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Emilio Lussu :: Grande scrittore e politico sardo del 900 scoprilo sul Portale Le Vie della Sardegna.

Cultura Sarda > Personalità Sarde
Emilio Lussu

Nato ad Armungia il 4 dicembre del 1890, appena laureato in giurisprudenza partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria della Brigata Sassari. Rientrato in Sardegna nel 1919, contribuisce in modo decisivo alla nascita del Partito Sardo d’Azione sull’onda della solidarietà creatasi al fronte fra i soldati sardi e della conseguente presa di coscienza politica dei reduci. Il partito si configura come un generale movimento popolare, sociale e politico di contadini e pastori, perseguendo una politica di riscatto dell’isola. Antifascista intransigente, nel 1921 è eletto per la prima volta deputato nelle file del suo partito. Dopo l’assassinio dell’onorevole Matteotti partecipa alla secessione dell’Aventino, convinto tuttavia della necessità dell’azione per rovesciare il regime fascista. Il 31 ottobre del 1926 Mussolini scampa a un attentato a Bologna: quello stesso giorno si scatenano in tutta Italia rappresaglie contro gli oppositori. A Cagliari, Lussu è aggredito in casa da un gruppo di squadristi e ne uccide uno. Arrestato, è assolto in istruttoria per legittima difesa, ma è comunque condannato da una commissione fascista a cinque anni di confino a Lipari. Nel luglio del 1929 riesce avventurosamente a fuggire e a raggiungere Parigi, dove con altri “fuoriusciti” italiani (fra cui Gaetano Salvemini e Carlo Rosselli) dà vita a Giustizia e Libertà, un movimento che si propone di rovesciare la dittatura fascista. Con l’aiuto importantissimo della moglie Joyce Salvadori, conosciuta a Ginevra, comincia il periodo della “diplomazia clandestina”: l’idea è quella di un colpo di mano per far crollare il regime fascista a partire dall’insurrezione della Sardegna. Negli anni dell’esilio si dedica intensamente anche all’attività di scrittore: tra le sue opere più importanti si segnalano in particolare Marcia su Roma e dintorni (1933) e Un anno sull’altipiano (1938).

Nell’agosto del 1943 riesce a rientrare in Italia, insediandosi nella Roma occupata dai nazisti. Aderisce alla Resistenza nelle file del Partito d’Azione, nel quale fa confluire il movimento di Giustizia e Libertà in nome della superiore esigenza di una lotta unitaria per la liberazione. Finita la guerra, è ministro dei governi Parri e De Gasperi e nel 1946 viene eletto all’Assemblea Costituente. I contrasti con la nuova dirigenza del partito sardo post-bellico lo portano a formare un nuovo gruppo che poi aderirà al Partito Socialista (con tessera retrodatata del 1919, l’anno delle grandi lotte contadine e operaie combattute in Sardegna, che lo videro fra i principali protagonisti). Il periodo da parlamentare socialista è ricco di interventi in aula e fuori, dalla difesa della Repubblica democratica e antifascista alle lotte per lo sviluppo economico e il progresso sociale della Sardegna. Nonostante un’esistenza travagliata e avventurosa che lo costringe a lunghi anni di esilio prima e di vita lontano dalla Sardegna poi, Emilio Lussu non dimentica mai la sua Armungia cui rimane legatissimo: il suo è un esempio di italiano mosso da uno spirito morale ed emotivo che parte - ritornandovi in continuazione - dal microcosmo di questo centro del Gerrei.
Muore a Roma il 5 marzo 1975.




Museo storico “Emilio e Joyce Lussu”
Museo storico “Emilio e Joyce Lussu”

