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Il paese di Mamoiada si trova nel cuore della Barbagia di Ollolai. Il territorio è ricco di sorgenti naturali, corsi d'acqua, terreni a pascolo e a colture. Il carnevale mamoiadino è fra le più antiche manifestazioni folcloristiche popolari della Sardegna, i Mamuthones e gli Issohadores sono diventati da tempo il simbolo stesso del paese. Mamoiada, il paese del Mamuthones, giace a 650 metri s.l.m., a nord del massiccio del Gennargentu. Dista circa 16 Km da Nuoro e confina con i territori dei comuni di Orgosolo, Fonni, Gavoi, Ollolai, Sarule, Orani e Nuoro. Vi si producono eccellenti vini, ottimi formaggi, squisite carni, raffinati dolci e gustosissimo pane. Ricco di storia e di tradizioni genuine, ha un territorio intensamente coltivato e con numerosi importanti monumenti archeologici.
Il paese di Mamoiada si trova nel cuore della Barbagia di Ollolai. Il territorio è ricco di sorgenti naturali, corsi d'acqua, terreni a pascolo e a colture. Il carnevale mamoiadino è fra le più antiche manifestazioni folcloristiche popolari della Sardegna, i Mamuthones e gli Issohadores sono diventati da tempo il simbolo stesso del paese. Il paese del Mamuthones, giace a 650 metri sopra il livello del mare, a nord del massiccio del Gennargentu. Dista circa 16 Km da Nuoro e confina con i territori dei comuni di Orgosolo, Fonni, Gavoi, Ollolai, Sarule, Orani e Nuoro. Vi si producono eccellenti vini, ottimi formaggi, squisite carni, raffinati dolci e gustosissimo pane. Ricco di storia e di tradizioni genuine, ha un territorio intensamente coltivato e con numerosi importanti monumenti archeologici. Situata al centro della Barbagia, Mamoiada si trova su un altopiano granitico a pochi chilometri dalla catena montuosa del Gennargentu e dal Supramonte di Orgosolo. Il suo territorio presenta dislivelli e formazioni granitiche, numerose sorgenti naturali, corsi d'acqua, pascoli e colture. L'origine del nome è d'incerta tradizione: in antichi documenti compaiono le varianti Mamoiada, Mamoyata e Mamuiata. L'insediamento umano della zona deve risalire almeno al periodo nuragico, vista la presenza di diversi nuraghi, di domus de janas e menhir. Nel 1770 i viceré sabaudi dell'isola notarono Mamoiada a causa della grande quantità di vigneti e per l'eccezionale numero di pecore che, tutti gli
anni, transumavano sulle pendici della Barbagia di Ollolai. Oggi, il borgo nasconde ancora, tra le case moderne nate a fianco della strada principale, qualche vecchia costruzione. Mamoiada è un paese in cui le tradizioni sono molto radicate e di antichissime origini. Il paese è particolarmente noto per il famoso carnevale tradizionale, per le scure maschere dei "Mamuthones" e quelle rosse degli "Issohadores" che fanno la loro comparsa nelle vie del paese durante le celebrazioni del carnevale barbaricino. I Mamuthones indossano delle pelli e hanno il volto coperto da una caratteristica maschera di legno scuro. Sfilano a passo cadenzato e segnato dal suono dei pesanti campanacci che portano sulle spalle. La maschera allegorica che chiude il carnevale mamoiadino è quella di "Juvanne Martis Sero", che il martedì grasso viene portato su un carretto per le vie del paese da uomini vestiti da "tzios e tzias" che ne piangono la morte, cantando disperatamente e in maniera sconsolata. Mamoiada è anche sede del Museo delle maschere mediterranee, situato al centro del paese e che ospita oltre alle maschere una sala "multivisione" dove durante tutto l'anno si può vivere virtualmente il carnevale mamoiadino. L'offerta è notevole anche dal punto di vista archeologico: in un cortile alla periferia del paese si può ammirare il menhir Sa Perda Pintà, detto anche Menhir di Boeli, caratterizzato da una serie di coppelle ed incisioni concentriche che lo rendono unico in Sardegna, e da attribuirsi alla Cultura di Ozieri (3200-1800 a.C.). Si può visitare anche la necropoli di Sa Conchedda Istevene, risalente al Neolitico finale, nota per la presenza in una delle tombe di elementi simbolici, quali una protome taurina, delle incisioni e alcune coppelle e fossette piuttosto rare nelle domus de janas del Nuorese.



