Menu principale:

Santa Teresa Gallura
Informazioni Curiosità ed Eventi
Dalla città effettuano partenze regolari le seguenti autolinee:
Cala Balcaccia si trova in località La Licciola, nel comune di Santa Teresa Gallura ed è raggiungibile solo dal mare. Ha un fondo di sabbia fine di colore grigio chiaro.
La Liccia La spiaggia de La Liccia fa parte del meraviglioso complesso di spiagge che appartengono al territorio di Santa Teresa Gallura. È una spiaggia lunga circa un chilometro di fine sabbia bianca che si affaccia su un mare cristallino. La si raggiunge tramite la strada provinciale per Sassari, strada litoranea direzione Castelsardo. Dopo circa 5 chilometri da Santa Teresa, si svolta a destra e si prosegue fino ad arrivare al mare.
Porto Quadro La spiaggia di Porto Quadro si trova a 4 km dal centro di Santa Teresa Gallura in una Baia di fronte alle Bocche di Bonifacio. Ambiente non molto grande ma piacevole dove è disponibile sia uno spazio attrezzato che uno libero, sia uno spazio per i cani. Angolo ristoro presente, parcheggio gratuito. Come arrivare: da Santa Teresa Gallura prendere le indicazioni per il porticciolo turistico e poi seguire sempre per Porto Quadro dopo circa 4 km si arriva al villaggio Porto Quadro proseguire ancora diritti per circa 500 mt e si trovano le indicazioni che indicano spiaggia.
Un alone di mistero avvolge Santa Teresa Gallura. La sua collocazione geografica è strategica: costruita sul tavolato roccioso che si affaccia sulle Bocche di Bonifacio è stata, ed è tuttora, crocevia di popoli. Nel territorio teresino si sono intrecciate, in varie epoche, diverse civiltà; ciascuna ha segnato profondamente questo lembo di terra sarda. A renderla misteriosa sono i segni lasciati da chi ci ha preceduto: sono impressi nelle pietre dei monumenti ancora oggi visibili o racchiusi nei ruderi di quelli distrutti, ma dei quali è viva la memoria. I visitatori attenti riusciranno a “codificare” quanto suggerito da un paese fatto di rocce, che si esprime con “voce” di pietra e li scruta con “occhi” di pietra. Basta guardarsi intorno per capire l’alternarsi dei fenomeni culturali e gli eventi storici che si sono succeduti, legati al binomio inscindibile mare-granito. Si sovrappongono le civiltà nuragico-punica, romana, medievale, delle quali restano ampie vestigia: i villaggi nuragici, le cave romane, il castello di Longonsardo e la già citata torre cinquecentesca che domina lo stretto. La civiltà nuragica dell’età del Bronzo ha trovato, nel territorio che gravita sulle Bocche, le condizioni ideali per l’insediamento, concentrato in agglomerati di capanne e di ripari sotto roccia, protetti da una serie di nuraghi disposti sulle formazioni granitiche che coronano, verso l’interno, la parte più settentrionale della Sardegna nuragica. Fra gli insediamenti più estesi, costituiti da nuraghi con villaggio circostante, sono visitabili quelli di Lu Brandali, di Vigna Marina e di La Testa. Lu Brandali è molto articolato: comprende un nuraghe, circondato da un antemurale provvisto di diverse torri, un villaggio di capanne e ripari sotto roccia, una tomba di giganti.
Escursioni, sport e cultura
Santa Teresa di Gallura, situata com’è di fronte alla Corsica, è la cittadina più settentrionale della Sardegna. Fu fondata nel 1808 dai Savoia, proprio nel cuore delle Bocche di Bonifacio, per presidiare la costa dalle minacce di invasione delle forze napoleoniche. Si dice che il nucleo originario, con la rigorosa geometria delle sue strade e i nitidi rettangoli delle piazze, lo avesse disegnato Vittorio Emanuele I in persona, ricalcandolo dalla lineare ortogonalità di Torino. Il nome di Santa Teresa è più un omaggio alla regina che alla santa, così come a San Vittorio (ma in onore del re) venne intitolata la parrocchiale. Il territorio era stato abitato già da prima dei piemontesi: vi si erano succeduti comunità nuragiche, i romani – che vi avevano fondato due centri, Tibula e Lungonis (nome quest’ultimo con cui tuttora i galluresi chiamano il paese) –, i genovesi e i pisani, Eleonora d’Arborea, gli aragonesi e i catalani. Meritano una visita la candida spiaggia di Rena Bianca, la torre aragonese dalla quale pare potersi toccare la bianca falesia della vicina Corsica, ma soprattutto la località di Capo Testa dove nei millenni il mare e il vento hanno trasformato il paesaggio dei graniti nella più singolare e affascinante galleria di uomini e animali di pietra.