Informazioni utili
Indirizzo: via Emilio Lussu - 09040 Armungia
tel. 070 9589011; fax 070 958076
Ente titolare: Comune di Armungia
Orari: da ottobre a marzo, 9.00 - 13.00 (giovedi), 9.00 - 13.00 e 15.00 - 19.00 (venerdì, sabato e domenica); da aprile a giugno, 9.00 - 13.00, 16.00 - 20.00 (giovedì, venerdì, sabato e domenica); da luglio a settembre, 10.00 – 13.00, 16.30 – 20.00 (mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica)
Biglietto: € 6,00 (intero) € 4,00 (ridotto), biglietto cumulativo per il Sistema museale (Museo Etnografico “Sa domu de is ainas”e Bottega del fabbro, Museo “Emilio e Joyce Lussu”, Nuraghe Armungia); € 3,50 (intero) € 2,50 (ridotto), Museo Etnografico “Sa domu se is ainas”e Nuraghe Armungia; € 3,50 (intero) € 2,50 (ridotto), Museo “Emilio e Joyce Lussu”e Nuraghe Armungia; € 1,00, Nuraghe Armungia. Visite guidate in italiano, inglese e francese incluse nel prezzo del biglietto.
Riduzioni per famiglie, scolaresche, gruppi pari o superiori a 15 persone, studenti fino a 25 anni, ultrasessantacinquenni. Biglietteria unica del Sistema Museale presso il Museo Etnografico “Sa domu de is ainas” (piazza Costituzione).
sito web: www.armungiamusei.it
e-mail: sistemamuseale@comune.armungia.ca.it (per prenotazioni di gruppi e scuole)



Il Museo Storico “Emilio e Joyce Lussu” ha sede all’interno della Casa del Segretario, importante edificio padronale edificato interamente in pietra tra il XIX e i primi del XX secolo e appartenuto alla famiglia Dessì. L’edificio conserva al suo interno diversi ambienti caratteristici, tra cui la piazzetta interna, oggi utilizzata per eventi e manifestazioni culturali, e la cappella privata, adibita a sala conferenze dopo il restauro.
Gli ambienti espositivi guidano il visitatore attraverso un percorso museale di particolare interesse.

Un percorso fotografico consente di ripercorrere le vicende biografiche di Emilio e Joyce Lussu.
Per quanto riguarda il primo si va dall’infanzia trascorsa ad Armungia, passando per l’esperienza drammatica della Grande Guerra, la fondazione del Partito Sardo d’Azione, la lotta antifascista, fino ad arrivare all’esperienza politica del secondo Novecento.

La Sala multimediale offre la possibilità di visionare il CD ROM "Emilio Lussu: la storia di un uomo" e i suoi contenuti: fotografie, testi di approfondimento, documenti storici digitalizzati, filmati e interviste d'epoca.

La Sala dei libri è dedicata all'approfondimento della produzione letteraria di Emilio e Joyce.
Le sale del museo ospitano inoltre alcune mostre permanenti: la mostra d’arte “Emilio Lussu: l’impegno di una vita” e la mostra fotografica “1971: Emilio, la sua casa, la sua famiglia, la sua Armungia”, del fotografo Franco Caruso. Quest’ultima testimonia, attraverso una serie di scatti inediti, il forte legame che Emilio e Joyce Lussu ebbero con persone e luoghi della comunità armungese.

Perché è importante visitarlo
L’esposizione è dedicata a due figure di grande rilievo: Emilio Lussu, leggendario combattente della Grande Guerra, leader politico, scrittore e saggista, e Joyce Salvadori, che con lui condivise la vita, gli interessi e l’amore per la piccola terra d’origine.

Servizi
Visite guidate anche in inglese e francese (comprese nel prezzo del biglietto). Sala proiezioni per laboratori didattici, saletta conferenze. Mancanza di barriere architettoniche (montascale mobile). Book-shop del Sistema Museale presso il Museo Etnografico “Sa domu de is ainas”.


