Il villaggio è suggestivamente collocato tra macchioni di cisto, lecci e terebinti, in una dolina creatasi per sprofondamento tettonico nel cuore del Monte Tiscali, nel Supramonte di Oliena.
Descrizione L'area, che mostra oggi i segni del degrado, presenta due agglomerati di capanne di diversa planimetria, dimensione e funzione. Il primo agglomerato, formato da una quarantina di capanne, è situato nel settore N della cavità, in forte pendio: non è improbabile, dunque, che le strutture sorgessero su terrazzamenti artificiali. Le capanne, di dimensioni contenute, sono a pianta circolare e ovale allungata. I muri si conservano per notevole altezza e sono poco spessi (m 0,55), costruiti con rozze pietre di piccole dimensioni poste in opera in modo irregolare con l'uso di abbondante malta di fango. Una delle abitazioni, ben conservata fino a qualche anno fa (diametro esterno m 5,30, diametro interno m 4,72; altezza m 4,50), presenta pareti sottili in forte aggetto che in origine dovevano sostenere una copertura straminea a scudo con travetti radiali. Si accede all'interno dell'ambiente mediante un ampio ingresso (larghezza m 1,19; altezza m 1,20) che conserva ancora in posizione originale l'architrave in legno di terebinto. L'ambiente risulta ampliato da alcuni vani sussidiari: una piccola nicchia e degli stipetti. Il secondo villaggio, situato sul lato S/O, è composto da circa trenta capanne. Fatta eccezione per una costruzione, queste strutture nella maggior parte dei casi addossate alla parete della dolina presentano pianta rettangolare o quadrangolare e sono decisamente più piccole di quelle edificate nel versante N. Forse utilizzate come magazzini per provviste e come rifugi per animali, si ritiene possano avere avuto una copertura originaria lignea ad unico spiovente. Dal villaggio provengono scarse ceramiche nuragiche, alcune decorate a cerchielli (IX-VIII sec. a.C.) ed altre di età romana.
Storia degli scavi Fu descritto per la prima volta nel 1910 da Ettore Pais e, con maggiore dettaglio, nel 1927 da Antonio Taramelli; entrambi gli studiosi ebbero modo di osservare le strutture delle capanne ancora pressoché intatte. Una breve campagna di scavo è stata condotta dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Sassari e Nuoro nel 2000.
Area di Tiscali
Il villaggio è collocato tra macchioni di cisto, lecci e terebinti, in una dolina creatasi per sprofondamento tettonico nel cuore del Monte Tiscali, nel Supramonte di Oliena. L'area presenta due agglomerati di capanne di diversa planimetria, dimensione e funzione. Il primo è formato da una quarantina di capanne e si trova nel settore N della cavità. Il secondo villaggio, situato sul lato S/O, è composto da circa trenta capanne.
Informazioni
Esiste un servizio di visite guidate. A Dorgali è possibile visitare altri tre siti archeologici (Serra Orrios, nuraghe Mannu, nuraghe Arvu) e il Civico Museo Archeologico.
Orario: maggio-settembre 9.00-19.00;
ottobre-aprile 9.00-17.00
Biglietto: : € 5,00 (intero), € 2,00 (ridotto, tranne alta stagione): studenti universitari in materie attinenti l'archeologia, speleologia muniti di libretto personale di studio, bambini tra i 4 e i 12 anni, scolaresche, over 65.
La visita ai siti consente l'ingresso e la visita guidata al Museo Archeologico con la tariffa aggiuntiva di € 1,00.
Complesso di Serra Orrios (Dorgali)
Come arrivare
Da Nuoro si imbocca la SS 129 e si procede in direzione di
Orosei. Dopo 19 km si svolta per Dorgali e si prosegue per altri 3 km, sino ad incontrare, sulla s., l'area di sosta con biglietteria (segnalata da un cartello turistico) e l'ingresso del viottolo che conduce, dopo circa 600 m, al villaggio nuragico.