Uscendo da Palau sulla statale 125 si va verso Arzachena, capoluogo della Costa Smeralda. Trascuriamo gli itinerari costieri e dirigiamoci invece verso l’interno sulla strada che porta a Luogosanto, per fermarci a vedere quattro siti archeologici di grande rilevanza, tutti compresi in un fazzoletto di terra: il nuraghe La Prisgiona, le tombe nuragiche di Coddhu Ecchju e Li Lojghi, e la necropoli di Li Muri. Si prosegue quindi per Luogosanto, distante 15 chilometri. Poco prima del paese una grande scalinata, nascosta dalla vegetazione: in parte ricavata dai capricci della roccia, in parte costruita con massi trovati sul posto, conduce, attraverso i suoi ripidissimi 448 gradini, al sommo del rilievo granitico su cui sorgono i resti imponenti del castello medievale di Balaiana con la chiesetta di San Leonardo, tutta in nudo granito, un tempo cappella del castello. Da lassù si ha una splendida vista panoramica. A 1 chilometro da Luogosanto c’è, sulla destra, il bivio che, percorrendo una stradina asfaltata che si snoda fra sugherete e macchia mediterranea, porta a un altro castello medievale, Santo Stefano, detto anche di Baldo. All’ingresso del paese, imperdibile la visita, sulla sommità dell’omonima collina, alla chiesetta-eremo di San Trano. È una suggestiva grotta naturale di granito, costruita nel luogo dove, secondo la leggenda, sarebbero sepolti i corpi di due pii anacoreti, Nicolò e Trano, che vi avrebbero soggiornato secoli addietro. Dalla collina si gode una vista straordinaria, con lo sguardo che spazia fino alla Corsica. Tutto il territorio qui è ricco di chiesette campestri e di un’atmosfera mistica che motivano e giustificano il nome di Luogosanto, il “Locus Santus” del Giudicato di Gallura. Antichissimo centro rurale sulle pendici di Monti Ghjuanni tra graniti e boschi di querce, nel mese di settembre il paese diventa meta di un affollato pellegrinaggio di fedeli diretti alla basilica-santuario di Nostra Signora, Regina di Gallura. Costruita nei primi anni del Duecento, vanta una “porta santa” che viene aperta ogni sette anni (il 7 settembre) con una cerimonia solenne. Attrazione turistica è anche, alla periferia del paese, la fonte della Filetta, le cui acque oligominerali, fresche e gradevolissime, hanno effetti curativi delle disfunzioni epatiche. La si raggiunge per una comoda strada
asfaltata. Facciamo un salto a Olbia – centro ampiamente conosciuto sul quale non occorre soffermarsi se non per segnalare la recentissima apertura di uno splendido (anche dal punto di vista architettonico, per merito di Vanni Maciocco) museo archeologico – e da qui, procedendo sulla provinciale per Lòiri e Padru, arriviamo al ponte sul fiume Padrogiano. Un cartello indica i resti di una fattoria romana. Scavata dall’archeologo Antonio Sanciu, attratto da un blocco di granito con inciso il simbolo di Tanit, deità punica, la fattoria, operativa intorno al 150 a.C., fu abbandonata verso il 25 d.C. Rimangono i resti dell’ingresso principale, di una casa d’abitazione a due piani, di stalle, di macine, di due cisterne forse usate per la conservazione dell’olio o del vino. Evidenti tracce di incendio fanno pensare a un saccheggio che ha distrutto la fattoria. Castelli e tombe tra gli olivastri. Appena più in là svettano i resti del castello medievale
Fu costruito dai Doria nell’area dove sorgeva Villa Petrosa, un villaggio di cui oggi rimangono poche tracce. Una curiosità: la chiesa di Pedres, di cui si hanno notizie solo nei documenti del 1600, era dedicata a San Trano (lo stesso eremita di Luogosanto?). Del castello restano invece imponenti vestigia: la cintura muraria di forma pentagonale e la torre a base quadrata, originariamente a tre piani.
Il castello di Balaiana venne eretto nel 1050 da Costantino I giudice di Gallura. Sembra che dopo Costantino vi risiedessero temporaneamente anche altri giudici di Civita (l’attuale Olbia). Fu distrutto dal re Alfonso d’Aragona, intorno al 1422. Oggi ne resta soltanto una poderosa ala di muro lunga 6 metri e alta 4, restaurata di recente. Fu risparmiata solo la cappella dedicata a San Leonardo, esempio singolare di costruzione sacra medievale. Il “castello” di Santo Stefano pare fosse più una villa residenziale, un palazzo padronale. C’è chi afferma addirittura che fosse una delle tante “seconde case” del pisano Ugolino Visconti, più noto come Nino di Gallura, amico di Dante (che lo ricorda nella Divina Commedia), o di Ubaldo Visconti, figlio di Lamberto e di Elena di Gallura, marito della “giudicessa” Adelasia di Torres.
Alla tomba di giganti di Li Mizzani si arriva da Palau attraverso una strada asfaltata solo per un tratto. Qui il rabdomante di Palau Mauro Aresu, una decina d’anni fa, disteso su una pietra della tomba per riposarsi, constatò la scomparsa dei dolori reumatici che l’affliggevano da anni: il ramoscello biforcuto che usava per il proprio lavoro di cercatore d’acqua si agitava nel sito archeologico sebbene sottoterra non ci fossero falde freatiche.