Lussu Emilio Uomo politico, scrittore (Armungia 1890-Roma 1975). Militante politico, deputato al Parlamento, senatore della Repubblica.E` stato uno dei protagonisti della storia della Sardegna (ma anche dell’Italia) nel Novecento. Nato alla fine del secolo XIX in un borgo montano del Gerrei, rimasto nella sua memoria di uomo e di scrittore come il luogo dove sopravviveva una (mitica) società di pastori, cacciatori, guerrieri, la sua famiglia, sebbene di modesta ricchezza, gli fece frequentare il Liceo classico presso i Salesiani di Lanusei e la Facoltà di Giurisprudenza tra Roma e Cagliari. Laureato, dopo il servizio militare (da cui uscì col grado di sottotenente), intraprese la professione di avvocato. Ma si era già alla vigilia della prima guerra mondiale: fu – secondo un suo ricordo – uno dei più accesi interventisti cagliaritani. Scoppiato il conflitto si arruolò volontario.Combattè per gli interi quarantun mesi di guerra nella Brigata ‘‘Sassari’’, acquistando una grande reputazione tra i commilitoni per le sue eccezionali capacità di comandare e comprendere i suoi uomini. Di grande coraggio personale, terminò la guerra con due medaglie d’argento al V.M. : era il ‘‘capitano Lussu’’, figura quasi leggendaria non solo presso i suoi soldati ma anche per tutti i sardi. Nel dopoguerra fu così fra i dirigenti del movimento degli ex combattenti e, dopo il Congresso di Macomer (agosto-settembre 1920) e il Congresso di Oristano (aprile 1921), fra i fondatori e gli ideologi del Partito Sardo d’Azione. Ancora troppo giovane per poter essere candidato nella lista Elmetto degli ex combattenti alle elezioni del 1919, fu eletto in quelle del 1921 nella lista dei Quattro Mori. Nel tormentato periodo successivo, nel quale il fascismo, appena arrivato al potere, si pose il problema della forza sardista (alle elezioni il PSd’Az aveva avuto i consensi di quasi il 30% dell’elettorato), ebbe di fronte alle offerte del prefetto Gandolfo una iniziale incertezza, che si può forse attribuire al pesante carico di responsabilità che qualunque decisione avrebbe comportato (tant’è che, in un momento in cui parve, fra il febbraio e ilmarzo1923,orientarsi a favore di una qualche forma di conciliazione fra PNF e PSd’Az, si dimise da deputato). Subito dopo, duramente richiamato da Camillo Bellieni e Francesco Fancello, assunse una recisa posizione d’intransigente rifiuto, che fu fatta propria, già prima del 1924, dalle personalità più autorevoli della dirigenza sardista. Rieletto nel 1924 per la XXVII legislatura nell’esigua quota minoritaria lasciata alle opposizionidalla cosiddetta ‘‘legge Acerbo’’, dopo il delitto Matteotti partecipò all’esperienza dell’Aventino. Il 31 ottobre 1926, dopo il fallito attentato di Bologna a Mussolini, il suo studio di piazza Martiri a Cagliari fu fatto segno dell’aggressione di una squadra fascista; Lussu che si era barricato dietro le finestre, quando uno degli assalitori riuscì ad arrampicarsi sino al suo poggiolo sparò uccidendolo. Subito arrestato e portato a Buoncammino fu prosciolto in istruttoria dall’accusa di omicidio (Lussu ricorderà  spesso, nei suoi discorsi parlamentari, i tre giudici sardi che si rifiutarono di cedere alle pressioni delle autorità fasciste). Condannato a cinque anni di confino in base alle leggi ‘‘fascistissime’’ del novembre 1926 (le stesse per le quali era stato dichiarato decaduto da parlamentare), fu mandato a Lipari. Qui incontrò, nell’ambiente dei confinati, Carlo Rosselli, che da questo momento sarebbe stato un prezioso interlocutore e un coraggioso compagno di lotta. Con lui e con Francesco Fausto Nitti una sera di luglio del 1929 fuggì da Lipari con una rocambolesca impresa (un moto scafo partito dalla Francia penetrò nel porto dell’isola e prese a bordo i tre prigionieri: l’episodio ebbe una vastissima eco sulla stampa internazionale). Sbarcati a Tunisi e riparati subito in Francia, nel settembre Lusso e Rosselli, con Gaetano Salvemini, Alberto Tarchiani e Alberto Cianca, fondarono a Parigi il movimento antifascista di Giustizia e Libertà, di cui Lussu fu uno dei tre segretari. Inizia da questo momento un lungo periodo in cui Lussu fu impegnato nella propaganda antifascista (soprattutto fra i molti sardi dell’emigrazione) e nella preparazione di particolari iniziative verso l’Italia volte a far conoscere agli italiani l’esistenza d’una opposizione