Il Centro e la Barbagia La regione che occupa il centro della Sardegna è una terra del tutto particolare, in cui la natura e la gente rispecchiano più che altrove la realtà più antica dell’isola. L’orizzonte è fatto di montagne aspre su cui si intrecciano i sentieri dei pastori. Lungo le valli, i piccoli paesi arroccati tra i boschi sembrano fuori dal tempo. Con il nome di Barbagia (che deriva dal nome Barbària, con il quale i Romani indicavano le regioni inaccessibili dell’interno, contrapposte alla Romània delle coste) si indica l’insieme delle regioni che circondano a est e ovest la mole del massiccio del Gennargentu. Abitato da sempre, ricco di siti preistorici come il villaggio nuragico di Tiscali , il cuore della Sardegna resistette per secoli alle invasioni romane e conservò gli antichi culti religiosi di origine nuragica fino all’avvento del Cristianesimo. Terra aspra ma ospitale, il centro dell’isola richiede al visitatore un certo sforzo: le strade sono lunghe e tortuose, le indicazioni talvolta insufficienti e molti i chilometri su strade sterrate. Qui però le tradizioni sono ancora vivissime, le feste popolari importanti e colorate: i santuari e i paesi si animano nella ricorrenza del santo patrono o durante la Pasqua, mentre a Mamoiada i famosi “mamuthones” sfilano durante il carnevale coperti dalle loro maschere grottesche. La natura è dovunque al mcentro del paesaggio: dalle rocce del Supramonte di Oliena e Orgosolo il mare è a un passo, mentre dalla Punta La Marmora - la massima elevazione del massiccio del Gennargentu, a 1834 m di quota - nelle fredde giornate di vento si arrivano a vedere le acque dei due mari che bagnano l’isola. La cucina è di terra ed ha i sapori della macchia mediterranea, mentre l’artigianato - da non perdere una visita alle preziose collezioni esposte nelle vetrine del Museo Etnografico di Nuoro - è ispirato alla vita pastorale con tappeti, cesti, ceramiche ornate con i motivi della tradizione.
“Occhi nuovi ci vogliono, per capire la Barbagia. Nuove ricerche che sgombrino il campo da stereotipi e pregiudizi”. È tagliente Benedetto Meloni, barbaricino di Austis e sociologo ambientale all’Università di Cagliari. La sua chiave di lettura del paesaggio è racchiusa in un corposo saggio, Famiglie di pastori (Rosenberg & Sellier, 280 pagine). 
Parco Nazionale del Golfo di Orosei - Gennargentu
mufloni o esplorare i recessi rocciosi alla ricerca di qualcuno dei tanti endemismi floristici, percorrere a piedi le silenziose codule saltando di masso in masso tra macchie e oleandri, o ricercare nei centri abitati il fascino di una cultura antica e originale sarà un'esperienza entusiasmante e indelebile.

Carnevale di Mamoiada Il carnevale di Mamoiada è uno degli eventi più celebri del folclore sardo. Le maschere tradizionali sono i Mamuthones e gli Issohadores. I primi, vestiti di pelli ovine, indossano una maschera nera di legno d'ontano o pero selvatico, dall'espressione sofferente o impassibile; sulla schiena portano "sa carriga", campanacci legati con cinghie di cuoio, mentre al collo portano delle campanelle più piccole. I campanacci, fino a non molti anni fa, venivano forniti in via amichevole da pastori che recuperavano i pezzi più malandati o li prendevano direttamente dal collo delle loro bestie. I "sonazzos" sono dotati di "limbatthas", batacchi costruiti utilizzando le ossa del femore di pecore, capre, asini o altri animali. I campanacci ancora oggi sono realizzati con grande maestria da artigiani di Tonara, centro del Mandrolisai. Gli Issohadores, invece, indossano una camicia di lino, una giubba rossa, calzoni bianchi, uno scialle femminile, a tracolla portano sonagli d'ottone e di bronzo; alcuni portano una maschera antropomorfa bianca. Le maschere fanno la loro apparizione in occasione della festa di Sant'Antonio, tra il 16 e il 17 gennaio, poi la domenica di carnevale e il martedì grasso. Durante l'ultimo giorno, il martedì grasso, si può assistere alla processione della maschera di Juvanne Martis Sero trasportata su un carretto da uomini vestiti da "zios" e "zias" che ne piangono la morte cantando sconsolatamente.
maschere dei Mamuthones e degli Issohadores. I Mamuthones si muovono in una sfilata dall'aspetto solenne, che assume le sembianze della processione religiosa e a tratti della danza. In numero di dodici, come i mesi dell'anno, vestiti di pelli ovine e col volto coperto da "sa bisera" (la maschera in legno di pero), camminano in due file parallele con un passo ritmato che fa risuonare la pesante sonagliera di campanacci sulle loro spalle. Gli Issohadores, accanto a loro, con passi e saltelli più agili, danno il ritmo e con balzi improvvisi gettano il laccio di vimini ("sa soha") sulla folla che assiste al rituale. Autunno in Barbagia è una delle occasioni che Mamoiada ha durante l'anno di mostrare ai visitatori i tesori del proprio territorio, dall'archeologia alla gastronomia, dalla musica polifonica all'immancabile sfilata dei Mamuthones.



