vi renderanno indimenticabile il loro giorno più bello. Non assisterete a una semplice rappresentazione, ma a un matrimonio in piena regola, vissuto da un’intera comunità partecipe ed emozionata di fronte a una coppia che si giura amore eterno incatenandosi. È sa Coja antiga, l’antico sposalizio che si celebra la seconda domenica di settembre a Selargius, importante centro del Campidano a pochi minuti da Cagliari. Nel 2010 si è festeggiata la cinquantesima edizione, un traguardo importante tanto che la Regione – che finanzia l’evento insieme a Comune e Provincia – ha inserito il matrimonio selargino tra le undici feste tradizionali più importanti dell’isola. A curare la manifestazione è la Pro Loco selargina, attenta custode dei riti e degli usi di un passato in cui la festa di matrimonio coinvolgeva un intero vicinato, oltre alle famiglie degli sposi. Oggi come un tempo sono le vie del centro storico e le antiche case campidanesi, dal caratteristico cortile interno, a ospitare i festeggiamenti e a costituire il palcoscenico di spettacoli e riti che prendono il via diversi giorni prima del matrimonio vero e proprio. Il giovedì sera l’atmosfera si fa magica con sa Cantada a is piccioccas, la serenata alle giovani ragazze. Artisti e gruppi folk riempiono l’aria con canti d’amore in sardo, preludio a un amore che diventerà presto unione a vita. Nel pieno rispetto delle antiche tradizioni, il sabato sera si svolge Su trasferimentu de is arrobbas, il trasloco del corredo e del mobilio degli sposi, seguito da un corteo festoso che si snoda per le vie del centro. La domenica mattina, la città si sveglia tra suoni, colori e profumi che accompagnano l’intero percorso dei promessi sposi sino alla chiesa. Il primo a muoversi è lo sposo dopo la tradizionale vestizione nella Casa del Canonico Putzu, in via Roma. Da qui il corteo muove i primi passi fino alla dimora della sposa, Casa Ligas in via Rosselli, dove avviene l’incontro. Momenti toccanti sono le tradizionali benedizioni che le mamme degli sposi impartiscono ai figli, pronti a lasciare le case d’origine e a creare un nuovo focolare: le due donne, in segno di buon auspicio, rompono un piatto contenente sale e grano, simboli d’abbondanza. Da questo momento, inizia il vero corteo nuziale al quale prende parte, da anni, una coppia straniera: una scelta, questa, motivata dal desiderio di proiettare l’antico sposalizio selargino oltre i confini d’Italia. Gli sposi procedono separati, attraverso strade addobbate a festa e profumate con un tappeto di petali di fiori ed essenze aromatiche, lungo case ornate di arazzi, cestini e ricami, tra ali di folla festante. Un vero spettacolo si snoda per le vie con decine di gruppi folk provenienti da tutta l’isola e contraddistinti da coloratissimi abiti tradizionali, in un caleidoscopio di fogge antiche. In mezzo alla strada, alcuni si esibiscono in balletti e “trallalera” (le cantate tipiche sarde), mentre riecheggia il suono delle launeddas, lo strumento musicale a canne, tipico della tradizione isolana. Dietro gli sposi chiudono il corteo calessi, cavalieri e i tradizionali carri, is traccas, che, trainati da buoi, trasportano il letto e gli arredi nuziali.
L’INTERA CITTÀ È IN FESTA
La parrocchia di Maria Vergine Assunta ospita il rito religioso, celebrato in lingua sarda e accompagnato da musiche e cori. Come ogni matrimonio, lo scambio degli anelli è il momento più toccante: gli sposi vengono uniti con la tradizionale catena, il simbolo dell’indissolubilità e dell’eternità del matrimonio che unisce il mignolo di lui alla vita di lei. Un volo di colombe bianche saluta i due giovani, ormai non più promessi, all’uscita dalla chiesa. Le celebrazioni non fi niscono qui. Gli sposi raggiungono, infatti, l’antica chiesa medievale di San Giuliano, un gioiello d’arte romanica dove la Confraternita di Nostra Signora del Rosario custodisce le promissas di amore eterno. La coppia le firma e le deposita nei vasi in ceramica che vengono subito dopo sigillati, per essere riaperti solo dopo venticinque anni più tardi. Partecipare al matrimonio selargino dà ai visitatori l’occasione di passeggiare per il centro storico della città, tra strette viuzze ricche d’interessanti testimonianze del passato. Dietro la chiesa dell’Assunta, di recente è stato recuperato il complesso dell’ex distilleria Si ‘e Boi; poco fuori dal centro, invece, si trova la chiesa di San Lussorio, altro gioiello d’arte medievale che in agosto ospita la sagra omonima.
Durante i giorni dell’antico sposalizio, in città è possibile visitare mostre di artigianato e prodotti tipici locali. Agli amanti della tavola, sono infine riservate varie bancarelle di ristoro che offriranno i dolci tipici, modellati come vere opere d’arte. Davvero un invito a nozze.
Giovanni Manca di Nissa