antifascista (il volo di Bassanesi su Milano; anche Michele Schirru lo avrebbe incontrato a Parigi prima di venire in Italia per attentare aMussolini). Nello stesso periodo dovette scontare qualche incomprensione con i compagni di lotta (arrivò a dimettersi dal Comitato centrale di Giustizia e Libertà) e affrontare due dolorose operazioni e una lunga convalescenza nel sanatorio svizzero di Clava del (Davos) per guarire dalla tubercolosi, conseguenza di una grave pleurite contratta in carcere. In quegli anni scrisse anche due libri in parte autobiografici: Marcia su Roma e dintorni, 1934, che racconta la presa del potere da parte dei fascisti in Sardegna, e soprattutto Un anno sull’Altipiano, 1938, appassionata rivisitazione dell’esperienza di guerra, un libro di alta drammaticità – un libro,è` stato detto, ‘‘contro la guerra’’, non ‘‘sulla guerra’’ – scritto in uno stile inimitabile, percorso da una severa ironia che serve a stemperare la tragicità delle situazioni e la denuncia della incompetenza dei comandanti che provocava drammi individuali e stragi di uomini. Alla vigilia dell’operazione svizzera, nel 1936, mandò a Rosselli il manoscritto di un suo libro di strategia rivoluzionaria, Teoria dell’insurrezione. Dopo l’assassinio di Rosselli divenne il leader di Giustizia e Libertà, di cui favorì la fusione con l’ARS (Alleanza Repubblicana Socialista) di Fernando Schiavetti. Intanto, agli inizi degli anni Trenta, aveva conosciuto Joyce Salvadori (presto più nota semplicemente come Joyce Lussu), che divenne subito una compagna inseparabile e che sarebbe vissuta con lui fino alla sua morte, prendendo parte, con un coraggio divenuto anch’esso leggendario, a molti episodi della vita di Lussu. A cominciare dalle esperienze resistenziali, iniziate subito dopo l’occupazione tedesca di Parigi (giugno 1940). Negli anni di guerra Lussu fu a Marsiglia per organizzare l’espatrio di ricercati antifascisti e arrivò sino a New York nel tentativo di trattare col governo degli USA (tentativo che avrebbe poi ripetuto in Inghilterra, l’una volta e l’altra senzasuccesso) la formazione di una ‘‘Legione italiana’’ che combattendo a fianco degli Alleati testimoniasse l’esistenza di un’Italia non fascista. Tornato in Italia subito dopo la caduta del fascismo, fu uno dei capi del CLN nella lunga notte di Roma. Dopo la liberazione della città (proprio quel 5 giugno 1944 nasceva il loro figlio Giovanni) fece parte dei governi Parri e De Gasperi, come ministro senza portafoglio, prima all’Assistenza postbellica e poi ai Rapporti con la Costituente. Nello stesso periodo, tornando in Sardegna nel luglio 1944 (i Discorsi del ritorno sono stati raccolti da AdrianoVargiu) riprendeva il suo posto a capo del PSd’Az, di cui realizzò l’alleanza con il Partito Italiano d’Azione – dove la sua leadership veniva rafforzata dall’alta quantità di voti sardisti di cui disponeva. Nel 1948, in occasione del drammatico confronto elettorale fra DC e Sinistre, avrebbe voluto che il PSd’Az entrasse a far parte del Fronte Democratico Popolare, in cui erano confluiti comunisti e socialisti. La sua proposta fu respinta dai capi sardisti, nella gran parte schierati suposizioni diverse da quelle rivoluzionarie e socialiste di Lussu Così al Congresso di Cagliari, svoltosi all’indomani della pesante sconfitta elettorale delle sinistre, provocò la scissione del partito, fondando con la sua frazione una nuova formazione sotto il nome di Partito Sardo d’Azione Socialista, che nel novembre dell’anno successivo sarebbe confluito nel PSI. Nello stesso 1948 (31 gennaio) l’Assemblea costituente (di cui Lussu aveva fatto parte) aveva approvato lo statuto speciale della Sardegna: Lussu aveva votato a favore, ma molto deluso sulla struttura (e i poteri) che il lungo iter dalla Consulta regionale all’approvazione definitiva aveva dato all’autonomia regionale. Nel maggio del 1946, mentre se ne elaborava lo schema, Lussu aveva chiesto al governo di estendere lo statuto siciliano alla Sardegna, ma la Consulta regionale aveva sdegnosamente respinto l’idea di quell’autonomia ‘‘regalata’’ dall’alto. Eletto senatore nel 1948, Lussu lo sarebbe stato fino al 1968, anno del suo ritiro dall’attività politica.Nel 1964 insieme ad altri parlamentari socialisti aveva dato vita al PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità proletaria).
Morì a Roma il 5 marzo 1975.