L'area archeologica è situata su una base basaltica dell'altopiano del Gollei, nelle Baronie, regione della costa E dell'isola.Descrizione
Il complesso, uno dei più importanti e meglio conservati della Sardegna nuragica, comprende un villaggio-santuario con circa cento capanne, due tempietti con annessi recinti e due sepolture megalitiche. Il villaggio è costituito da capanne isolate e da aggregati di capanne gravitanti su spazi centrali. Si contano sei raggruppamenti, alcuni dotati di pozzi-cisterna e pozzetti raccordati a condotte per l'acqua. Le capanne, circolari, sono realizzate a secco con filari irregolari di pietre di basalto appena sbozzato. Una di queste costituisce la "capanna delle riunioni". Ha pianta leggermente schiacciata (m 6,80 x 7,00) ed è preceduta da un vestibolo delimitato da due muri ricurvi costruiti con lastroni ortostatici. All'esterno dello stipite d. è presente una pietra con cavità emisferica (largh. m 0,40). L'ingresso, volto a N/E, è fornito di pietra di soglia (larghezza m 0,96; prof. m 1,98-1,30; alt. m 2,00); la camera è costruita con grandi ortostati sormontati da filari di pietre appena sbozzate. Un sedile-bancone corre lungo il perimetro murario (prof. m 0,62/0,70; alt. m 0,26). Due edifici sacri, del tipo in "antis" o a "megaron", caratterizzano l'abitato come villaggio-santuario. Il primo sacello, distanziato dal villaggio, è costruito all'interno di un grande recinto ellittico (m 50,20 x 42,50) probabilmente destinato ad ospitare i pellegrini, ma anche attività di mercato, gare e giochi, durante le solennità religiose. Un alto ingresso architravato (largh. m 0,80), preceduto da un vestibolo delimitato da due muri ricurvi (prof. m 6,00; largh. m 4,20/3,00), consente di penetrarvi. All'interno del recinto, a destra dell'ingresso, si trova il sacello rettangolare (lungh. m 8,36; largh. m 4,56/4,40), di cui resta solo la base, con ingresso strombato a E-S/E (largh. m 1,40/0,70); è preceduto da un piccolo vestibolo quadrangolare creato dal prolungamento dei muri laterali (lungh. m 1,24-1,26) e fornito di bancone-sedile. I muri laterali si prolungano anche nella parete di retrospetto (lungh. m 0,75-0,70). La camera interna, quadrangolare (prof. m 4,18; largh. m 2,50/2,64; alt. residua m 0,80), conserva ancora il bancone-sedile alla base delle pareti (largh. m 0,70-0,44) e un focolare al centro del pavimento. Il secondo sacello, di maggiori dimensioni e ben conservato, è edificato all'interno di un recinto più piccolo al margine S/E del villaggio. Davanti all'ingresso del recinto si apre un ampio spazio sgombro di capanne (m 30 x 15) che sembra formare una vera e propria "via sacra". Il recinto, di forma rettangolare irregolare (m 19 x 12), presenta, davanti al tempietto, una sorta di patio con ingresso (largh. m 1,60) ad un piccolo vano semicircolare (m 4,80 x 3,20) con pavimento ribassato scavato nella roccia naturale, forse destinato alla raccolta dell'acqua. Il vano è accessibile dall'esterno attraverso un secondo ingresso (largh. m 0,80; alt. m 1,10) che si apre a N/E. La parete sud del cortile, curvilinea, avvolge il vano delimitando una sorta di corridoio (largh. m 2,00-0,98). Il sacello è costruito con filari regolari di massi basaltici sbozzati. È rettangolare (lungh. m 10,20; largh. m 5,26/4,50; alt. residua m 2,10/1,70) e volge a S/E; presenta la parete di retroprospetto ad emiciclo (corda m 3,20; freccia m 1,70). La cella è preceduta da un vestibolo creato dal prolungamento dei muri laterali (largh. m 2,00; prof. m 1,60) e fornito di bancone-sedile. Dal vestibolo, un ingresso architravato (largh. m 0,74; prof. m 1,00) forse di restauro porta alla camera trapezoidale (lungh. m 5,10; largh. m 2,68-2,32) con bancone-sedile (prof. m 0,38/0,41; alt. m 0,42/0,36) e pavimento lastricato.
Come attestano i dati di scavo, il villaggio-santuario fu frequentato dalla fine del Bronzo antico, per tutto il Bronzo medio e, con maggiore intensità, nel Bronzo recente e finale.
Storia degli scavi L'area fu scavata nel 1936-1938 da Doro Levi. Nel 1961 Guglielmo Maetzke diresse dei lavori di restauro. Dal 1986 sono in atto lavori di sistemazione a cura di Maria Ausilia Fadda.