Nella terra dei dolmen Luras sorge in un sito intensamente frequentato già nella preistoria. Lo documentano i vari nuraghi di cui restano resti nelle vicinanze e l’esistenza di una via Nuraghe al centro del paese che, anche secondo la tradizione orale, testimonierebbe l’esistenza di un nuraghe nello stesso centro abitato: quattro dolmen nelle immediate vicinanze, poi, documentano una frequentazione del sito in epoca ancora più antica. I nuraghi del territorio sono tutti in pessimo stato di conservazione. Se ne cita qualcuno solo per completezza: Li Espi, sulla sponda sinistra del bacino del Liscia; Baddighe, in località omonima, ove si conservano anche i resti di una Tomba di giganti; Pabadalzu, in località Monte Pabadalzu; Pilèa, in località Campanadolzu, che conserva una certa imponenza anche se in gran parte crollato. Ben altro rilievo monumentale e scientifico presentano invece i dolmen, presenti in numero di quattro in una breve area all’interno e nei pressi del centro abitato, tutti ben conservati nelle loro strutture. Il più piccolo, il dolmen di Alzoledda, si trova sul pendio di una bassa collinetta granitica in un’area ormai inglobata totalmente nel tessuto urbano: la semplice struttura tombale ha forma rettangolare, con ingresso rivolto verso est, e camera di pianta rettangolare; sia le pareti laterali che quella di fondo sono costituite da un’unica lastra in granito; anche la copertura è realizzata con un unico masso piatto quadrangolare. Il dolmen di Ciuledda, a nord-est dell’abitato, posa su un bancone di roccia granitica scavato da alcune canalette naturali, forse parzialmente adattate dall’uomo, che formano un sistema di drenaggio delle acque piovane attorno al monumento: ha pianta semicircolare con pareti costituite da lastre verticali affiancate ed ingresso a sud-est; l’altezza della camera degrada dall’ingresso verso il fondo e la copertura è costituita da un’unica lastra poligonale. Durante i lavori di consolidamento di questi due dolmen, effettuati alla fine degli anni Novanta del Novecento, sono stati raccolti alcuni reperti che consentono di datare l’impianto di entrambi i monumenti alla fase più antica della “Cultura di Ozieri”, attorno al 3200 a.C.: questa datazione induce a prospettare, per l’inizio del fenomeno dolmenico in Sardegna, una data più antica di quella proposta convenzionalmente in precedenza. Una datazione più o meno analoga, anche se non suffragata da dati materiali, può essere proposta per gli altri due dolmen presenti nel territorio di Luras. Il dolmen di Billella, anch’esso di tipo semplice, ha pianta rettangolare e ingresso rivolto a nord-est; la parete di destra è costituita da un lastrone rettangolare e quella di sinistra da due massi parzialmente lavorati; il lastrone di copertura è appiattito nella superficie inferiore e lasciato al naturale in quella superiore. Il dolmen di Ladas, uno dei più grandi e monumentali della Sardegna e di tutto il Mediterraneo centrale, è invece del tipo “a corridoio”: su un pianoro roccioso cosparso a tratti da bassa macchia, a poche decine di metri da quello di Ciuledda, ha pianta rettangolare con fondo absidato ed ingresso rivolto a sud-est; l’altezza della camera degrada dall’ingresso al fondo e le pareti sono costituite da grandi lastre piatte; anche la copertura è realizzata con due grandi lastre. Intorno alla camera tombale si conserva un paramento murario costituito da lastre piatte, disposte in posizione obliqua. Non ci è dato sapere se vi sia stata continuità abitativa del sito in età romana e altomedievale. Luras è sicuramente documentata a partire dalla prima metà del Trecento in registri pisani e aragonesi, in cui compare con i nomi di Villa Lauras, Lunas e Luras. Faceva parte del giudicato di Gallura, curatoria di Gèmini, e si ritiene, stando ai tributi che pagava, che fosse un centro di media grandezza, con una consistenza demografica compresa fra i 50 e i 100 abitanti. In periodo feudale, come quasi tutto il territorio della ex-curatoria, appartenne ai Carroz, ai Maza del Liçana, ai Portugal, ai De Silva Fernandez e ai Fadriguez Fernandez, dai quali venne riscattato dallo stato sardo nel 1839. La popolazione andò via via aumentando, incrementata, si ritiene, anche dagli abitanti di alcune delle ville esistenti all’inizio del Trecento e poi misteriosamente estintesi: Siffilionis, Canahim, Agiana, Canaran e altre, anche molto distanti dall’odierno abitato. Nel censimento del 1688 Luras aveva 408 abitanti; solo dieci anni dopo, nel 1698, erano 564, 1220 nel 1751, 1357 nel 1824, 1812 nel 1861, 2497 nel 1901. L’incremento continuò per tutta la prima metà del Novecento fino a raggiungere i 3162 abitanti nel 1951, per poi iniziare a regredire lentamente. Attualmente (2007) conta 2667 abitanti.