Oltre i tre libri più importanti già ricordati, Lussu è autore di numerosi scritti, interventi giornalistici e opuscoli di dibattito politico, a cominciare da La catena, pubblicato subito dopo la fuga da Lipari, a Diplomazia clandestina, 1956, sulla sua partecipazione alla Resistenza in Francia, a Sul Partito d’Azione e gli altri, 1968, sintesi polemica della sua burrascosa esperienza nel Pd’A e La difesa di Roma, pubblicato postumo a cura di Luisa Maria Plaisant. L’unica sua opera (quasi) totalmente letteraria è il racconto lungo di caccia Il cinghiale del diavolo, scritto a Parigi in un’estate di fine anni Trenta. Due antologie dei suoi scritti sono state curate dal ‘‘Collettivo Lussu’’ di Cagliari, Essere a sinistra, 1976, e da Manlio Brigaglia, Per l’Italia dall’esilio, 1976. Tra gli altri suoi scritti: Il Partito sardo d’Azione, ‘‘Il Solco’’, 1920; Polemica con Ferruccio Sorcinelli, ‘‘L’Unione sarda’’, 1921; A proposito dei ‘‘Quaderni dell’autonomia’’ di Umberto Cao, ‘‘Il Solco’’, 1921; Sul movimento autonomistico in Sardegna, ‘‘Il Solco’’, 1921; Moderazione? Sul comportamento del Partito Sardo di fronte al fascismo, ‘‘Il Solco’’, 1922; Lettera al direttorio del PSd’Az e della federazione dei combattenti, ‘‘L’Unione sarda’’, 1923; I propositi dei sardisti, ‘‘La Voce repubblicana’’, 1924; La situazione politica, ‘‘Il Solco’’, 1925; Sulla vanità dell’Aventino parlamentare, ‘‘Il Solco’’, 1925; Federalismo, ‘‘Quaderni di Giustizia e Liberta`’’, 6, 1933; Sardegna e sardismo, ‘‘Quaderni di Giustizia e Liberta`’’, 1938; Sardegna e autonomismo, ‘‘Giustizia e Liberta`’’, 1938; Sardegna, ebrei e razza italiana, ‘‘Giustizia e Libertà’’, 1938; La Costituente, ‘‘Il Solco’’, 1945; Ai Sardisti di Cagliari. Discorso, ‘‘L’Unione sarda’’, 1945;Autonomia non separatismo, ‘‘Il Solco’’, 1945; Religione e politica, ‘‘Il Solco’’, 1945; Saluto ai vecchi e ai giovani sardisti, ‘‘Il Solco’’, 1946; Chiarimenti sulla piccola, media e grande proprieta`, ‘‘Il solco’’, 1946; Lotta politica e dignita` democratica, ‘‘Il Solco’’, 1946; Referendum e voto obbligatorio, ‘‘Il Solco’’, 1946; Autonomie, ‘‘Riscossa’’, 1946;Nord eSud, ‘‘Il Solco’’, 1946; Trionfo del sardismo, ‘‘Il Solco’’, 1946; L’istruzione in Sardegna, ‘‘Il Solco’’, 1946; Il partito dei ceti medi, ‘‘Il Solco’’, 1946; Si stavameglio quando si stava peggio, ‘‘Il Solco’’, 1947; Sui ceti medi, ‘‘Il Solco’’, 1947; Il concetto autonomistico e il concetto di liberta` e di democrazia, ‘‘Il Solco’’, 1947; La vita o la morte del partito, ‘‘Riscossa sardista’’, 1948; Noi eredità politica e sociale del primo movimento dei combattenti sardi, ‘‘Riscossa sardista’’, 1948; I famosi dollari di Antonini, ‘‘Riscossa sardista’’, 1948; Unità Socialista, ‘‘Riscossa sardista’’, 1948; Operai e contadini, ‘‘Riscossa sardista’’, 1949; L’avvenire della Sardegna, ‘‘Il Ponte’’, VII, 9-10, 1951 (nello stesso fascicolo La Brigata Sassari e il Partito sardo d’Azione e Il movimento dei contadini in Sardegna dopo la I guerra mondiale); La mia prima formazione democratica, ‘‘Belfagor’’, 1952; Brigantaggio sardo, ‘‘Il Ponte’’,X, 2, 1954; Sul disegno di legge: programma straordinario per la rinascita economica e sociale della Sardegna, ‘‘Il Ponte’’, X, 2, 1954; La nascita delle regioni, ‘‘Almanacco della Sardegna’’, 1969; Lo scioglimento del PSIUP, ‘‘Mondo nuovo’’, 1972; Il cinghiale del diavolo e altri scritti, 1976; Lettere a Carlo Rosselli e altri scritti di ‘‘Giustizia e Libertà’’ (a cura di M. Brigaglia), 1979. Due volumi di Discorsi parlamentari, sono stati pubblicati dal Senato (a cura di M.Brigaglia), 1986.


La Redazione Consiglia

L'Opera di Lussu è al di fuori degli schemi tradizionali, è per questo unica nel suo genere, e racchiude in se il clima di quel periodo storico, le ferite, le illusioni di un'Italia moralmente e culturalmente viva nei vent'anni della Dittatura.
Il tema fondamentale di questo libro storico e autobiografico è "il crollo delle coscienze".

"Lussu racconta quello che ha visto dal 1919 al 1929, anno della sua avventurosa fuga da Lipari con Carlo Rosselli e Fausto Nitti: il sorgere e il dilagare del fascismo, soprattutto in Sardegna. Manovre politiche, agitazioni di piazza, figure camaleontiche di deputati e macchiette popolari testimoniano di un decennio di abbruttimento civile."


MARCIA SU ROMA E DINTORNI
di Emilio Lussu
(prima Edizione Italiana 1933)



Fuggito la sera del 27 luglio 1929 dall'isola di Lipari, con altri che poi raccontarono la stessa avventura, Emilio Lussu, riparato in Francia, pensò non molto tempo dopo a scrivere qualcosa su quella fuga, non come vicenda per se stessa importante (vi acenna ben poco), ma come epilogo di una ben più lunga e intensa vicenda pienamente vissuta in prima persona: l'avvento e il consolidarsi della dittatura. Scrisse dunque nel ' 31 il piccolo libro intitolato MARCIA SU ROMA E DINTORNI. Una sfumatura ironica è già nel titolo: si trattava di una marcia di conquista, compiuta non solamente su Roma, cioè sul centro del potere, ma anche sui <<dintorni>>, sulla Sardegna, per esempio, piccola patria dell'autore, e su tutto il resto d'Italia, dappertutto alla stessa maniera, con violenze e inganni. Il momento in cui Lussu scriveva era dei più oppressivi e tenebrosi per l'Italia: la ditattura fascista era nel pieno della sua potenza, le sue leggi eccezionali avevano imposto il silenzio e l'immobilità agli oppositori, solo pochi coraggiosi lanciavano sfide al regime venendone presto sopraffatti. Moltissimi gli esuli, moltissimi quelli in carcere o al confino. Il resto obbediente, passivo, o inserito nel successo dei trionfatori. Per questo, in quella atmosfera di un dominio destinato a durare chissà quanto, non è espressa alcuna voce di speranza nel libro del Lussu, non c'è profezia che arrida al futuro. Il Lussu racconta sommariamente i fatti degl'taliani dal ' 19 in poi, un decennio e ne spiega le ragioni, o le ragioni più evidenti e lascia che altre si chiariscano, assai facilmente da sè; il suo è tutto un racconto vivo in una prosa singolare, asciutta, di brevi proposizioni, e non c'è mai una sosta meno che fugace per un commento, una riflessione morale, ma è il timbro dell'intera narrazione fortemente morale, giacchè tutto quello che vi si svolge ha un giudice, e questo giudice è la coscienza del testimone-autore, il quale oppone se stesso, le proprie convinzioni e azioni, le forti radici del suo essere alla marea di prepotenze e insidie che avanza per travolgerlo. Benchè fondato su circostanze e persone autentiche, MARCIA SU ROMA E DINTORNI è dunque, nella sostanza, la severa rappresentazione morale di un periodo storico, piuttosto che un vero libro di storia, per il quale servirebbero analisi che il Lussu allora non pensava di affrontare, dato il fine e il tono unitario e serrato che giudicava utile a quel fine.

Franco Antonicelli



Prefazione dell'autore
Nello scrivere queste pagine, io ho voluto fissare gli avvenimenti politici del mio paese, così come personalmente li ho vissuti in questi ultimi anni. Con ciò non pretendo di scrivere la storia del fascismo: io narro solo alcuni episodi legati alla mia vita. La vita di un italiano che fece appena in tempo a terminare gli studi universitari prima della mobilitazione generale, e fu poi combattente, partecipe alla lotta politica del dopo guerra e infine - il lettore antiparlamentare non se ne adombri - deputato al Parlamento. Poichè questo libro può suscitare critiche nel campo italiano, io mi sono preoccupato di non inserirvi un solo episodio che non possa essere documentato. La sostanza dei fatti che io rievoco non può essere smentita. Questo non toglie che i giudizi che uno stesso fatto determina possano essere discordi. Chi dà un colpo di sciabola, non proverà evidentemente le stesse impressioni di chi lo riceve. Non per tanto il colpo di sciabola sarà sempre un colpo di sciabola. Il Fascismo che io descriverò è il fascismo che ho visto sorgere, progredire, affermarsi. Molti aspetti mi sono certo sfuggiti; ad altri ho probabilmente dato maggiore importanza. Ma questo è inevitabile a chi guarda con occhi di uomo di parte. Solo il tempo consentirà, forse, una critica meno soggettiva: oggi ciascuno di noi porta in sè non solo idee ma anche sopratutto passioni. Noi possiamo offrire la nostra testimonianza e le nostre impressioni: agli altri, il giudizio. Il lettore straniero seguendo le vicende che si sono svolte attorno ad un oppositore democratico, può farsi un'idea, a grandi linee intuitive, del Fascismo, dell'Antifascismo e della stessa civiltà italiana. Ma non bisogna generalizzare. Un popolo non può essere rappresentato dai contrasti di un'ora, ne la civiltà di una Nazione può essere dedotta da un frammento di secolo.

Emilio Lussu


Prefazione all'edizione in Italia.
Rileggendo "Marcia su Roma e dintorni" dopo tanti anni e con una maggiore esperienza politica, io mi accorgo che il libro è ben manchevole. Vero è che io intendevo rivolgermi prevalentemente al pubblico francese e angloamericano*, ma, anche con questa intenzione esso mi appare ugualmente manchevole. Alcuni giudizi inoltre ora mi sembrano troppo semplicistici e certamente da rivedere. Ma io lo affido al pubblico dell'Italia libera o in via d'esser libera, così com'è  uscito nella prima edizione, poichè il libro non ha mai voluto essere un'opera storica. Esso è solo un documento soggettivo su un periodo della civiltà Italiana. E i documenti soggettivi non si possono ripubblicare aggiornati, riveduti e corretti.
Roma, 31 ottobre 1944


* "Marcia su Roma e dintorni" è apparso in francese, in inglese (due edizioni: una a Londra e una a New York), in tedesco, in spagnolo e in portoghese. Un edizione italiana apparve a Parigi (Casa Editrice Critica) nel 1933 e già in essa alla prefazione era apposta la seguente nota: "Io avevo scritto il presente libro esclusivamente per l'estero, e non pensavo di farlo apparire anche in veste italiana. Il consiglio di amici mi ha indotto alla presente pubblicazione. Se avessi pensato a questo, fin da principio, certamente il lavoro avrebbe avuto un'altra forma e un'altra trama. Ora, a me manca il tempo di adattare lo scritto al pubblico italiano, così come avrei voluto. Perciò non ho portato alla presente edizione alcuna modifica, neppure alla prefazione".



Emilio Lussu Prima Guerra Mondiale, con la Brigata Sassari.
Emilio Lussu Prima Guerra Mondiale, con la Brigata Sassari.
Emilio Lussu Prima Guerra Mondiale, con la Brigata Sassari.
Emilio Lussu Prima Guerra Mondiale, con la Brigata Sassari.
 

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